TI RICORDI? NON MI RICORDO!
Oliver Sacks ha scritto: “Si deve cominciare a perdere la memoria, anche solo brandelli dei ricordi, per capire che in essa consiste la nostra vita.
Senza memoria la vita non è vita. La nostra memoria è la nostra coerenza, la nostra ragione, il nostro sentimento, persino il nostro agire.”
1.Compila due elenchi riflettendo sulla tua vita: “mi ricordo/non mi ricordo”. Pensa ai piccoli momenti e ai grandi eventi, riporta alla memoria le persone e gli oggetti, i luoghi e i profumi.
Mi ricordo: l’odore del portatovagliolo di plastica che avevo all’asilo, l’albero che sembrava enorme nel giardino davanti alla biblioteca, il giorno in cui persi gli occhiali, le parole di Paolo, una Vigilia di Natale e la voglia assassina che mi saliva dentro…
Non mi ricordo: il nome della mia migliore amica alle elementari, com’è stato che mi sono innamorata di quel cretino di Paolo, dove avevo trovato il libro di Moby Dick che leggevo di nascosto pensando si trattasse di un libro proibito…
- Se invece di un elenco, vuoi scrivere un breve testo ottenendo un
“effetto speciale”-quella ridondanza dell’eco che in natura ci affascina e ci
ipnotizza-, puoi usare una forma retorica: l’anafora. L’anafora non è
nient’altro che la ripetizione di una stessa formula in posizioni limitrofe del
discorso.
I tuoi insegnanti te l’hanno sempre corretto: una ragione di più per
vedere «che effetto fa» trasgredire!
“Mi ricordo l’odore del portatovagliolo che avevo all’asilo, mi ricordo
dell’albero che mi sembrava enorme, mi ricordo…”

ANAFORA ECCELLENTE
Hai qualche dubbio sull’anafora? Dai un’occhiata a cosa ha scritto Georges Perec nel suo brillante Je me souviens, pubblicato da Hachette a Parigi nel 1978. Sì, proprio lui! Il grande scrittore francese che ha fatto dell’anafora un’arte. In Italia lo trovi con il titolo Mi ricordo, edito da Bollati Boringhieri nel 1988.

Ma chi è Georges Perec?
Una volta che lo conosci, non lo dimentichi più!
Perec era un vero vulcano di idee: sociologo di formazione, lavorava come documentalista al Centre National de la Recherche Scientifique (il CNR francese), ma non si è fermato lì. È stato anche saggista, enigmista, sceneggiatore, regista… insomma, un genio imprevedibile! Nato a Parigi il 7 marzo 1936 da genitori ebrei polacchi, ha vissuto un’infanzia segnata da grandi perdite: il padre morto in guerra, la madre deportata ad Auschwitz. Eppure, nonostante tutto, ha saputo trasformare il dolore in creatività. I suoi primi romanzi risalgono al periodo 1957-1961, ma il vero debutto arriva nel 1965 con Les Choses — un capolavoro fin da subito!
L’anno dopo entra a far parte dell’OULIPO (Ouvroir de Littérature Potentielle), un laboratorio di letteratura potenziale dove incontra menti brillanti come Raymond Queneau e Italo Calvino. Per anni si è mantenuto creando cruciverba e lavorando nella ricerca medica, ma nel 1978, con La vita, istruzioni per l’uso e la vittoria del prestigioso Premio Médicis, può finalmente dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. Un artista a tutto tondo, capace di spaziare dal teatro alla radio, dall’enigmistica alla musica. Purtroppo ci ha lasciati troppo presto, a soli 46 anni, per un tumore ai polmoni. Ma la sua eredità creativa continua a ispirare!
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