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    Home»Donne digitali»Raccontare le ingiustizie del mondo per immagini
    Donne digitali

    Raccontare le ingiustizie del mondo per immagini

    DolsBy Dols03/12/2012Updated:23/06/20141 commento4 Mins Read
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    di Caterina Della Torre

    Stefania Spanò , napoletana, 47 anni, un secolo fa dice lei, una figlia di 28 anni che è al centro della sua vita ed un compagno che ama tantissimo e con cui sta da 18 anni.

    Racconta la vita d’oggi giorno con le immagini denunciando l’ingiustizia sociale.

    Vive e lavora nella campagna tra Itri e Sperlonga. autrice e illustratrice per l’infanzia, da tempo ha intrapreso da tempo  un percorso di denuncia sociale, come dimostrano alcuni suoi lavoroim come  “Unchildren”, un progetto editoriale illustrato che racconta le violazioni subite dall’infanzia nel mondo.

    Che studi hai fatto?
    Un inutile liceo scientifico. Mi fu “interdetta” la scelta di frequentare l’istituto d’arte. Sai, “troppi sbandati…”, “gente strana…”. Gli sbandati, poi, li ho incontrati lo stesso, e spesso la più strana ero io.

    Da quando hai cominciato a fare l’illustratrice?
    In realtà ho “ricominciato”. Ho sempre disegnato. Da ragazzina lavoravo per una cooperativa che realizzava audiovisivi e libri-gioco per le scuole elementari. Poi un lungo stop. Il lavoro mi ha portato ad occuparmi di comunicazione, grafica. Una lunga esperienza professionale al fianco del mio compagno, art director.
    Circa tre anni fa, la svolta. Una serie di (a dirla tutta “sfortunate”) coincidenze mi hanno aiutato a fare una scelta. Di cui avevo voglia e bisogno. Ed eccomi qui, a raccontare il mondo. Per immagini.

    Che tipo di illustrazioni ti riescono meglio?
    Oggi la mia è arte digitale.

    Cos’è cambiato con il digitale?
    Per me tutto. Il mouse è stato l’incontro della mia vita! Io uso il mouse come fosse una matita.

    Qual è il tuo genere preferito?
    Non saprei definire il mio genere. Prima che illustratrice, sono autrice. Con i miei progetti ho intrapreso un percorso di denuncia sociale. Racconto di violenze, abusi, ingiustizie, dolore. Solo che lo faccio per immagini. Come un fotografo.

    Fare l’illustratrice per la Puppato è stata una tua libera scelta o te l’hanno richiesto?
    Non conoscevo la Puppato. Ma conosco alcune delle persone che hanno sostenuto la sua candidatura, a cui ho scelto di dare una mano affinché Laura potesse partecipare alle primarie. Mi è sembrato importante che in gioco ci potesse essere anche una donna.

    Cosa pensi del ruolo delle donne nella società italiana?
    Che la strada è ancora lunga. C’è molto da lavorare. Tante le disparità. Sulle donne è ancora forte il peso di pilastro sociale, mal ricompensato.

    Vittime o vittimiste? Madri o lavoratrici disoccupate?
    Vittime, e lavoratrici disoccupate.
    Essere madri è parte della vita, ma per una donna, come per un uomo, il lavoro è fondamento di crescita e realizzazione. Una donna che non lavora avverte una menomazione significativa. Che incide sulla serenità di una intera società.

    E del maschilismo imperante? C’è una via d’uscita?
    Sono sicura che ci sia una via d’uscita. Non immediata, ma arriverà. L’umanità è destinata a progredire. In questo sono un’inguaribile ottimista.

    Soluzione culturale o penale?
    La soluzione è culturale, e va accompagnata a quella legislativa. Il maschilismo ha radici profondissime, bisogna parlarne, mai distrarsi, mai dimenticarsene. Questi ultimi anni ne sono un esempio. Io faccio parte di una generazione che dava per acquisite e scontate le conquiste. Ed invece… La sgradevole scoperta di aver fatto un balzo indietro di almeno 20 anni. E’ terribile.
    E l’evidenza sta nel cogliere l’inadeguatezza della società nel dare risposte. Una donna che ha bisogno di aiuto, ancora oggi sa di essere sola a fare i conti con il suo disagio. Quasi mai può fare affidamento su un’autonomia economica. Quasi mai trova comprensione in chi la circonda. Quasi mai trova le istituzioni a protezione. Esiste un problema di genere che andrebbe affrontato nella sua specificità. E le risposte legislative dovrebbero essere adeguate. Si discute spesso se bisognerebbe considerarlo un’aggravante, ma qua siamo ancora a considerarlo un’attenuante! Quando si tratta di violenza alle donne sentiamo ancora fare riferimento alla gelosia, al “tanto amore”, alla disperazione di uomini abbandonati… E così si giustifica, viene meno il senso profondo di giustizia che dovrebbe sempre accompagnare l’atteggiamento di chi giudica, racconta, “accoglie” le storie delle vittime.

    In che paese andresti a vivere se non abitassi in Italia?
    E perchè?
    Difficile scegliere… Stati Uniti o Francia.
    I primi per riconoscenza. Sono cresciuta con i film di Frank Capra, che mi hanno salvato la vita.
    Parigi, per ciò che di fortemente romantico rappresenta.

    Ci regali una vignetta?
    Volentieri.

    illustratrice ingiustizia sociale napoli
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    Dols

    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    1 commento

    1. lidia massaria on 04/12/2012 16:45

      sono ormai libera da tutto! il mio lavoro ,,mi ha portato oltre la mentalità italiana!spesso all’estero ..in novembre sono stata in egitto ,con cleb vacanze ,per lavoro.mi occupo di capelli moda trucco ,è altro.ho deciso di andare via dall’italia,senza rimorsi .è da tempo che nutro questo desiderio,amo i paesi caldi ,dove ti svegli la mattina con il sole,è il mare,sono un’ottima nuotatrice,anke sub.ch potrebbe darmi appoggio ! per iniziare una nuova vita ,nella republica domenicana?grazie lidia

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    Donne di dols

    Dols magazine
    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    https://www.dols.it/2025/06/10/musica-con-vista-20 https://www.dols.it/2025/06/10/musica-con-vista-2025/
    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

https://www.dols.it/2025/06/09/donne-di-pace-e-di-guerra/
    https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-n https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-non-amati/

La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

https://www.dols.it/2025/05/22/fuori/
    https://www.dols.it/2025/05/21/lo-studio-delle-lin https://www.dols.it/2025/05/21/lo-studio-delle-lingue-porta-dappertutto/

Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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