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    Home»Pari opportunità»Parità di genere»Ministra suona male? Perché non siamo abituati
    Parità di genere

    Ministra suona male? Perché non siamo abituati

    Antonella GramignaBy Antonella Gramigna09/03/2016Updated:09/03/20162 commenti2 Mins Read
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    donne_linguaggioi
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    Può il sessismo linguistico avere il potere del discrimine ?

    Molte donne dicono di sì. E proprio da Associazioni di donne e da progetti condivisi con il mondo delle istituzioni sono nate riflessioni e proposte per superare le discriminazioni e permettere così di valorizzare, come giusto, le figure femminili. “Per prima cosa occorre nominarle per ciò che sono, fuori da ogni stereotipo e da ogni giudizio più o meno implicito” questo si legge in qualche relazione di riferimento. Si può capire meglio di cosa si parla attraverso “ Vocabolaria ” , un progetto che ho scoperto in rete, che vuole contribuire a superare il sessismo linguistico. “Com’è noto da oltre trent’anni di studi, il sessismo linguistico alimenta forme di discriminazione sociale, cancellazione culturale e violenza contro le donne.” si legge sul sito.

    Vocabolaria si rifà al principio che l’italiano è una lingua che prevede il genere grammaticale maschile e femminile. Ma è d’uso da sempre appellare con “il ministro” o “il presidente” anche quando si tratta di donne. Perché non declinare correttamente al femminile “la ministra” e “la presidente”? Suona male, dicono. Sapete perché suona male ? Perché si sente poco. Probabilmente quando verrà maggiormente usato entrerà nel gergo comune e l’orecchio si adatterà. Si potrebbe iniziare dal promuovere l’uso regolare del genere grammaticale in ogni luogo, dalla famiglia alla scuola, nei luoghi di lavoro, per poter ottenere nel tempo il cambiamento anche nel linguaggio.
    Le lingue possono cambiare per adattarsi all’ambiente. Solo da poco, ad esempio, ci sono ministre, quindi ovvio che mancasse il termine declinato al femminile, ma adesso ci sono, ed è corretto che la lingua italiana si adatti. Molto spesso lo stereotipo del termine maschile adattato al ruolo, magari con il termine ” donna” davanti, ad es. Ingegnere donna, mette ancor di più in luce la differenza. Perché al professionista uomo non si applica il distinguo di genere!?
    Un nome al maschile, diciamocelo, ci crea inevitabilmente un’immagine maschile. Ingegnere è maschio. Ministro è maschio. Dottore è maschio.Sostengono che il maschile sia neutro, non è così perché si riferisce ad un uomo. Se vogliamo l’eguaglianza, ma nel valore della differenza, occorre sovvertire proprio gli stereotipi, a partire dai canoni linguistici.
    Si legge una notizia : “Il Guardian ha scelto il suo primo direttore donna: Katharine Viner.”
    Una bella notizia di per sè, però se avesse scritto Direttrice non sarebbe stato meglio?

    ministra
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    Antonella Gramigna

    Antonella Gramigna, classe 1956, marchigiana di nascita ma toscana da sempre, abito a Pistoia. Laurea in Comunicazione, Master in Orientamento e Promozione della salute, Corso regione Toscana sulla Partecipazione. Mi occupo di informazione, comunicazione istituzionale e politica, ma soprattutto nel campo della salute e corretti stili di vita.Sono Cons. nazionale di Associazione di cultura e politica Litaliaintesta Membro di “ The Nanyuki Furaha Foundation” , Kenya .Coordinatrice gruppo regionale toscano “ Stili di vita” Stati generali delle Donne. Free lance su varie testate tra le quali : Psychomedia, Affaritaliani ( Rubrica Tuttasalute), QS ( quotidiano sanità), redattrice Gazzetta di Pistoia & Provincia, La Voce di New York

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    2 commenti

    1. Nicoletta De Simone on 28/08/2016 16:40

      Ciao cara, certamente, non siamo abituate. Si vede bene che anche tu non sei abituata, appunto.
      Prova a scrivere, almeno in un titolo così… abituate invece che abituati.
      Ce l’ha per caso ordinato il padreterno in persona di generalizzare al maschile? Non sarà il caso che noi donne, prima ancora di ministra, diciamo: non siamo abituate… ??? i maschi sono sottintesi, naturalmente, come lo siamo state noi per millenni.
      Rifletti… è un “vezzo” che usiamo ancora tremila volte al giorno, ed è molto più diffuso di ministra.
      Grazie… 🙂
      Nicoletta

      Reply
      • caterina-torre-hp
        Caterina Della Torre on 28/08/2016 16:45

        cambiamo anche la lingua italiana allora

        Reply
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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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