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    Home»I racconti di dols»Mia di S. Togneri»Mia – settima parte
    Mia di S. Togneri

    Mia – settima parte

    DolsBy Dols18/12/2012Updated:19/12/2012Nessun commento4 Mins Read
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    di Simone Togneri

    precedente

    La telefonata arriva di pomeriggio. Mia è sola in casa, sua madre è uscita per comprarsi da bere. Quella telefonata. La seconda dopo anni di silenzio. Quella telefonata che, come le prima, non sarebbe mai dovuta arrivare. Mia non risponde mai al telefono, ché tanto non è mai per lei. Lascia che sia sua madre a rispondere con la voce impastata dall’alcol. Di solito è la nonna, che le chiede come sta. Telefonare è l’unica cosa che si concede. E comunque, di Mia non chiede mai. E’ come se non esistesse. Mia non ricorda quando è venuta a trovarle l’ultima volta. Forse era ancora vivo il nonno. Se non è la nonna che chiama, è qualche amica della mamma, le poche rimaste. Le amiche della mamma sono noiose, perché la usano solo per sfogarsi, perché ci sono dei momenti in cui lei non riesce nemmeno a parlare e allora loro se ne approfittano e le riversano addosso tutti i problemi. Così dopo si sentono meglio e possono tornare alle loro faccende. La madre di Mia assorbe tutto come una spugna, e come una spugna si attacca alla bottiglia per alleviare sia i suoi, sia i problemi delle sue amiche.

    Mia pensa che al telefono sia una di queste due possibilità e non vorrebbe rispondere. Poi pensa che potrebbe anche essere sua madre, che ha bisogno di aiuto. O magari qualcuno che chiama per lei. Non sarebbe la prima volta. Due mesi prima Mia era dovuta andare a riprendersi la madre al pronto soccorso. Era inciampata nello scalino del marciapiede ed era finita lunga distesa tra i piedi della gente che faceva acquisti. Così alza la cornetta. “Pronto?” La voce dall’altra parte è rugosa come Mia la ricorda. Ruvida come le mani che avevano cominciato a toccarla fin da piccola. Mia si lascia cadere sulla poltroncina accanto al telefono e si rannicchia come faceva da bambina quando aveva paura. Ascolta la voce, che si confonde tra lusinghe e scuse. “Hai la voce di una donna, ormai. Somiglia sempre di più a quella di tua madre.” E Mia, che addosso non sente altro che quelle mani ruvide, da muratore, che di notte troppe volte si erano infilate sotto le lenzuola per toccarla dove nemmeno lei osava farlo, ascolta in silenzio. Pensa al suo coltello, che vedrebbe volentieri conficcato nel petto di quell’uomo, nel cuore pulsante che ha dato origine allo stesso sangue che Mia sente scorrere dentro di sé. Stesso per metà, una metà cattiva, guasta, che lei cerca di far uscire, di filtrare, di purificare come in un’eterna dialisi. Ma forse non c’è una metà cattiva, e nemmeno una metà buona a farle da contrappunto. Forse il sangue è marcio del tutto, quindi non esiste cura. Pensa, Mia, che anche se il sangue uscisse tutto non cambierebbe nulla, non diventerebbe una persona migliore. Non diventerebbe niente di niente.

    Come era successo la priva volta che aveva telefonato suo padre, Mia sente il bisogno urgente di tagliarsi. Lui le chiede di non raccontare alla mamma della telefonata e lei vuole tagliarsi. Lei risponde che tanto alla mamma non importa niente, e deve tagliarsi. Povera donna, sua madre. I suoi sogni erano leggeri. A lei bastava una casetta e una famiglia da amare. Non importava che lavoro avesse fatto lui. Non importava che fosse arrivato un figlio o una figlia. Lei voleva dare e ricevere amore. E così era stato fino a quando aveva sorpreso il marito in camera della figlia, con una mano sotto le lenzuola e l’altra nei pantaloni. Era crollato tutto. Era andata via da quella casa portandosi dietro Mia, aveva denunciato l’uomo e aveva scoperto che Mia non era la prima bambina che molestava. L’uomo era finito in galera, la donna aveva ottenuto il divorzio e l’affidamento della bambina. Poi, finito tutto, aveva cominciato a bere. Prima solo fuori, magari con un’amica o due. Poi aveva fatto entrare la bottiglia in casa e non l’aveva fatta uscire più.

    <<continua>>

    Mia di S. Togneri settima parte Simone Togneri
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    Dols

    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    Dols magazine
    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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Recensione poetica emozionale di Lezione d’amore. Sinfonia di un incontro.

Spettacolo scritto e diretto da Andrée Ruth Shammah, con Milena Vukotic, Federico De Giacomo e Andrea Soffiantini. Visto al teatro Franco Parenti Maggio 2025.
    La regista Elisabetta Sgarbi, che con Eugenio Lio La regista Elisabetta Sgarbi, che con Eugenio Lio ha anche scritto la sceneggiatura, spiega: «I personaggi sono nati e si sono sviluppati, per lo più, già con il volto di chi li avrebbe interpretati, il loro corpo, i loro modi. Questo ci ha aiutato molto nello scrivere il film, perché, laddove la sceneggiatura non poteva e non doveva dire, potevamo immaginare un colpo d’occhio, un movimento, un gesto, una espressione che riempissero quel “vuoto”. 

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    È il tempo delle rose È il tempo delle rose
    Bolle all'arcibmboldi Bolle all'arcibmboldi
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Aspettiamo con ansia l’imminente uscita del La trama fenicia del mitico texano.

La trama fenicia (The Phoenician Scheme) è il 13* film diretto da Wes Anderson, 56 anni, e da lui scritto con il 60enne Roman Coppola, segnando così la loro sesta collaborazione.
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Ti sei divertita con “I nomi da Indiani”? Hai creato la tua tribù e inventato la leggenda sull’origine del tuo nome? Per costruire il tuo nome sei ricorsa a ciò che dicono gli altri per identificarti quando non ti conoscono se non superficialmente. Hai usato le similitudini che vengono in mente pensando a te.

Ora fai un passo avanti e segui i suggerimenti per una nuova scrittura “metaforica”!
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Tali atti persecutori sono annoverati tra i reati sentinella della violenza di genere che risultano tra l’altro in aumento, come evidenziato nel report relativo all’anno 2024 “8 marzo Giornata internazionale della donna”, redatto quest’anno dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale.
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E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
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C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
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