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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»Cultura»Ma perchè ti ho comprato?
    Cultura

    Ma perchè ti ho comprato?

    Caterina Della TorreBy Caterina Della Torre30/09/2013Updated:16/06/2014Nessun commento6 Mins Read
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    corda520di  Caterina Della Torre

    Mauro Corda, un pubblicitario, un uomo, milanese con grandi passioni e grandi idee, scive un libro , ”Ma perchè ti ho comprato” che analizza in modo ironico e semiserio i comportamemti d’acquisto. E tra questi indaga anche il  perchè viene utilizzata in modo che a molti sembra improprio, il corpo dela donna.

    Perché hai scritto ‘’Ma perché ti ho comprato’’? E’ rivolto alle donne o a un pubblico generico?
    Il motivo per il quale ho messo su carta un po’ di pensieri già un paio di anni fa (sono restio a dire “ho scritto un libro”) è per fare chiarezza soprattutto nella mia mente. Poi siccome mi divertivo a scriverlo è diventato un libro. Si tratta di un manuale di istruzioni per come maneggiare la pubblicità. Semplicemente ho fotografato quello che io vedo e riesco a vedere a causa del mio lavoro, osservando attentamente la pubblicità che ci circonda. “Ma perché ti ho comprato?” non è al femminile, è generico e potabile, cioè scritto con un linguaggio non tecnico. E’ in cantiere una pubblicazione che tratta l’argomento solo al femminile che sarà pronto verso fine anno, per ora è un seminario itinerante per l’Italia. Si chiama Pink Passion.
    Soprattutto perché hai usato quel titolo che può essere equivocato da chi lo acquista per leggerlo?
    Spero che il sottotitolo fughi ogni dubbio, si tratta di un manuale di pronto soccorso per consumatori. Abbiamo rappresentato un oggetto assolutamente inutile sulla vignetta della copertina Un martello banana proprio per arrivare ad una specifica domanda che vorrebbe essere una sorta di momento di identificazione, riferita a quando ti capita in mano qualcosa che hai acquistato e mai utilizzato davvero. Ma perché ti ho comprato? Chissà quante volte è capitato anche a Te.

     Cosa vuoi dimostrare nel tuo libro? E’ contro lo stato attuale della pubblicità che vuol razionalizzare le emozioni?
    La pubblicità sfrutta le nostre emozioni più recondite e crea nuove sfumature a fini di lucro. Non credo si ponga il problema di razionalizzarle, le cavalca per ottenere dei risultati. Il pubblicitario non è un buon samaritano, fa delle cose perché lo pagano. Considerare gli effetti collaterali, o addirittura sfruttare gli effetti collaterali anche gravi è una questione morale che risiede nella coscienza di chi imposta una campagna di comunicazione, che è a monte della pagina pubblicitaria, nasce nella mente del marketer che trasmette le intenzioni al pubblicitario. Molto spesso sono la stessa persona ma in due momenti diversi della propria professione. Non tralascerei il fatto abbastanza consueto di un committente che ha idee molto chiare sul da farsi e impone al pubblicitario una linea eticamente discutibile. Capita spesso. Assecondarlo per danaro fa parte del gioco.

    cordamauroMolti tuoi colleghi dicono che la pubblicità asseconda chi la vede, non inventando niente ma amplificando il messaggio. Sei d’accordo?
    In un certo senso credo di si, la pubblicità lavora per creare un mondo parallelo dal quale siamo attratti per innumerevoli motivi, inesorabilmente diventa reale e addirittura amplificato da atteggiamenti emulativi

    E quindi la pubblicità sessista sarebbe sono un’’proseguo’’ delle emozioni del target pubblicitario? Sia maschile che femminile?
    Io credo che si debba fare un bel distinguo, Che cosa si intende per pubblicità sessista? Oggi si dice di tutto e di più. Andando un po’ controcorrente credo che il sesso esposto esplicitamente non sia così grave come far credere che le rughe siano una malattia. Un bel seno anche fuori luogo è esplicito, sei in grado di giudicarlo da solo che è cattivo gusto o poca fantasia, la manipolazione subliminale che ti porta a provare disagio sociale o senso di colpa per questa o quella particolare tua debolezza, è molto più invasivo e soprattutto subdolo, non si vede. Si subisce. La pubblicità lavora molto bene su chi ha le barriere anche solo temporaneamente abbassate.

    La pubblicità non insegna niente, ma può confermare delle idee e rafforzarle. Ci parli del tuo progetto Pink Passion? E dei work shop che vorresti tenere?
    La pubblicità insegna quello che tu vuoi ti venga insegnato: Il progetto Pink Passion oramai è una realtà, e mi diverte molto anche se tocca argomenti a volte anche molto caldi. PinK passion nasce come seminario per far aprire gli occhi alla gente in modo trasversale. Proprio perché a volte ci si lascia “abbindolare” ho pensato ad un’azione di sensibilizzazione itinerante svolta con l’aiuto di associazioni sensibili, commissioni di pari opportunità e imprenditori che ospitano la nostra azione. Uno strumento per arrivare a 50 /60 persone per volta, un’ora e mezza di intrattenimento multimediale e far scoprire un mondo che frequentiamo tutti i giorni ma che non conosciamo affatto. Abbiamo toccato diverse regioni d’Italia e stiamo proseguendo la pianificazione, entro la fine dell’anno abbiamo in programma Gorizia Trieste un paio di date a Udine e Pordenone, abbiamo toccato la Toscana e siamo in trattativa con altre regioni, spero che anche attraverso Dol’s si riesca a fare azione divulgativa. Io sono a disposizione per qualsiasi informazione e contatto.

    La pubblicità sessista è un boomerang per l’azienda? O per i pubblicitario che la firma?
    Ne per l’uno ne per l’altro, la gente si scorda facilmente delle malefatte dei governati figurati della pubblicità. Esistono tecniche di marketing che creano appositamente situazioni di controversia in modo da essere molto presenti sulla stampa a costi irrilevanti rispetto ad una pianificazione pubblicitaria con lo stesso risultato di interesse. In Italia abbiamo qualche “ buon” esempio di praticanti questa tecnica.

    Nella prefazione del tuo libro, scritta da Elio Fiorucci, dice che pensa di essere stato il primo ad aver capito l’importanza dell’acquisto emozionale. E’ valido tutt’oggi oppure conta maggiormente il bombardamento pubblicitario mediatico? O assedio come lo definisci tu stesso.
    Io credo che Elio Fiorucci abbia agito “di pancia”, anzi ne sono sicuro. Il suo grande amore per la novità lo ha portato a mettere nei suoi negozi oggetti e atmosfere provenienti dai suoi viaggi, divenute storia. Oggi abbiamo sotto gli occhi multinazionali che studiando a tavolino persino le frasi di benvenuto dei loro commessi per ottenere lo stesso risultato che Elio ottenne nei suoi Negozi.

    In quanto all’assedio pubblicitario ti dirò che secondo me da una parte crea cecità da neve e dall’altra è lì apposta per fare in modo che sia talmente abitudinario vedere o sentire uno spot tormentone che abbassiamo le barrire e prima o poi andiamo a vedere se è vero che si può telefonare gratis a zero euro o a scoprire se il Saccoccio è commestibile. La verità è che nel mondo è diventato tutto molto più vicino molto più breve e molto più difficile. Questo non significa che tutto sia ammesso, anzi, abbiamo fior di creativi che fanno cose bellissime senza ledere la coscienza di nessuno. Ma un pensiero raffinato, frutto di uno studio approfondito del target, costa. La strada più breve costa sempre molto meno. La vera discriminante si chiama intenzione. L’intenzione di varcare volutamente la soglia del lecito o dell’etico implica una strategia a monte. Varcarla perché non si hanno idee oltre ad esporre un bel culo femminile è semplicemente pochezza. Non credi?

    Donne Donne pubblicità sessista
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    Caterina Della Torre
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    Proprietaria di www.dols.it di cui è direttrice editoriale e general manger Nata a Bari nel 1958, sposata con una una figlia. Linguista, laureata in russo e inglese, passata al marketing ed alla comunicazione. Dopo cinque anni in Armando Testa, dove seguiva i mercati dell’Est Europa per il new business e dopo una breve esperienza in un network interazionale di pubblicità, ha iniziato a lavorare su Internet. Dopo una breve conoscenza di Webgrrls Italy, passa nel 1998 a progettare con tre socie il sito delle donne on line, dedicato a quello che le donne volevano incontrare su Internet e non trovavano ancora. L’esperienza di dol’s le ha permesso di coniugare la sua esperienza di marketing, comunicazione ed anche l’aspetto linguistico (conosce l’inglese, il russo, il tedesco, il francese, lo spagnolo e altre lingue minori :) ). Specializzata in pubbliche relazioni e marketing della comunicazione, si occupa di lavoro (con uno sguardo all’imprenditoria e al diritto del lavoro), solidarietà, formazione (è stata docente di webmarketing per IFOA, Galdus e Talete). Organizzatrice di eventi indirizzati ad un pubblico femminile, da più di 10 anni si occupa di pari opportunità. Redattrice e content manager per dol’s, ha scritto molti degli articoli pubblicati su www.dols.it.

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