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    Home»Pari opportunità»Comiciando dall’inizio
    Pari opportunità

    Comiciando dall’inizio

    DolsBy Dols28/11/2011Updated:20/06/2014Nessun commento6 Mins Read
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    di Caterina Della Torre

    Piccole donne e piccoli uomini crescono. Un progetto per le pari opportunità all’interno della scuola primaria.

    Gli stereotipi di genere crescono, si affermano e mettono radici. E poi abbatterli risulta difficile.

    Questo viene confermato in molti dei convegni per le pari opportunità tenuti di recente nella nostra penisola. Come fare a scoprirlo,  a fermarli e a non creare terreno fertile perche’ insorgano è materia rivolta alle giovani generazioni.

    Se all’Università esistono dei corsi di Laurea di Pari Opportunità all’interno di facoltà di Lettere e Filosofia e di Sociologia, è già dalle classi primarie che sembra essere necessario l’intervento educativo e didattico.

    Il progetto “Piccole donne e piccoli uomini crescono” è stato promosso dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Puglia e sostenuto dal Comune di Bari –Assessorato Pubblica Istruzione e Assessorato Culture e Pari Opportunità.
    Il percorso, avviato a febbraio 2008 attraverso il coinvolgimento delle scuole elementari del Comune di Bari, si è proposto di essere una sperimentazione pilota, con cui avviare un processo di inclusione delle politiche di genere sin dalle prime classi delle scuole elementari nel rispetto anche delle indicazioni della Tabella di marcia per la parità 2006-2010.

    L’indagine curata da Maria Pasanisi, esperta di politiche di genere, è consistita nella progettazione di un “questionario” che le Scuole coinvolte hanno somministrato ad una classe IV ed una quinta dei propri Istituti strutturato in 3 parti distinte:

    1. La prima riguarda l’analisi del modello sociologico presente nelle classi composte da maschi e femmine, e cerca di indagare, attraverso 17 domande, su come la visione dell’appartenere all’uno o all’altro sesso viene vista dai bambini e dalle bambine e come il rapporto fra di loro, maschi/maschi, femmine/femmine, maschi/femmine, viene strutturato e gestito all’interno del gruppo e nelle proprie identità personali.

    2. La seconda parte è stata strutturata, con 5 domande, sulle tematiche del lavoro verificando innanzitutto la visione che di questo essi hanno e come si immaginano calati in una realtà lavorativa che nel futuro li vedrà artefici della loro realizzazione professionale. All’interno è stata inserita una intervista, composta da 10 punti, che i bambini e le bambine hanno somministrato ai propri genitori e che ha avuto l’obiettivo di farli entrare nel “mondo dei grandi, ragionando con loro su cosa c’è di bello e non nel ricoprire il ruolo di lavoratore/trice e come si conciliano i tempi della famiglia, ed essenzialmente le esigenze dei figli, con gli impegni lavorativi pressanti.

    3. L’ultima parte è stata impostata con l’utilizzo di 6 disegni che riproducevano immagini asessuate ma dotate di una qualche connotazione identificativa dell’uno o dell’altro genere per verificare la percezione degli stereotipi. Per questi si è chiesto di definire se fossero figure femminili o maschili, e di rappresentare, attraverso un fumetto la situazione immaginata attraverso la creazione di fumetti.
    I questionari restituiti fra marzo ed Aprile, sono stati circa 400, e la lavorazione dei dati porta ad affermare con indubbia certezza che il cammino da compiere per l’eradicamento degli stereotipi di genere è ancora molto lungo.

    La progettazione del percorso e la ricerca sono state curate da Maria Pasanisi, esperta in politiche di genere, che ne ha illustrato i risultati nel corso di un incontro tenutosi il 4 giugno presso la Sala del Fortino S.Antonio, a cui hanno preso parte:
    Pasquale Martino –Assessore Pubblica Istruzione Comune di Bari-, Nicola Laforgia –Assessore Culture, Religioni, Pari Opportunità del Comune di Bari-, Magda Terrevoli – Presidente Commissione Pari Opportunità Regione Puglia. E’ intervenuto inoltre Domenico Lomelo – Assessore alla Pubblica Istruzione Regione Puglia.

    Le figure che vengono fuori, collegate al sesso maschile o femminile, sono quelle rappresentate nelle più classiche delle situazioni: la bambina dolce, bisognosa di protezione, attenta ai bisogni degli altri, vezzosa; il bambino violento, vivace, aggressivo, con in testa solo il calcio e pronto a difendere i più deboli .
    La modalità di comunicazione del mondo delle bambine e dei bambini, è rappresentata dal gioco, e anche qui sembra che a volte ci sia, per entrambi, una costrizione nel ruolo maschile o femminile che sia.

    Entrambi hanno la voglia di esplorare il mondo dell’altro attraverso l’organizzazione dei giochi, ma la rigida identità di genere non glielo permette; pena perdere la stima dei propri compagni o non diventare delle vere donne!

    Ciò che poi accade nell’età adulta, e cioè quando fai valere le tue ragioni diventi in automatico “una donna con le palle”,  è una conseguenza di ciò che è forse stato nella tua infanzia: se hai giocato in maniera naturale e spontanea con giochi definiti da maschio , è dovuto al fatto che eri un “maschiaccio” (uso distorto della parola che definisce l’appartenenza ad una categoria negativa).

    Di contro, le risposte date alla classificazione dei lavori, fanno emergere un quadro abbastanza paritario fra uomo e donna , con motivazioni abbastanza profonde e sensate che vanno dalla creazione di Adamo ed Eva in cui non si è previsto un divieto rispetto all’attribuzione dei lavori all’uomo o alla donna,  al fatto che la cosa più complicata del mondo per la donna è fare i figli,  quindi da lì in poi tutto si può fare!

    La responsabilità degli educatori e delle famiglie è grande, in particolare in questo momento in cui tutto cambia a velocità vorticosa e non permette alle società di trovare un adattamento ed un equilibrio atto a sostenere il rapido evolversi del sistema.

    Lavorare sulla nozione di pregiudizio e stereotipo in relazione a bambini e bambine del Terzo millennio assume oggi un valore ed un’importanza cruciale. Come vengano appresi i pregiudizi e come influiscano sulla loro acquisizioni i comportamenti familiari – anche a livello inconscio e non intenzionale presuppone un lavoro di ricerca molto mirato e complesso. Ciò che va rilevato attentamente è come l’acquisizione di un determinato pregiudizio sia difficile da sradicare perché spesso influenza in maniera pervasiva tutti i vari atteggiamenti e comportamenti della persona.

    Per i bambini e gli adolescenti è inevitabile identificarsi nei modelli proposti dall’ambiente che li circonda e il progetto presentato, vuole essere un primo strumento su cui il mondo scolastico del nostro territorio possa iniziare a fare una prima valutazione su tutto quello che ci sarà da fare da oggi in poi per avere gli adulti di domani consapevoli della propria appartenenza al genere e consci del ruolo che giocheranno nella società,  nel rispetto del prossimo uomo o donna che sia,  e delle differenze che tra di essi intercorrono facendo in modo che esse sia intese come risorsa e ricchezza piuttosto che come barriera.

    Il questionario di rilevazione e il rapporto di ricerca sono visionabili sul sito:  www.comune.bari.it

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