Tutte le “vedove” di Gheddafi

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Prima di restituirci le immagini del corpo massacrato di Gheddafi, gli insorti, nel fare scempio delle case del Colonnello, hanno riportato alla cronaca anche molte fotografie di normale vita familiare. Il Rais con i figli, nipotini, moglie; un uomo rilassato ed affettuoso.
Tutto cancellato nei pochi attimi di vita del Colonnello.
In molti inneggiano alla sua fine, i suoi fedelissimi lo rimpiangono, pochi lo piangono.

Le sue donne, di cui si è persa notizia da molto tempo.
Rifugiate, sicuramente al sicuro, avranno tempo di maturare il loro lutto senza mostrarlo.
Ma chi sono le sue donne?

La vedova, Safiya Farkash, madre di sei dei suoi sette figli naturali, tranne il primogenito avuto da un’altra moglie di cui non si è mai saputo nulla. Con la seconda moglie, il Rais aveva adottato anche due bambini.
Di lei si sa poco e pochissime sono le immagini circolate.
Di nove anni più giovane del Colonnello, il suo vero nome è Zsofia Farkas nata in Bosnia-Erzegovina, sessanta anni fa. Le sue origini ungherese-cristiana, non arabe, sono stati il motivo per cui per lungo tempo è stata tenuta nell’ombra.
La verità o la leggenda, vuole che questo legame insolito, sia nato all’ospedale militare di Bengasi, dove i due si sarebbero conosciuti e dove lei lavorava come infermiera.
Risulta rifugiata in Algeria.

L’altra donna che sicuramente piange il Rais è la figlia prediletta, Aisha Gheddafi: 34 anni, avvocato di prestigio anche in processi di eco internazionale, come quello a Saddam Hussein, il dittatore iracheno; è stata presidentessa di una fondazione di beneficenza in favore di donne maltrattate e bambini in difficoltà.
Sicuramente una delle donne più in vista del mondo arabo, Aisha ha studiato a Londra, Parigi e all’università Al Fatih di Tripoli laurendosi in Giurisprudenza, per poi proseguire i suoi studi in Europa in Legge e Psicologia Criminale.
Bionda, bellissima, alta un metro e ottanta è stata definita la ” Claudia Schiffer ” del deserto, Aisha ha dimostrato notevoli qualità di ambasciatrice e abilità politica tanto che per diverso tempo si ipotizzava che lei potesse succedere al padre.

Le sue Amazzoni.
Quattrocento soldatesse “private” per Gheddafi, tutte giovanissime, alcune molto avvenenti. A vederle, così alte, formose quel tanto da denotare una forza da cui tenersi alla larga erano la più stretta e decorativa guardia del corpo che un capo di stato potesse avere o desiderare.
Ma erano donne e in quanto tali anche fonte di piacere, probabilmente facenti parte di un harem anche se “armato”.
Infatti, appena crollato il regime di Gheddafi e tutto il quadro di potere libico improvvisamente cambiato, cinque di loro hanno denunciato il Colonnello per stupro “ Noi ragazze più giovani eravamo usate come giocattoli. Prima andavamo da Muammar Gheddafi, poi lui ci passava agli altri. Si divertivano poi si stancavano e ci buttavano via”.

I racconti fatti da queste ex amazzoni hanno svelato un aspetto di ricatto e sopraffazione violenta nei loro confronti. Hanno rivelato che il Colonnello, dopo aver abusato di loro, le avrebbe cedute ad alcuni dei suoi figli e ad alti ufficiali. Una di queste ha detto che per costringerla ad entrare nella guardia scelta del Raìs, gli uomini del regime sono ricorsi al ricatto.

Ma una di esse, se fosse ancora viva lo piangerebbe.
Aisha, forse la favorita fra le amazzoni, morta per difendere Gheddafi quando alcuni estremisti islamici assaltarono la sua vettura. Forse anche lei ne fu l’amante?
Certamente Aisha era il capo delle amazzoni di quell’uomo eccentrico.
Una ragazza in divisa, addestrata, per difendere e uccidere, pronta ad amare, servire e morire per il Rais.
Un altro mito caduto insieme al regime e al corpo inerte di Gheddafi…

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Profilo Autore

Marta Ajò

Marta Ajò, scrittrice, giornalista dal 1981 (tessera nr.69160). Fondatrice e direttrice del Portale delle Donne: www.donneierioggiedomani.it (2005/2017). Direttrice responsabile della collana editoriale Donne Ieri Oggi e Domani-KKIEN Publisghing International. Ha scritto: "Viaggio in terza classe", Nilde Iotti, raccontata in "Le italiane", "Un tè al cimitero", "Il trasloco", "La donna nel socialismo Italiano tra cronaca e storia 1892-1978; ha curato “Matera 2019. Gli Stati Generali delle donne sono in movimento”, "Guida ai diritti delle donne immigrate", "Donna, Immigrazione, Lavoro - Il lavoro nel mezzogiorno tra marginalità e risorse", "Donne e Lavoro”. Nel 1997 ha progettato la realizzazione del primo sito web della "Commissione Nazionale per la Parità e le Pari Opportunità" della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il quale è stata Editor/content manager fino al 2004. Dal 2000 al 2003, Project manager e direttrice responsabile del sito www.lantia.it, un portale di informazione cinematografica. Per la sua attività giornalistica e di scrittrice ha vinto diversi premi. Prima di passare al giornalismo è stata: Consigliere circoscrizionale del Comune di Roma, Vice Presidente del Comitato di parità presso il Ministero del Lavoro, Presidente del Comitato di parità presso il Ministero degli Affari Esteri e Consigliere regionale di parità presso l'Ufficio del lavoro della Regione Lazio.

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