Tracce arabo-musulmane nella toponomastica siciliana

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La toponomastica ha un ruolo fondamentale per ricostruire o far riaffiorare, passato e memoria storica oggi archiviata.

di Giuliana Cacciapuoti

Il ricordo, in particolare nel Meridione d’Italia, della presenza culturale araba e musulmana che contribuì a rendere dotta erudita e saggia la nascente cultura italiana, nelle arti nelle scienze nella letteratura e in tutti i campi delle umane attività, forgiandola con quei caratteri comuni a entrambe le sponde del Mediterraneo.
Nella ricerca appena iniziata non ci si aspetti di scoprire vie e piazze intitolate a protagoniste dei secoli di presenza musulmana in Italia, dalla Sicilia all’emirato di Bari alle contrade della Calabria, Campania fino nell’Alto Lazio, e molto oltre.
L’immaginario esotico nelle strade delle città italiane si limita a evocare inesistenti magici orienti ed evanescenti Sherazade narranti, favolose quanto mendaci Mille e una notte o mitiche Aide e Cleopatre d’Egitto!
Invece lungo tutto l’arco della penisola città, borghi contrade castelli, fonti dai nomi significativi per arabiste e islamiste, testimoniano di una presenza stabile e continua non solo di predazioni e scorrerie, ma di scienziati eruditi e dotti, uomini e donne che seppero offrire il loro contributo alla corti normanne e aragonesi nei secoli successivi.

Prima che nei nomi dei luoghi, la stessa conformazione e la storia urbanistica delle città mediterranee ne è segno visibile. Il mare nostrum mantiene la sua caratteristica di catalizzatore culturale nell’Africa del Nord come nel Sud dell’Italia e le molte città di fondazione antichissima mostrano il loro costante e comune carattere fenicio, greco romano, e nel Medioevo, arabo.
Le città mediterranee, nella loro configurazione tipica che riconosciamo anche senza troppe difficoltà ancor oggi, sono composte da una cittadella (per la città araba medina) molto compatta, circondata da alte mura e dominata dalla casbah o rocca, vero centro politico e religioso, con il campanile o il minareto e chiesa o la moschea più importante.
Si ritrova questa dimensione urbanistica lungo le strade strette e tortuose di mercati suq o bazar, a seconda della lingua lì parlata, nei quali tutti i mestieri, di radicata tradizione familiare, risultavano concentrati in una determinata strada. Algeri, Casablanca, Palermo, Caserta vecchia, le immagini di tanti luoghi familiari balzano ai nostri occhi, un lungo elenco dal nord al sud del Mediterraneo.

Non fu solo e sempre pacifica la relazione tra le sponde del Mediterraneo. Le numerose scorrerie e rapine sulle coste dei pirati saraceni che terrorizzavano le popolazioni hanno lasciato tracce stavolta in negativo nelle contrade settentrionali e meridionali ove si ricordano nella cultura popolare e nei nomi delle giovani rapite o vittime dei feroci mori, turchi, berberi, predatori che in molte terre razziarono e portarono terrore.

In generale, le località siciliane di origine araba sono prevalenti nell’interno, mentre sono di origine greca tutti i toponimi delle coste.
Ancora oggi la memoria del passato arabo rivive in tanti nomi di luoghi ricchi di arte, storia, bellezze naturali.

Il termine “al-qantar”- il ponte – ci porta ad Alcantara, località e nome di un fiume che scorre tra gole e scava il suo corso nelle rocce più dure della terra. Gli arabi denominarono la zona al-qantar alludendo al ponte saraceno nei pressi di Adrano, sebbene tale costruzione sembrerebbe essere di origine normanna.
Un nome plurale collettivo “baqar”- buoi o vacche – per estensione , stalla, dà origine al toponimo, Bagheria, città della provincia di Palermo.
Il termine “qala/ qal’at” – castello, cittadella, fortificazione, rocca ci propone un lungo elenco di paesi e città: Calascibetta (castello sul monte Scibetto), Caltabellotta: (rocca delle querce), Calatabiano (rocca di Biano), Calatafimi (rocca di Eufemio), Caltagirone (castello delle grotte), Caltanissetta (rocca delle donne/rocca dei Nisseni)…
Dal termine “marsa“- approdo, spiaggia ancoraggio e, in genere, porto marittimo o fluviale – si elencano altri toponimi.
Marsala, ricostruita dagli Arabi; Marzamemi o Marsamemi, (porto dei colombi o dei piccioni) presso il Capo Passero; Misilmeri (abitazione dell’emiro); Mazara del Vallo, ancora oggi cuore vivo e pulsante della relazione tra comunità locale e musulmana arabofona.
Favara è la sorgente (da fawwara), la fonte d’acqua sorgiva per eccellenza (dal verbo “fara” zampillare, gorgogliare, tipico dell’acqua sorgiva).
Il termine “gebel” – altura, monte, monte isolato, o gruppo o catena di monti, o anche altopiano – è frequentissimo nella toponomastica di tutto mondo arabo e in Sicilia incontriamo Mongibello (l’Etna era chiamato “gebel” al tempo degli Arabi, poi Mongibello dalle persone colte); Gibellina (piccola altura); Gibilmanna, Gibilrossa…
Il termine “rahl” – luogo di soggiorno- indica un sito in cui fare tappa e sostare: Racalmuto, Regalbuto, Ragalna, Regaleali…
Salemi, ha un legame stretto con la parola “salam“- pace – dunque luogo pacifico, dove c’è serenità.

La Sicilia, conquistata nell’827, dal IX all’IX secolo, ha goduto benefici materiali e spirituali di questa presenza araba.
Attendiamo di consultare la mappatura finale di Toponomastica femminile per scoprire eventuali scambi e contaminazioni culturali fino ad oggi non esaminate o nemmeno considerate nella geografia e nella storia dei rapporti tra mondo arabo e l’isola nel corso dei secoli.
Una approfondita analisi odonomastica, soprattutto di antichi borghi o località che hanno conservato nelle vie e piazze denominazioni medievali, potrebbe riallacciare legami o far comprendere meglio significati etimi o memorie storiche rimaste nell’oblio del tempo.

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2 commenti

  1. Vincenzo Garofalo on

    Credo di avere trovato la vera etimologia dell’idronimo Tellaro. La soluzione più accreditata finora era: da wādī Alurū ‘fiume Eloro’. Per me invece deriva da flumen Abdullarii, il fiume “di Maometto” o “maomettano”. La mia nuova ipotesi è stata pubblicata sul n. 6 della rivista catanese “Incontri”. Se interessano i particolari, sono pronti a fornirli. Cordialmente. Vincenzo Garofalo

  2. Caterina Della Torre

    Da Giuliana Cacciapuoti:
    Il gentile dottor Vincenzo Garofalo a commento del mio articolo su Dol’s poneva l’ipotesi che il fiume Eloro/Elloro non derivasse da wadi Aluru bensì da (flumen) Abdullari. Ora se così fosse “abd significa servo Allah(i) di Dio” quindi si potrebbe ipotizzare fiume del musulmanio( estendendo il concetto di parte per il tutto intendendo abdullari non come nome proprio ma come attributo del nome fiume, e se il significato letterale è : servo/sottomesso di Iddio(Alllah) e dunque ciò che dichiara l’appartenenza all’Islam la sottomissione all’unico Dio. Mi sembra da queste poche battute escludere di Maometto , fiume maomettano forse se si intende di colui che si abbondona alla l volontà di Dio, significato translato della traduzione letterale di Abdullahi.
    In Sicilia c’è poi una cittadina fondata nell’827 Sambuca di Sicilia (Sammuca in siciliano) in provincia di Agrigento , che prende nome dell’antico castello così denominato dall’emiro Zabut; nel 1923 assunse la denominazione attuale.

    Tracce arabo-musulmane nella toponomastica siciliana
    http://www.dols.it

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