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    Dol's Magazine
    Home»Pari opportunità»Nelle scuole, con ragazze e ragazzi
    Pari opportunità

    Nelle scuole, con ragazze e ragazzi

    DolsBy Dols08/02/2013Updated:20/06/2014Nessun commento8 Mins Read
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    da 27esimaOra

    di Cristina Obber

    ….parlando di amore, sesso, violenza

    Ospitiamo Cristina Obber, autrice di Non lo faccio più, La violenza di genere raccontata da chi la subisce e da chi la infligge. Il libro è uscito in autunno e, nel frattempo, è diventato un sito, o meglio un luogo dove raccontare di violenza, di relazioni, di paure e d’amore. E un progetto con i ragazzi delle scuole superiori. Nato come «momento di ribellione all’impotenza» di Cristina, sta diventando un progetto di formazione al futuro.

    Ho visto più di mille studenti negli ultimi mesi. I giovani non sono un’entità omogenea, come non lo siamo noi adulti, come non lo sono le famiglie da cui provengono. Il microfono gira, parlano loro.

    La partecipazione è molto attiva ed escono domande e considerazioni che rivelano interesse e un modo di approcciarsi alla vita tutt’altro che passivo. Si percepisce che gli stereotipi di genere regolano molte delle loro relazioni, ma anche che fremono per liberarsene. Si sentono cose che odorano di muffa rifiorita, cose che per chi come me era ragazza negli anni ’80 sembrano uscite dai documentari che Pasolini girava sulle spiagge di un’Italia in bianco e nero.

    Le ragazze si sentono addosso il dito puntato se hanno più relazioni brevi anziché un rapporto duraturo, soffrono del fatto che al maschio invece la virilità venga riconosciuta proprio attraverso una libertà sessuale a loro negata.

    Alcune dicono che nella coppia ci si adatta a fare quello che vuole lui, dalle piccole alle grandi cose. E prevale quella che Lea Melandri definisce la “missione salvifica delle donne”. Un gruppo di ragazze, sollecitate da un’ipotesi di violenza da parte del proprio ragazzo, mi hanno detto che non lo lascerebbero, che cercherebbero di capire perché l’ha fatto, che “L’amore non se ne va all’improvviso!”.

    Fa male sentire giovani donne che sembrano rassegnate a soffrire, ad avere pazienza, a cercare di prendersi cura di un compagno come di un figlio, ma rincuora che nel contempo siano esse stesse ad essere critiche su questo ruolo che indossano come un abito, non vissuto ma subito. Hanno bisogno di credere che le cose possano cambiare.

    Anche i maschi sembrano ingabbiati in ruoli da recitare, in ansia per avere una ragazza, anzi, per poter dire di averla, in difficoltà a gestire la rabbia, a misurare i confini dell’altro e del corpo dell’altro.

    Alcuni sembrano pronti a rapporti costruttivi, ad assumersi e godere anche un ruolo di cura nella propria vita, ma in altri si percepiscono fragilità profonde e un’inconsapevolezza preoccupante su cosa sia la sessualità, vissuta come azione dovuta, come “Una cosa che si fa”, anziché come occasione di scoperta di sé e dell’altro.

    In un istituto tecnico Alessio Miceli (ass. Maschile Plurale) ha letto una pagina del libro in cui Marco racconta di come e perché ha fatto violenza su una ragazza di 15 anni. Ha chiesto ai ragazzi di cercare parti di sé in quella visione del corpo delle donne, un corpo senza testa e senza parola. Di dimenticare le cose buone da dire e di guardarsi dentro. Un ragazzo ha detto che nel gruppo è difficile tirarsi indietro, anche in una cosa orribile come lo stupro, che “Sai che è sbagliata, che fa schifo, ma in gruppo potresti fare qualsiasi cosa”. Perché “Se non hai un carattere forte non riesci a tirarti indietro”.

    Si apprezza la sincerità, ma spaventa questa accettazione della possibilità di agire una violenza così cruenta. E’ un “Può accadere” che va demolito con urgenza!

    In un liceo due ragazzi mi hanno detto che se una ragazza accetta di essere accompagnata a casa e poi non ci sta, “E’un inganno”. E se mi inganni “Non ti puoi lamentare se ti insulto”, perché te lo meriti, perché “E’ logico!”, perché è così che si fa. Perché si scopa per divertirsi, “Mica siamo sposati che c’è l’amore”, “Mica puoi farti sempre e solo le canne”!

    Come se la ragazza che si sottrae al copione passaggio=scopare fosse il carnefice, che ti tenta e poi ti toglie il boccone di bocca. Fa inorridire, ma chi ha trasmesso loro questo copione?

    C’è anche chi rovescia questa immagine disarmante:

    In un istituto commerciale stavamo parlando del piacere sessuale che nella violenza di genere ha origine nell’esercizio del potere sulla vittima e che viene meno nello scambio denaro-sesso con una prostituta. “Non è vero!, ha esclamato un ragazzo cercando il microfono, e ha proseguito spiegando che l’80 per cento delle prostitute è vittima di stupro prima di essere inserita nel circuito dello sfruttamento e che dunque andare con una prostituta significa rendersi complici della violenza cui è sottoposta”.

    Sarà un caso che in quella scuola alcune insegnanti si occupino da anni di violenza di genere? Forse no. Forse nella scuola si dovrebbero affrontare queste discussioni non su iniziativa di qualche singolo insegnante ma istituendo percorsi di studi che permettano ai ragazzi di acquisire conoscenza e consapevolezza di sé.

    Ho letto che il padre di Francesco Tuccia ha dichiarato “Ancora mi chiedo perché tutto questo è accaduto a mio figlio”. Avrebbe dovuto dire “Ancora mi chiedo come mio figlio possa aver fatto accadere tutto questo”. Cercare di comprendere il sentire maschile non significa ribaltare le responsabilità né confonderle. Quegli anni che aspettano Francesco in carcere gli dovranno servire per ricominciare dal suo agito ad interrogarsi e ricostruirsi, non a chiedersi di chi è la colpa, perché la colpa di quella violenza è sua. Mi auguro che in questo percorso i suoi genitori sappiano accompagnarlo.

    E con loro le istituzioni, che sulla rieducazione dei soggetti violenti devono intervenire, per non restituirci gli uomini dal carcere come da un freezer, semplicemente intatti o peggio, incattiviti, con le donne e col mondo che li ha rinchiusi. I progetti rieducativi ci sono, manca la volontà della politica di assumersi le proprie responsabilità.

    Nelle scuole si respira la sfiducia nelle istituzioni. Nelle forze dell’ordine, nella giustizia, sono gli stessi ragazzi ad invocare pene più severe. Chiedono perché chi compie reati non venga punito. Una ragazza di 18 anni, parlando di femminicidio, mi ha detto

    “Se hai un ragazzo violento devi cercare di sopportare e farlo staccare piano piano perché lo stato non c’è, perchè se denunci -con i tempi della giustizia- quello si incazza e fa in tempo a farti chissàcchè!”.

    I ragazzi dicono “Lo Stato ci sta togliendo tutto, il lavoro, la scuola, la giustizia!”. Quando parliamo di informazione, media, quando sveliamo cifre e modalità della violenza, si sentono ingannati, e hanno ragione. Grazie ai media (che poco approfondiscono ma che invece con l’utilizzo di terminologie inappropriate cementificano gli stereotipi di genere anche nelle notizie di stupro e femminicidio) la loro percezione dello stupro è molto lontana dalla realtà. Per la maggior parte di loro i casi di stupro sono pochi e per lo più ad opera di stranieri.

    I giovani hanno bisogno di onestà!

    In una scuola una ragazza mi ha chiesto: “Ma ormai che possiamo fare?” Ho risposto che devono e dobbiamo abolire la parola ORMAI dal vocabolario. Che ORMAI rappresenta l’alibi/fregatura per rimanere immobili, per non riconoscere in se stessi il dovere/potere di fare la propria parte sia nel proprio privato che a scuola, in fabbrica, in ufficio. E da subito. Propongo sempre la parola NONOSTANTE, presa a prestito dal libro di Mario Calabresi Cosa tiene accese le stelle. E questa sostituzione attribuisce responsabilità e restituisce speranza.

    I giovani sono pronti. Dobbiamo solo dare spazio al loro impulso di liberazione. Dare loro fiducia, non solo a parole. Ci sono ragazzi e ragazze che hanno preso consapevolezza della loro possibilità e della loro capacità di farsi soggetti attivi nel cambiamento. Dobbiamo affidarci a loro.

    Come Beatrice Serini, 22 anni (dell’associazione Non è colpa di Pandora), che mi accompagna nelle scuole milanesi. In un liceo, dove le studentesse ci hanno invitato ad un’assemblea autogestita, mentre Beatrice leggeva la storia di Veronica, in quella palestra affollata, tutti seduta a terra, c’era un silenzio assoluto; e mentre Beatrice/Veronica spiegava perché non ha denunciato la violenza, perché si sentiva in colpa, perché vorrebbe oggi prendere per mano quella ragazza confusa e sola che era e farsi visitare, avevo i brividi anche io.

    Negli incontri in Veneto ci saranno con me Alberto Irone, 21 anni e Anna Azzalin, 20, della Rete Studenti medi del Veneto (che con l’UDI Padova, Venezia e Verona hanno promosso la campagna “Femminicidio: mettici la faccia”). Sono giovani che parlano ai giovani, di relazioni, di lavoro e di futuro. La consapevolezza significa possibilità di scelta. Solo con la discussione i ragazzi possono dare non solo un nome alle cose che ascoltano dall’esterno, ma anche a ciò che incontrano nei propri pensieri, ai propri sentimenti e alle proprie emozioni.

    Sentirli parlare di questo tra loro, maschi e femmine insieme, è bellissimo.

    formazione prevenzione racconti di esperienze Ragazzi stereotipi storie di violenza
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    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    https://www.dols.it/2025/05/14/la-trama-fenicia A https://www.dols.it/2025/05/14/la-trama-fenicia

Aspettiamo con ansia l’imminente uscita del La trama fenicia del mitico texano.

La trama fenicia (The Phoenician Scheme) è il 13* film diretto da Wes Anderson, 56 anni, e da lui scritto con il 60enne Roman Coppola, segnando così la loro sesta collaborazione.
    Rose rosse per me Rose rosse per me
    Storia di Kechic una sartoria e un marchio di abbi Storia di Kechic una sartoria e un marchio di abbigliamento italo africano. Nasce dall’incontro tra Valeria Zanoni e Cheikh Diattara Lui senegalese e sarto, lei italiana ed esperta di comunicazione. Prende origine da questa amicizia, dalla voglia di creare qualcosa di bello insieme e di condividerlo.

https://www.dols.it/2025/05/09/amici-di-ago-e-filo/
    di Eugenio Alberti Schatz L’8 maggio si è inau di Eugenio Alberti Schatz

L’8 maggio si è inaugurata al Museo di Arte Occidentale e Orientale la mostra di Анна Голубовская (Anna Golubovskaja dal titolo Punti di attrazione (2022-2025).

https://www.dols.it/2025/05/11/punti-di-attrazione-di-anna-golubovskaja/
    Dicono di TE …. Ti sei divertita con “I nomi Dicono di TE ….

Ti sei divertita con “I nomi da Indiani”? Hai creato la tua tribù e inventato la leggenda sull’origine del tuo nome? Per costruire il tuo nome sei ricorsa a ciò che dicono gli altri per identificarti quando non ti conoscono se non superficialmente. Hai usato le similitudini che vengono in mente pensando a te.

Ora fai un passo avanti e segui i suggerimenti per una nuova scrittura “metaforica”!
https://www.dols.it/2025/05/12/te-metaforico/
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    Rose di maggio Rose di maggio
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Tali atti persecutori sono annoverati tra i reati sentinella della violenza di genere che risultano tra l’altro in aumento, come evidenziato nel report relativo all’anno 2024 “8 marzo Giornata internazionale della donna”, redatto quest’anno dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale.
    https://www.dols.it/2025/05/09/david-di-donatello- https://www.dols.it/2025/05/09/david-di-donatello-2025-e-femmina/

A trionfare sono state le donne: 7 David a Vermiglio di Maura Delpero mentre L’arte della gioia di Valeria Golino e Gloria! di Margherita Vicario hanno conquistato 3 premi a testa
    Terrazzo un fiore Terrazzo un fiore
    https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gi https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gioco/

E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
    https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yok https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yoko/
C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
    “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
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    Mariangela Gualtieri Mariangela  Gualtieri
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    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

https://www.dols.it/2025/05/04/la-statuaria-torinese-una-disputa-femminista/
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    https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/ Ti sei https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/

Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
    Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno di sottomettere l’altro prevale sul desiderio di incontrarlo. L’essere umano, illuso di essere superiore, continua a esercitare la sua necessità di dominio, dimenticando il significato profondo di parole come umiltà, equità, umanità, uguaglianza. E proprio perché questi valori sono diventati rari, siamo costretti a ribadirli, a insegnarli, a difenderli.
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