HOTEL BORGES UNA GEMMA RARA, GIORGIA E DAVIDE BRILLANO A TEATRO.
“ Fortunello d’oro , diamante nascosto, brilla se visto”.
Hotel Borges della Piccola Compagnia della Magnolia e’ uno spettacolo che scardina la logica per abbracciare l’assurdo, un viaggio tra il non sense, il dadaismo e il realismo magico.

Tra l ‘irriverenza di Petrolini, il fascino di Cocteau , la poesia sgangherata di Sgorbani, Arrabal e le visioni surreali di Fellini ci troviamo in un realismo anarchico e magico.
Non è una narrazione ma una visione: frammenti, immagini, accadimenti che si succedono con la leggerezza di un sogno e la potenza di un rituale artaudiano in un mondo eccentrico , un albergo della mente. Mi ha incantato e disorientato.
La regia e la drammaturgia di Giorgia Cerruti creano un’esperienza fluida e fisica, non solo di parole ma di lampi , immagini, senza una trama lineare ma con un senso profondo che scava nel cuore di ogni persona che guarda e ascolta e si sente dentro .

La scena è essenziale, e proprio per questo ci restituisce tutto: la terra, che ci ricorda che siamo terra, e la pietra d’oro in testa, che ci interroga sulla nostra preziosità. Davide Giglio porta in scena Fortunello, un personaggio fragile, comico, dorato, un portiere onirico che sembra uscire da una fiaba dadaista che fa sorridere e al tempo stesso commuovere con la forza di chi regge il palco da solo, Giglio ci accompagna in un viaggio intimo e universale, ricordando a tratti la presenza scenica, la delicatezza e la forza di Danio Manfredini e quella capacità di dialogare con le proprie ombre e di incarnare con leggerezza figure marginali e sospese portando nella comicità una profondità struggente da clown triste.
Come Manfredini nei suoi spettacoli storici Davide è solo in scena, ma mai veramente solo: c’è sempre un sogno con lui , e c’è soprattutto lo sguardo amorevole della regista Giorgia alla consolle con audio e luci, che potrebbe essere anche più in vista o sulla scena tanto elegante e attenta nel suo stare e creare .

Fortunello ci lascia con una domanda semplice e folgorante: qual è la mia pietra d’oro? Qual è la mia preziosità più grande?
Uno spettacolo che non va raccontato, ma attraversato. Una poesia visiva, un atto teatrale che si consuma e ci rimane addosso come polvere d’oro. Hotel Borges sfugge alle definizioni, e proprio per questo mi affascina. Il ritmo, volutamente irregolare, sembra giocare con il tempo e lo spazio come fossero vinili da scratchare. Tra le pieghe del nonsense e la malinconia di fondo, emerge una riflessione poetica sull’identità, sul viaggio della vita e forse sull’impossibilità stessa di arrivare dove desideriamo, ma non smettendo mai di brillare .
Una creazione che merita di essere vista, soprattutto da chi ama un teatro che sa mescolare poesia, comicità e visionarietà .
E quando usciamo ci accorgiamo di avere anche noi una piccola pietra d’oro nella testa.
Visto al teatro Franco Parenti il 15 Giugno 2025 .

Appunti teatrali di Elena Guerrini.