di Cinzia Marroccoli
da Bubolina a Elisa Claps
La Basilicata è una piccola regione con poco meno di 600 mila abitanti e 131 comuni. Il progetto Toponomastica femminile ha avuto un’accoglienza tiepida: nonostante le lettere ufficiali, è stato molto difficile recuperare gli elenchi delle strade. Nella maggior parte dei casi il censimento è stato effettutato su stradari ottenuti per vie ufficiose, e mentre è presente Potenza, non si può dire la stessa cosa di Matera, l’altro capoluogo di provincia.
Comunque, basandosi sui censimenti effettuati, quello che emerge è la scarsità di donne presenti nelle strade lucane. Un altro dato è che si tratta quasi esclusivamente di donne italiane, con qualche eccezione: la scienziata Marie Curie (Lavello) e Bubolina, che ci viene direttamente segnalata dalla sindaca di San Paolo Albanese, eroina greca dell’800 durante la guerra dei greci contro i turchi.
Di recente, a Potenza, è stato inaugurato un parco dedicato a Elisa Claps (in fotografia), dove mi sono recata in una splendida giornata di sole di fine ottobre. L’ ingresso, dove campeggia la targa “Parco Urbano Elisa Claps 2012”, è subito dopo l’indicazione di Via Ondina Valla (campionessa olimpionica degli 80 metri a ostacoli a Berlino del 1936, prima donna italiana a vincere una medaglia d’oro ai giochi olimpici), e in una città che vede solo tre altre strade dedicate a donne, questa è una felice coincidenza.
Sono entrata nel parco non senza una certa emozione…. Avevo parlato da poco con Filomena, la mamma di Elisa, che era stata presente all’inaugurazione, ed era molto felice: “Finalmente hanno fatto qualcosa di buono per Elisa, sarà in compagnia dei molti bambini che verranno a giocare, e sarà ricordata per sempre”.
Si tratta di un vero e proprio bosco di 9 ettari, con querce, cerri secolari e roverelle, e varie aree attrezzate; una montagnola dalla morbida forma, nel bel mezzo di una zona periferica di nuova urbanizzazione, strappata alla costruzione di altri palazzi. Dedicare questo parco ad Elisa è stato come un atto dovuto da parte dell’Amministrazione comunale di Potenza, e ha segnato in qualche modo la riconciliazione tra la famiglia e la città, intesa soprattutto come istituzioni. Ripaga, ma certamente solo in parte, Filomena, Gildo, Lorenzo e Antonio, di anni di solitudine, incomprensioni e dolore, di quei 17 lunghi anni trascorsi dalla “scomparsa” di Elisa fino al “ritrovamento” del suo corpo, due anni fa, nel sottotetto della chiesa della Trinità in pieno centro cittadino. Il luogo e i modi di questo ritrovamento hanno aperto ulteriori ferite e fratture e ora non resta che aspettare che la Giustizia faccia il suo corso (il 29 gennaio si apre il processo d’appello contro Danilo Restivo, a cui parteciperò come Associazione Telefono Donna, già ammessa come Parte Civile).
Sembra quasi di vederla quì Elisa, con i suoi splendidi 16 anni, camminare per i viali, sedersi su queste panchine di legno, leggere un libro, pensare al suo futuro, chiacchierare con amici… sembra di vederla con il suo sorriso che abbiamo imparato a conoscere, con le sue attenzioni verso gli altri, con la sua voglia di vivere, con il senso della sua libertà e il diritto di poter dire di no a chi in tutti modi la pressava e le incuteva timore.
Da questo parco si vede sullo sfondo la città, quasi come un miraggio lontano. Allo stesso modo, come un miraggio, dal suo castello che dominava la piana del Sinni, e poi in fondo il mare, doveva sembrare il mondo circostante a un’altra giovane donna di nome Isabella….
In Basilicata, tra le poche strade dedicate alle donne, c’è un nome che riccore spesso ed è quello di Isabella Morra, la poetessa di Val Sinni, l’antica Favale, oggi in privincia di Matera, dove nacque nel 1516 e dove a lei sono dedicate una piazza e una strada.
Isabella ed Elisa hanno in comune l’essere state uccise, selvaggiamente accoltellate, in giovane età, per mano di uomini. Isabella, di famiglia aristocratica e filo francese, viveva di lettura e di poesia, e avendo avviato una corrispondenza con il feudatario del vicino castello, lo spagnolo Diego Sandoval de Castro, a 26 anni venne uccisa dai suoi fratelli, che non risparmiarono neanche l’intermediario e lo stesso corrispondente, per difendere “l’onore della famiglia”, come ebbero a dire davanti ai giudici, ma forse, più realisticamente, per motivi di opportunità politica.
All’inizio del novecento Benedetto Croce, sfogliando le carte del processo intentato dagli spagnoli contro i fratelli Morra per l’omicidio del Sandoval, ritrovò le poesie della nostra Isabella che erano state annesse agli atti, e dopo un viaggio-pellegrinaggio nei luoghi di Isabella, nel 1928, scrisse su di lei un approfondito e lungo saggio, ripreso successivamente anche da Dacia Maraini. Le rime che costituiscono il suo Canzoniere, fatto di 12 sonetti e 3 canzoni, ci parlano di sogni di fuga e di libertà dal suo “denigrato sito” dove era costretta a “menar” la sua vita e che considerava “sola cagion del suo tormento”.
Rispetto ai comuni censiti, il nome di Isabella Morra ricorre molto spesso, ci sono anche altre poetesse come Grazia Deledda e le meno note Clara Rispoli di Melfi e Laura Battista di Potenza.
A Laura è dedicato un vicolo del centro storico della mia città, che percorro quotidianamente. Laura respirava nella sua casa potentina l’accesa aria rivoluzionaria e antiborbonica che portò la città a sollevarsi il 18 agosto 1860 , poetessa, scriveva di Garibaldi, di Francesco Mario Pagano, della libertà dell’Italia. «Le donne greche cantavano l’amore – le avrebbe scritto Aleardo Aleardi da Brescia nel 1863 – Le nostre hanno a cantar la Patria, i suoi fremiti, i suoi gemiti, le sue speranze, le sue glorie».
Il nome di donna, però, maggiormente presente in Basilicata è quello della Regina Margherita di Savoia, prima regina d’Italia, seguito a una certa distanza dalla Regina Elena, sua nuora, e da una Principessa Giovanna, sempre di Savoia (Pietragalla), a testimonianza della gratitudine verso la famiglia degli artefici dell’Unità d’Italia e forse anche per lavare l’onta di essere stata, la Basilicata, terra di briganti. A questo proposito voglio ricordare che sempre qui esiste un paese il cui nome è passato, per regio decreto, da Salvia a Savoia perchè patria dell’anarchico Passannante che attentò alla vita di Umberto I. Non manca, poi, anche se in un solo comune (Avigliano) il nome di Anita Garibaldi.
La storia lucana è però molto legata, nel bene e nel male, alla storia del Regno di Napoli, ed ecco la Regina Giovanna II d’Angiò, (Satriano) la cui morte nel 1435 coincide con la fine del dominio degli Angiò su Napoli, e due nobildonne, protagoniste della rivoluzione napoletana del 1799: Luisa Sanfelice (presente a Potenza) ed Eleonora Pimentel Fonseca (Montalbano Ionico) ambedue giustiziate a Napoli sul patibolo di Piazza Mercato.
E sempre legata alla storia del Regno di Napoli (ma in questo caso anche della stessa cittadina) è la presenza a Venosa di due strade, dedicate rispettivamente a Isabella d’Aragona e Maria Donata Orsini. Isabella d’Aragona, meglio conosciuta come Isabella di Taranto, perché lì nacque nel 1424, a vent’anni sposa Ferdinando D’Aragona che sarà re di Napoli con il nome di Ferdinando I detto Ferrante e che la stessa aiutò in un’occasione fondamentale, dopo la battaglia di Sarno, al mantenimento della corona. Nel 1463 Isabella succede allo zio materno Giovanni Antonio Orsini Del Balzo quale Principessa di Taranto, ereditando anche il titolo formale di Regina di Gerusalemme, e tra i suoi possedimenti rientra la stessa città di Venosa. Isabella, sempre da parte materna è cugina di Maria Donata Orsini, che ha sempre a Venosa una strada a lei dedicata. Maria Donata, duchessa di Venosa, morta nel 1481, porta in dote al marito Pirro Duca Del Balzo la città di Venosa e ha un ruolo importante nella storia di questa cittadina durante la guerra di successione del Regno di Napoli tra gli angioini e gli aragonesi. È sepolta qui nella cattedrale di Sant’Andrea. Sempre a Venosa, ma nell’Abazzia della S.S. Trinità, e con una strada a lei dedicata, riposa Aberada di Buonalbergo (1033-1122), di stirpe normanna, che fu la prima moglie di Roberto il Guiscardo, duca di Puglia e di Calabria.
Passando ora dalla storia al mito, c’imbattiamo a Moltalbano Ionico (terra di colonie della Magna Grecia) in Canace, figlia del re Eolo, che si uccise, con una spada inviatale dal padre, dopo aver generato un figlio nato da un rapporto incestuoso con il fratello. Ma, dopo tutte queste nobildonne, a Palazzo San Gervasio troviamo una strada dedicata a una popolana: Caterina Angela Maria, che nel 1851 fu imprigionata per aver difeso i dicumenti del Circolo Costituzionale di Palazzo.
Da questo viaggio sulle strade al femminile della Basilicata, emerge chiaramente la necessità di una presenza maggiore di donne nella toponomastica, soprattutto di donne le cui scelte possano essere da esempio per le giovani, lasciando che Elisa, e a breve anche Grazia Gioviale (altra potentina vittima di femminicidio), riposino tra gli alberi e le panchine.
Nel fratttempo il Consiglio Comunale di Potenza, dopo l’iniziativa dell’8 marzo “Tre donne, tre strade”, voluta in città dall’Associazione Telefono Donna, che ha indicato ben 33 nomi di donne, si è impegnato, in questo senso, con apposita delibera.
Chissà se l’occasione buona possa essere l’attuale progetto del Comune di Potenza riguardante la toponomastica delle aree rurali!
Spero vivamente che la mia regione e la mia città sappiano rendere omaggio in particolare a quelle donne che hanno percorso le strade di questa terra.
Note biografiche di Cinzia Marroccoli
Nata a Potenza nel 1955, residente a Potenza, laurea in psicologia a Roma La Sapienza, specializzazione in psicoterapia indirizzo rogersiano, presindente e consulente psicologa del centro antiviolenza Associazione Telefono Donna – Casa delle Donne Ester Scardaccione. Inpegnata da sempre a vari livelli nella società civile della città.
2 commenti
Bellissimo articolo!!!!
articolo molto interessante