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    Home»Donne digitali»Una donna, un mito
    Donne digitali

    Una donna, un mito

    DolsBy Dols15/05/2012Updated:23/06/2014Nessun commento6 Mins Read
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    Selena Pellegrini, romana doc, è passata nella sua vita dall’advertising puro, al web, alla TV e ora all’e-commerce e ai social network. Una forza della natura che non si ferma mai.

    Ti conosco da una vita, ma molte  nostre lettrici no. Ci parli di te?
    E’ vero, noi ci conosciamo da tanto ed è una delle amicizie più stimolanti.
    Ho iniziato a lavorare prima ancora di laurearmi mossa dallo stesso istinto che mi muove oggi, dopo quasi 25 anni, cioè la curiosità, l’interesse per il nuovo e la voglia di fare.
    In 25 anni non mi sono mai fermata, pur avendo seguito un percorso unico che, come nel migliore di viaggi è fatto di opportunità e anche di bivi apparenti. Quindi ho iniziato come account in agenzie internazionali di advertising (Ogilvy and Mather, BBDO, JWT), passando per le PR, il Direct Marketing, l’Incentive.
    Erano gli anni ’90, dove c’era solo il mainstream, e a farla da padroni assoluti la TV e la stampa. Quando si parlava di “comunicazione” – che è un processo circolare – e tuttavia si facevano strategie top down tipo “Io sono il miglior prodotto del mondo” e nessuno poteva obiettare o comunque non poteva farlo in modo rapido e condivisibile, quando i focus group erano l’unico strumento a disposizione per far finta di sviluppare qualcosa di gradito ai bisogni o i gusti del “target”.
    Erano i tempi del Consumatore, investito da onde giganti di messaggi e della “casalinga di Voghera”.
    Poi è arrivato il 2000, internet e la bolla sbolla: un nuovo millennio. E anche l’inizio di un personale nuovo percorso. Infatti, diventata mamma per la seconda volta, ho anche deciso di diventare imprenditrice e ho lanciato il primo portale per le mamme Bimbo.it. Si facevano decine di contatti al giorno (oggi sarebbero migliaia), Google era agli esordi e le aziende per lo più facevano spallucce. Il web?!?! Mah!
    Invece a me piaceva un sacco e anche alle (poche) mamme on line. E non solo alle mamme.
    Bimbo.it è stato ceduto a un editore nel 2003, ed è stato allora che ho incrociato la televisione.
    Nessun ritorno al passato e nessun tradimento per il Web. Solo una incredibile opportunità. Così ho condotto a la7 Omnibus per quasi un anno e da lì la mia Azienda ha iniziato a produrre anche contenuti TV oltre che Web.
    Davanti a una telecamera ho scoperto di essere assolutamente a mio agio, per andare a ruota libera, intervistare ospiti, tenere una diretta per ore come successivamente ho fatto su RaiUtile. Mi piace meno anzi non mi piace affatto il ruolo del “conduttore ripetitore”, quello che deve leggere a voce alta il cartello che passa l’autore in studio. Ricordo una volta un autore che apparve con un cartello aLl’inizio della trasmissione con scritto “Salve a tutti!”. No, mi sono rifiutata, Salve non l’avrei mai detto.
    Comunque la televisione è diventata la mia compagna di vita, professionale, fino al 2007. Ho anche lanciato un canale satellitare 883 di Sky che si chiamava TaxiChannel perchè permetteva alle aziende di diventare editori per un giorno o anche per un’ora e di pagare solo il costo della corsa. Avevamo degli studi bellissimi, ricavati dentro una ex officina meccanica dell’AlfaRomeo nel quartiere Ostiense di Roma.
    Ma internet cresceva e nel 2007 ho lasciato la tv per iniziare a studiare prima e sviluppare poi progetti di comunicazione 2.0.
    Il Consumatore e la Casalinga di Voghera erano andati in pensione, arrivavano i Prosumer e gli User, la TV aveva cominciato a tremare e qualcuno a parlare di Social Network: da lì a poco Facebook non avrebbe più stupito nessuno.
    Eccomi ad oggi, con un’azienda TheBrandExperience specializzata in Social Media Marketing e soprattutto in realizzazione e gestione di piattaforme per l’E Commerce.
    Eh si, perchè questo settore sta crescendo in modo esponenziale e con quasi 19 miliardi di fatturato annuo (Italia) sta lasciando alle spalle la distribuzione tradizionale in grande sofferenza.
    Il 17 Maggio a Roma ho organizzato il primo We Comm, ovvero il giorno dell’ e commerce, a Roma.
    Abbiamo partner molto importanti e leader nei servizi tecnologici e tecnici come Retalco, che sono una garanzia per i nostri clienti, aziende che devono solo continuare a fare il loro lavoro: prodotti di qualità.
    Sto lavorando tanto, con tante aziende italiane, affiancandole in questo processo di vendita on line che richiede anche una puntuale strategia di marketing, servizi di logistica e customer care, non solo verso il mercato nazionale ma soprattutto verso l’estero: Europa, Cina, economie emergenti… dove il Made in Italy anche quello senza un brand noto, ma fatto di qualità e design, è particolarmente apprezzato.

    Cosi sono digitale al 100%, anche se dico sempre che il mio sogno nel cassetto è aprire un locale dove offrire cose buone e chiacchiere in relax. Una cosa tutt’altro che virtuale insomma…

    Cambiare tanto spesso settore lavorativo è un ‘’plus’’ o porta degli scompensi nel tuo c.v.?
    Per me è sempre stato un plus. Ma sai, essendo diventata imprenditrice da quasi dieci anni, il mio CV è ormai solo una nota biografica quando vengo invitata come relatrice o tutor (ho iniziato da poco a essere tutor di InnovactionLab, un’iniziativa molto molto interessante che aiuta i giovani universitari a fare progetti di start up), come docente oppure quando partecipo a “gare” e vengono richiesti i CV del team.

    Ovviamente quando sono io a ricevere e dover verificare dei CV, sono attratta da quelli più mossi e articolati. Apprezzo le persone dinamiche e creative, con spirito di iniziativa e intraprendenza.

    Pensi che un c.v. di una donna sia meno omologato di quello di un uomo?
    Non in assoluto. Conosco uomini eclettici e uomini omologati, e lo stesso vale per le donne. Credo che ci siano ancora dei pregiudizi, soprattutto in settori industriali o comunque diversi da quello in cui opero io. Nella comunicazione e nel marketing o comunque nei servizi non colgo alcuna differenza tra uomo e donna. Potremmo invece parlare di predisposizione e di attitudine ma anche in questo caso non generalizzerei troppo.

    Ha senso secondo te per una donna compilare un c.v. europeo?
    L’unica risposta è “dipende”. Io non amo gli standard perchè sono un’omologazione in qualsiasi caso, e il cv europeo lo è. Ma se non sono previste alternative… io al cv europeo ho sempre allegato una nota biografica narrata, una specie di “mi racconto a parole mie”.

    Qual’è stata la migliore opportunità che hai avuto?
    Quella che deve ancora venire.
    Oltre ai miei figli ovviamente, che sono i miei migliori soci e trampolini verso il futuro, e al mio Amore che è il caso di dirlo, mi fa credere tutti i giorni che anche l’incredibile sia possibile.

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    Dols

    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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