Quel preconcetto estetico
Non è un periodo positivo per il genere femminile.
Lo possiamo affermare sulla base della conta delle donne ammazzate ma anche per molto altro.
Se ci eravamo illuse che il nuovo secolo potesse mettere nel dimenticatoio, oggi si dice “rottamare”, le battaglie delle donne del ‘900 (che poi è ieri) perché datate e superate da nuovi comportamenti sociali, culturali e politici, beh, ci siamo sbagliate nonostante che uno studio americano dimostri che fra le parole più invise ci sono “femminismo” e “femminista”.
E’ infatti un luogo comune, un comodo luogo comune, definire “femminista” tutto ciò che si muove in difesa del genere femminile.
Le donne non sono più femministe ma solo donne che continuano la loro battaglia in difesa di ogni diritto in una società realmente paritaria e legalitaria. E se in una battaglia si ravvisa lo scontro con un nemico, vediamo bene chi sono i loro nemici: tutti quegli uomini, padri, mariti, amanti, persecutori che le uccidono, le stuprano o le sfigurano. Sono ancora quei sistemi politici che non se ne fanno carico, che non ravvedono in questo la necessità d’intervenire con leggi più severe e mirate. Sono ancora quei governi o quelle religioni che ne ammettono la fustigazione, la vendita o l’uccisione in rispetto di antiche usanze.
Nemico è l’uso indiscriminato che di esse e delle loro vite ne fanno i media.
Sia che ne raccontino le storie sia che le mettano come simboli impropri per reclamizzare prodotti di comune consumo.
Esistono trasmissioni dedicate ai loro omicidi, che mettono impietosamente il bulino nelle piaghe di vite sofferte, di tradimenti subiti, di menti deboli. Si scava nel loro passato indulgendo morbosamente e ingenerosamente su faccende private di cui la vittima ha sofferto in vita.
Si mostrano immagini senza dignità. Colpevoli di non essere state fedeli, morigerate o solo ingenue e credulone. Malafemmina o cretina!
Le altre, quelle che mostrano le “tette e il culo”, le “puttane”, le “prostitute” meritano tutto, naturalmente perché facendo del proprio corpo un uso sconsiderato e di business non hanno diritto alla pietà; uccidetele pure legate ad un cancello, profanate da un tronco nella parte dove si deve solo partorire. E i media sono ben contenti di servirsene per la vendita di una copia in più o per un punto in più di share. Belle e brutte. Destini incrociati e destini diversi. Alessandra Moretti, eurodeputata, che a suo e altrui dire, appartiene alle belle, pare avere capito tutto del mondo, meno della fortuna che la bacia, ammettendo quanto conti la bellezza in politica ha dichiarato che “Io, la Boschi, la Madia, abbiamo uno stile ‘Lady Like’: dobbiamo e vogliamo essere belle, brave, intelligenti ed eleganti”. Ricorda Amy di “Piccole donne”, lettura di ogni giovane ragazza. Non risparmiando la sorella Jo, un maschiaccio come la Bindi della quale afferma “ Lo stile della Bindi? Era più austero, mortificava la bellezza, la capacità di mostrare un volto piacente, per fortuna era diverso dal nostro: ma si sa, i tempi sono cambiati”. Care donne che non eravate belle ma che tanto avete fatto per le altre, anche per la Moretti, non rivoltatevi nella tomba. Voi non avevate tempo, soldi e stile di vita che consentisse quello che la Moretti suggerisce, di “Non voler acquisire lo stile maschile di fare politica, ma di voler esser donna, con quella cura di me stessa e quella voglia di essere sempre a posto è un quid in più”. Invece di usare le ricette della nonna, uniche a disposizione, avreste dovuto andare “Io vado dall’estetista ogni settimana: cosa faccio? Ogni cosa, le meches, la tinta…vado a correre. Accompagno i miei figli di corsa, loro in bici io di corsa”. Invece avete fatto battaglie, guerre, vi siete rimboccate le maniche, avete contato figli morti, avete lottato per votare ecc.
Cosa vuol dire bellezza? E’ solo quella che appare o non piuttosto e soprattutto quella morale, interiore e spirituale. Serve l’uso di regole codificate o quelle del sentimento, della percezione, della sensibilità? Bellezza è anche cultura della persona, del valore di un corpo e un’anima, qualunque sia il genere, l’età e la provenienza che merita il rispetto dell’esistere. Se così fosse stato, probabilmente, non dovremmo leggere oggi della morte (fino prova contraria) di una ragazzina di 16 anni suicida perché perseguitata dal bullismo dei compagni. Non apparteneva ai canoni delle veline, delle show girls ma era solo un’adolescente in cerca di sé. Costretta a confrontarsi con modelli di bellezza vincente per realizzarsi nella vita; forse non si sentiva abbastanza femminile per ottenere consenso e approvazione maschile. Non potrà mai dircelo e gli altri continueranno a fare illazioni, ribadendo in questo modo che chi è grasso e brutto è perdente e chi è bella è vincente.
Non credo che si debba fare di tutta l’erba un fascio. Non credo che tutte le donne politiche avrebbero usato le parole della sig.ra Moretti; non lo hanno fatto neanche le politiche del governo precedente, che pure di belle ne aveva. Non credo nemmeno che tutte le donne che si vedono brutte arrivino a non amarsi come la povera Martina Di Giacco, per ricordare che è esistita, comunque. Solo ne prendiamo atto.