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    Home»Costume e società»Biopolitica, controllo dei corpi e vita da “checche
    Costume e società

    Biopolitica, controllo dei corpi e vita da “checche

    DolsBy Dols11/06/2016Updated:11/06/2016Nessun commento6 Mins Read
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    biopolitica
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    Parlare di biopolitica è argomento di scottante attualità.
    Il termine, già adoperato a partire dagli anni Venti, diviene oggetto di un vivace dibattito filosofico in seguito all’uso che ne fa Michel Foucault a metà degli anni Settanta.

    di Nicolao Conchita

     
    Per Foucault, il passaggio dall’Ancien régime allo Stato moderno segna la nascita della biopolitica, che è politicizzazione della vita umana.
    Infatti, dal potere del sovrano di mettere a morte o lasciare in vita un suddito, si è passati al potere liberale, che avoca a sè il diritto di far vivere e lasciar morire. Esso non mette a morte, ma si incarica di presidiare, risanare ed allungare la vita dei cittadini, attribuendosi compiti di benessere, di sicurezza e di protezione.
    La politica, cominciando ad occuparsi degli aspetti, delle condizioni, dei modi in cui si svolge la vita degli individui (ormai vero affare politico), vi fa irruzione esercitando un potere improprio.
    Inizia a catalogare, selezionare, regolamentare, gestire, regolare, controllare tutto ciò che riguarda il bios dell’individuo (βίος): salute, igiene, fertilità, natalità, sessualità, mortalità.
    L’allevamento umano è accompagnato dall’imbrigliamento della corporeità e della fisicità, dalla separazione in ruoli precisi (dominio maschile, subordinazione femminile) e, soprattutto, dalla definizione di una soglia di normalità cui è bene aderire pena l’emarginazione.
    Qui comincia il controllo dei/sui corpi: l’intrusione della biopolitica-Stato in ambiti squisitamente privati.
    Accreditata (senza averne titolo) nella sua funzione di controllo dei/sui corpi, da inflessibile sorvegliante, sceglie:
    – ruolo di genere cui attenersi;
    – chi, come, quando amare (paradigma eterosessuale percepito come normale ed universale);
    – quando, come, dove e a quale prezzo abortire;
    – chi, come, dove e a quale prezzo si può ricorrere ad una procreazione assistita;
    – quando, come, dove morire.
    Definiti i contenuti, attraverso gli strumenti istituzionali con cui esercita il potere (istruzione, medicina, informazione, linguaggio, diritto e religione), ripropone tale realtà omologante.
    Espropriati dei propri corpi, annullata qualsiasi tipo di autodeterminazione, la vita degli individui viene addomesticata, ricondotta ad una vocazione patriarcale, forgiata in modo da essere funzionale ad un disegno sociale familista, eterosessuale, autoctono, con funzione produttiva e riproduttiva.
    Attenzione: non si tratta di non normalizzare una devianza, ma di patologizzare una diversità attraverso l’irreggimentazione, l’esclusione, l’abiezione.
    Disertare il proprio ruolo di genere o fare una diversa scelta, anche se libera e consapevole, può risultare una scelta rovinosa. Una integrazione che non sia accompagnata da omologazione viene condannata, incriminata, stigmatizzata, censurata con moralismo e falso perbenismo.
    Lo sganciamento della sessualità dalla riproduzione e delle identità di genere dal sesso anatomico, l’interscambiabilità dei ruoli, le tecniche riproduttive artificiali per i non coniugi eterosessuali, rappresentano un vero attentato alla struttura sociale “naturale”.
    Un corpo “fuori dalla norma”, non disposto alla mediazione, assume un’importanza nuova: rappresenta una minaccia all’assetto politico neoconservatore.
    Inoltre, per effetto di un’ingiunzione alla collaborazione attiva, dal basso v’è un’autoinvestitura del singolo al ruolo di controllore, moralizzatore, diffusore dei valori “imposti”.
    Spaventa sapere che, un sistema tette-culo-vagino centripeta, generato da una cultura machista e maschilista, sia alimentato non solo dalle pressioni di gruppi fascistoidi, clericali e reazionari, ma soprattutto da gente comune.
    Un buon lavoro di indottrinamento delle masse!
    Comportamenti omofobi, sessisti, xenofobi, discriminatori, escludenti, sono ormai naturalizzati, diffusi, radicati. Ormai assuefatti, non generano né sdegno, né disapprovazione, né condanna sociale: occulti, invisibili, irriconoscibili, inosservati, non percepiti come minaccia o attacco alla democrazia. E invece è proprio di questo che si tratta!
    Che democrazia è quella che non tiene conto delle differenze, delle minoranze e che fa dipendere da “ragioni” e non da “cause” la supremazia di un gruppo (sociale o etnico) su un altro?
    Che democrazia è quella che alle nuove forme di affettività, di relazione, di sessualità attribuisce sì pari dignità ma non eguali diritti?
    Che Stato è quello che interviene in un ambito così privato ed intimo come quello dell’autodeterminazione, vigilando su quanto accade nel perimetro del letto di ciascun cittadino, come se si trattasse di un Panopticon,?
    Che Stato è quello che, sulla base di supposte norme etiche e valoriali, impone un ordine sociale sessuato, fondamentalista, arenato alle più vetuste gerarchie di ruolo, che imprigiona le donne nel ruolo di moglie-madre?
    Che Stato è quello che decide che si è buoni genitori solo se eterosessuali, meglio se coniugati, condannando all’invisibilità altri tipi di famiglie, in egual modo felici e serene?
    Che Stato è quello che attribuisce maggiori tutele alla prole di coppie eterosessuali rispetto a quelle omosessuali? Da quale trattato scientifico si evince che l’eterosessualità è sinonimo di buona genitorialità?
    Sono da auspicare sane pratiche di resistenza attiva che prevedano la partecipazione alla dimensione pubblica di tutta la società civile per coltivare collettivamente una moderna consapevolezza individuale.
    Occorre reinventare un nuovo modo di fare politica, più rispettosa dell’autonomia, della volontà e della libertà di ciascuno, porre fine alla mortificazione della sfera squisitamente privata nei dettami pubblici. Occorre perseguire il superamento della mascolinità e femminilità concepite come categorie socialmente costruite, della teoria di genere, l’abbattimento dei luoghi comuni ma, soprattutto, ridare piena sovranità ai soggetti attraverso l’autodeterminazione, il testamento biologico, il fine vita, la sessualità matura e consenziente.
    E’ un discorso culturale che vede coinvolti rappresentanti delle istituzioni politiche e religiose, ma anche attori diversi: giuristi, linguisti, esponenti dell’informazione, dell’istruzione e della formazione, ma soprattutto la famiglia.
    La vera forma di emancipazione e ribellione passa sui nostri corpi: unica roccaforte da espugnare.
    In gioco non ci sono solo i diritti della comunità LGBTI.
    Nell’attesa di questa necessaria ri/evoluzione culturale, io e Manuela mia coniuge oltrealpe, continueremo a vivere la nostra vita da checche lesbiche (l’universo dell’omosessualità femminile è invisibile: se ne nega l’esistenza anche con l’assenza di uno slang dispregiativo ad hoc).
    Una vita familiare “diversa”, fatta di bollette da saldare, rata del mutuo da pagare, offerte e promozioni da inseguire al supermercato, biancheria da stirare, briciole sul divano da raccogliere, calzini spaiati da raccogliere in giro per casa, pietanze da preparare, compleanni ed anniversari da festeggiare, incombenze da assolvere, successi da condividere, sconfitte da metabolizzare, ambizioni, sogni, complicità, fedeltà nella buona e cattiva sorte…
    Ah, quanta diversità in una famiglia non tradizionale!

     

    “La cultura alla quale apparteniamo, come ogni altra cultura, si serve di tutti i mezzi a sua disposizione per ottenere dagli individui dei due sessi il comportamento più adeguato ai valori che le preme conservare e trasmettere. L’obiettivo dell’identificazione di un bambino col sesso cui è stato assegnato si raggiunge molto presto, e non ci sono elementi per dedurre che questo complesso fenomeno abbia radici biologiche”.
    (Elena Gianini Belotti)

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    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    Caterina Della Torre

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    Redattora del sito internet www dols.it

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    Rose di maggio Rose di maggio
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Tali atti persecutori sono annoverati tra i reati sentinella della violenza di genere che risultano tra l’altro in aumento, come evidenziato nel report relativo all’anno 2024 “8 marzo Giornata internazionale della donna”, redatto quest’anno dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale.
    https://www.dols.it/2025/05/09/david-di-donatello- https://www.dols.it/2025/05/09/david-di-donatello-2025-e-femmina/

A trionfare sono state le donne: 7 David a Vermiglio di Maura Delpero mentre L’arte della gioia di Valeria Golino e Gloria! di Margherita Vicario hanno conquistato 3 premi a testa
    Terrazzo un fiore Terrazzo un fiore
    https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gi https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gioco/

E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
    https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yok https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yoko/
C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
    “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
“ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
    Mariangela Gualtieri Mariangela  Gualtieri
    Post su Instagram 18054001580213162 Post su Instagram 18054001580213162
    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

https://www.dols.it/2025/05/04/la-statuaria-torinese-una-disputa-femminista/
    Post su Instagram 18064505543304814 Post su Instagram 18064505543304814
    https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/ Ti sei https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/

Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
    Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno di sottomettere l’altro prevale sul desiderio di incontrarlo. L’essere umano, illuso di essere superiore, continua a esercitare la sua necessità di dominio, dimenticando il significato profondo di parole come umiltà, equità, umanità, uguaglianza. E proprio perché questi valori sono diventati rari, siamo costretti a ribadirli, a insegnarli, a difenderli.
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