Iniziano a Parma le celebrazioni per Maria Luigia d’Austria, che resse fino al 1847 uno degli stati preunitari italiani. Gli appuntamenti in città e una riflessione sulla sua storia.
Quest’anno a Parma si ricorderà Maria Luigia, duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla, che per quattro anni, dal 1810 al 1814 fu Regina d’Italia, precedendo di molti anni Margherita di Savoia, ben più presente nella cultura popolare italiana, cui abbiamo dedicato mesi fa una riflessione.
Lo sfortunato “Re di Roma”, il figlio di Bonaparte che non riuscì mai a succedergli, era il primogenito di Maria Luigia, che esattamente duecento anni fa, faceva il suo ingresso nel Ducato di Parma, grazie alle trattative di Metternich, il famoso ministro della Casa d’Asburgo-Lorena, in cui era nata con il nome di Maria Luisa Leopoldina Francesca Teresa Giuseppa Lucia. E Parma si prepara, a partire dal 16 c. m. a celebrarne la figura, presso il museo a lei intitolato e in molti altri luoghi legati alla sua memoria.
A Maria Luigia si devono infatti importanti istituzioni culturali che oggi sono il Conservatorio, la Galleria Nazionale, la Biblioteca, e non ultimo il Teatro Regio, che l’Arciduchessa d’Austria ha voluto edificare in una città che già conservava lo straordinario teatro Farnese. L’ampia tela che chiudeva il boccascena nel teatro voluto da Maria Luigia, la raffigurava in veste di dea protettrice delle arti. E dei rapporti fra Maria Luigia e l’Opera, è testimonianza il piccolo, delizioso museo all’interno della Casa della Musica, che il comune di Parma dedica alla sua straordinaria tradizione musicale. Alla Duchessa sono legati I lombardi alla prima crociata di Verdi e Zaira di Bellini, opera che inaugurò il teatro.
Le celebrazioni luigiane avranno inizio con l’inaugurazione della mostra Parma 1816 dal ministro Magawly alla duchessa Maria Luigia, e proseguiranno con numerose esposizioni e una serie di iniziative, riportate dal sito del comune.
Nel mese di aprile e maggio presso la Casa della musica di Parma si terranno anche i concerti delle Schubertiadi, alla XIV edizione, e se siete appassionate e appassionati di musica potrete vedere anche la scrivania e il pianoforte di Arturo Toscanini, conservato nella Casa museo a lui dedicata, e la tomba di Paganini.
Tappa fondamentale di queste giornate sarà la visita al museo della Fondazione Glauco Lombardi dedicato alla duchessa: lì si conservano il quaderno degli acquerelli, il pesante bracciale intrecciato con le ciocche dei suoi capelli, il medaglione con l’effigie dell’amatissimo secondo marito – davvero un bell’uomo a giudicare dal ritratto – l’anello con il monogramma, che ancora oggi è sulle vetrine di una catena di profumerie a lei intitolata, i lavori di ricamo e il cestino da lavoro, lasciato in eredità alla figlia Albertina Montenuovo, cognome attribuito ex novo alla discendente di un matrimonio morganatico inviso alla casa reale d’Austria. Fra le opere del museo c’è anche un ritratto di Albertina, e, commoventi testimonianze di un rapporto filiale sempre affettuoso, le lettere che Maria Luigia le scrisse dal 1823 al 1833.
Nella sala più imponente si conserva il pianoforte di Maria Luigia, costruito appositamente per lei, uno Johann Schanz del 1825 oggi ancora perfettamente funzionante! Per ascoltarne la voce vi segnaliamo, domenica 17 aprile, ore 16.00, l’esecuzione di una cantata composta per l’arrivo della duchessa da Ferdinando Simonis, che sarà eseguita nel corso del Concerto Romanze e galanterie. Il salotto alla moda di Maria Luigia da Tania Bussi (soprano), Paola del Giudice (fortepiano) e Lorenzo Montenz (arpa) e domenica 8 maggio, alla stessa ora, un concerto di brani per pianoforte a quattro mani.
Al museo potrete vedere un acquerello di Paolo Toschi che ritrae Maria Luigia, ispirata e diafana, mentre suona il suo strumento e, nella sala dorata, gli occhi rubelli della bastardella. Così era soprannominata la cantante Lucrezia Agujari, virtuosa di canto di cui sono rimaste illustri testimonianze: fu citata con ammirazione e meraviglia, in una lettera, da Mozart che si sorprendeva dell’enorme estensione della sua voce. Sposò Giuseppe Colla (1717 – 1806), uno dei musicisti di Parma, che diede i natali anche a Ferdinando Paër, maestro di musica di Maria Luigia, di cui potrete vedere un ritratto eseguito da Gérard, autore di un meraviglioso dipinto di
Madame Juliette Récamier, amica di Madame de Stael e di Chateaubriand.
Ma forse il ritratto della Bastardella non è neppure il suo. Come apprendiamo dal sito del museo, dal confronto con un’immagine di Agujari conservata presso il Conservatorio di Parma, sussiste l’ipotesi che si tratti di Caterina Gabrielli, detta la Coghetta, altra cantante di cui ci ha parlato in modo lusinghiero Pietro Metastasio.
Agujari e Gabrielli furono due dive. Idolatrate come Madonna o Adele, della loro arte, non è rimasta alcuna testimonianza viva. Di molte musiciste, a volte straordinarie, resta molto poco. Presso la Casa del suono di Parma, potrete seguire, attraverso vari reperti, il percorso che ci ha portato a poter conservare fedeli registrazioni delle espressioni musicali che non possono prescindere dal fuggevole momento dell’esecuzione.
Una stampa di Moret, sempre al museo Lombardi, non è meno interessante… qui Maria Luigia è svenevolmente rappresentata come madre, musicista e pittrice insieme. Si tratta di una stampa propagandistica, realizzata per celebrare l’imminente nascita dell’erede di Napoleone, che accompagna una composizione per canto e fortepiano composta da Joseph Denis Doche (1766 – 1825). Si chiama Heureux pressentiment, ecco è proprio di questo che vi vogliamo parlare. Delle molte immagini di Maria Luigia, che ne nascondono il vero carattere, la storia, il dramma.
C’è ancora chi pensa che una principessa sia da ammirare e in fondo da invidiare? Pensate a questo: per ben due volte, nel 1805 e nel 1809, Maria Luigia era stata costretta a scappare di casa sotto la minaccia dell’uomo che fu costretta a sposare, Napoleone, il nome che affibbiava sempre al “cattivo” nei suoi giochi di bambina. Quando gli fu data in moglie, fu proprio come essere costretta a sposare… il Babau.
A Maria Luigia fu concesso di regnare su Parma – a una principessa d’Austria si doveva una decorosa sistemazione – ma non di dare vita a una dinastia. Ai suoi eredi non è stato concesso, per ragioni di opportunità politica, di succederle alla guida del Ducato. In ogni momento della sua vita ha dovuto piegarsi alla volontà di uomini che determinarono il suo destino. Metternich, certo, ma anche suo padre, Francesco I d’Austria, che mai si è commosso per la sua sorte di fronte alla ragione di stato e Napoleone, l’uomo che l’aveva scelta non per passione, ma per ragioni dinastiche, lascando Josephine de Beauharnais una donna amatissima che, diciamolo pure, con il suo fascino e il costosissimo guardaroba, ha attirato su di sé molte più simpatie dell’Arciduchessa sua seconda moglie. Mai particolarmente amata – in Francia era l’Autrichienne, proprio come la sua prozia Maria Antonietta finita sulla ghigliottina – una volta capitolato Napoleone, fu tenuta all’angolo per il timore che divenisse simbolo, certamente suo malgrado, della rivalsa bonapartista e considerata un semplice strumento della dominazione austriaca nella Penisola.
Questa potrebbe essere una chiave di lettura per comprendere la figura di Maria Luigia: la buona Duchessa, la protettrice delle arti, la donna politica nota per il governo illuminato, certo, ma anche la donna costretta a patteggiare per qualunque cosa oggi consideriamo come un banale diritto. Sottomessa e insieme ribelle alle imposizioni più odiose, perfetta incarnazione del personaggio che gli uomini vollero che fosse, ma sempre tesa a sfuggire dagli obblighi che la dinastia e il momento storico le imposero con durezza.
Lo storico Franz Herr, autore di una biografia non recente di Maria Luigia, ne ha ben sottolineato il dramma umano, affermando che Maria Luigia trovò a Parma finalmente il ruolo e il modo per agire autonomamente, di propria iniziativa. Ma la sovranità, attribuitale dal padre e dai potenti europei, dové pesantemente scontare i limiti della scarsità di istruzione, autonomia e potere delle donne della sua generazione, pur di altissimi natali. Una disperata ricerca di autonomia che attraversa ancora oggi la vita di tante donne, che in Maria Luigia si espresse soprattutto nel suo desiderio di amare ed essere amata per se stessa e attraverso i legami affettivi che, donna finalmente padrona di se stessa per quanto possibile, si costruì con forza. E che scontò con le più meschine calunnie e i sospetti sulla sua vita intima di donna e madre.
La duchessa di Parma, avatar delle tradizionali virtù muliebri più desiderabili per le donne dell’alta aristocrazia, fu sempre indomita ricercatrice della propria libertà di donna. Riflettiamo sulla condizione esistenziale delle donne della storia e sulla strenue lotta che fu loro necessaria per la propria autoaffermazione. E dedichiamo le violette che sbocciano in questa primavera alla comune ricerca di autodeterminazione e libertà.