Close Menu
    Facebook X (Twitter) Instagram
    Trending
    • Sara, Chiara, Sophie e le altre: l’allarme atti persecutori
    • Black Bag – Doppio gioco
    • One to One: John & Yoko
    • ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE.In dialogo con Mariangela Gualtieri
    • Ri-creare la vita 
    • Ho visto un re
    • La Statuaria Torinese, una Disputa Femminista
    • Al Museo Archeologico dell’Agro Falisco, la mostra di Eugène Berman
    Facebook Instagram
    Dol's Magazine
    • Pari opportunità
      • DIRITTO
      • DONNE E POLITICA
      • DONNE E SPORT
      • PARITA’ DI GENERE
      • DONNE E FILOSOFIA
    • Lavoro
      • BANDI, CONCORSI E PREMI
      • DONNE E ARTE
      • DONNE E ARCHITETTURA
      • DONNE E DENARO
      • MAMME E LAVORO
      • IMPRENDITORIA FEMMINILE
      • RISORSE UMANE
    • Donne digitali
      • ARTE DIGITALE
      • INNOVAZIONE
      • TECNOLOGIA
    • Salute e benessere
      • FOOD
      • GINECOLOGIA
      • NUTRIZIONE
      • MENTAL TRAINER
      • PSICOLOGIA
      • SESSUOLOGIA
    • Costume e società
      1. AMBIENTE
      2. ATTUALITA’
        • Good news
        • Think positive
        • Bad news
      3. CULTURA
        • Libri
        • Film
        • I racconti di dols
        • Mostre
      4. LIFE STYLE
      5. SOLIDARIETA’
      6. VIAGGI
      7. FACILITIES
      Featured

      Sara, Chiara, Sophie e le altre: l’allarme atti persecutori

      By Alexia Di Filippo09/05/20250
      Recent

      Sara, Chiara, Sophie e le altre: l’allarme atti persecutori

      09/05/2025

      Black Bag – Doppio gioco

      08/05/2025

      One to One: John & Yoko

      07/05/2025
    • INIZIATIVE
      • CONDIVIDI CON DOL’S
      • EVENTI
        • Calendario eventi
      • TEST
      • LE DONNE ITALIANE
      • SCRIVILO SU DOL’S
        • Scritti su dol’s
    Dol's Magazine
    Home»Pari opportunità»i DIRITTI DELLE DONNE»Svestirsi degli stereotipi e dei ruoli di genere
    i DIRITTI DELLE DONNE

    Svestirsi degli stereotipi e dei ruoli di genere

    simonasforzaBy simonasforza10/10/2016Updated:10/10/20166 commenti8 Mins Read
    Facebook Twitter Pinterest LinkedIn Tumblr Email
    stereotipi-sessisti
    Share
    Facebook Twitter LinkedIn Pinterest Email

    E’ necessario si comprenda cosa sono gli stereotipi di genere, come si costruiscono e perché è così importante intervenire sin dalle prime fasi di vita.

    topcep

     

     

     

     

     

    Negli ipermercati e nei negozi di giocattoli spesso ci imbattiamo in colonne di prodotti segmentati per genere, ce ne accorgiamo con un semplice colpo d’occhio, colonne visibilmente colorate in maniera tipica per genere, con giocattoli spesso rigorosamente ordinati sulla base del destinatario ideale di genere. Addirittura c’è chi demarca nettamente i reparti Bambini/Bambine.
    Vorrei spiegare alcuni concetti brevemente, semplicemente, affinché si comprenda cosa sono gli stereotipi di genere, come si costruiscono e perché è così importante intervenire sin dalle prime fasi di vita. Perché non è così scontato e non si tratta delle solite elucubrazioni da femministe.
    Il genere è una costruzione socio-culturale, una serie di comportamenti indotti dalla comunità alla quale l’individuo appartiene e dalla cultura in cui è immerso. Questa costruzione attribuisce ad ognuno dei due sessi caratteristiche e capacità diverse. Una serie di caratteri che cambiano a seconda del periodo storico, dalla morale, della società. Insomma ciò che definisce regole e comportamenti “maschili” e “femminili” ha inizio sin dalla prima infanzia, tanti piccoli tasselli di genere che contribuiscono a formare l’identità di genere.
    Tutto può iniziare da piccolissimi, quando ci viene chiesto di essere conformi a un ideale, di maschio o di femmina, quando si avvertono i primi tentativi di segregazione per genere. L’uso dei colori, rosa per le bambine, azzurro per i bambini, è solo uno dei tasselli che di fatto creano una gabbia. Non è un problema di colore, ma di cosa c’è dietro l’uso dei colori, di cosa veicolano, di cosa sono impregnati. Quando si commercializzano libri come “Parole per Bimbe e Parole per Bimbi”, si compie un’operazione dalle ricadute non proprio innocue: come se lo sviluppo del linguaggio dovesse avvenire separatamente, come se fosse necessario sviluppare differenti qualità, orientamenti, lessico in funzione di ruoli, qualità, capacità e caratteristiche che da adulti dovranno essere ben distinte.
    Vestiti, giochi e giocattoli, attività e libri separati, differenziati per genere diventano l’humus di una cultura che separa e crea stereotipi che diventano sempre più difficili da cancellare. Nel caso ci si voglia discostare da questi schemi culturali, si correrà il rischio di essere visti come una anomalia. Invece, occorrerebbe incoraggiare sin da piccoli ad avere gusti e interessi autonomi, non indotti da una aspettativa sociale, che classifica in un determinato modo e che si attende comportamenti e idee stereotipate.
    Vi racconto un aneddoto: qualche tempo fa ero in un negozio di scarpe con mia figlia e una signora sconosciuta si è intromessa (non era una commessa), suggerendo a mia figlia un paio di scarpe rosa. Mia figlia ha risposto che il rosa non le piaceva, le preferiva bianche o color arancio.
    La signora ha iniziato un discorso non richiesto, stupendosi dei gusti di mia figlia, “com’è possibile che non ti piaccia il rosa, le bambine vogliono tutto rosa!” Avrei voluto risponderle: “si faccia i colori suoi”, poi ho optato per una versione più educata.
    Ho interrotto l’intermezzo della signora, sostenendo i gusti di mia figlia e dicendo che per fortuna abbiamo gusti diversi.
    Ecco, gusti, desideri, aspirazioni diverse, sapersi esprimere fuori dalla massa, da desideri e ideali indotti.
    Educare i bambini in modo conforme a ciò che sono le attese in base al genere di appartenenza impedisce che abbiano uno sviluppo autonomo, autentico, libero, in grado di esprimere la personalità e le capacità di ciascun individuo. Le sovrastrutture culturali determinano di fatto la costruzione di gabbie di genere, stereotipi che dal colore poi si riversano in ruoli codificati, separati, funzioni sociali diverse. L’attenzione a non imporre forme di segregazione per genere è essenziale perché poi ciascuno possa scegliere come essere, superando la dicotomia donna-natura-emotività-intuizione-bellezza-dolcezza-remissività-debolezza-dipendenza, uomo-ragione-forza-indipendenza-virilità-intelligenza-aggressività, lasciando che ciascuno possa crescere esprimendosi appieno e in totale libertà.
    Questo poi richiama il problema della rappresentazione delle bambine e delle donne. Resteremo fermi e impantanati nelle gabbie di genere se non cambierà e non si amplierà il modo in cui vengono raccontate, rappresentate le figure femminili, fuori dagli stereotipi, se non racconteremo che una bambina può aspirare alle stesse cose di un bambino, che non esistono mestieri da uomini e mestieri da donne, che non ci sono giochi da maschi e da femmine, che non ci sono comportamenti che si addicono a un genere piuttosto che all’altro, che i compiti di cura vanno condivisi, che non ci sono ruoli separati per genere, che ciascuno deve essere libero di esprimere se stesso indipendentemente da ciò che la broda culturale in cui è immerso gli richiede.
    Dobbiamo smontare gli stereotipi affinché tutti si sentano liberi di diventare ciò che desiderano, di fare il lavoro e gli studi che più ci interessano, di avere pari opportunità, di vedere le differenze come una ricchezza, di avere ruoli non fissi e codificati, stratificati in secoli di patriarcato, elementi ben analizzati dagli antropologi e dagli studi di genere. Il maschile e il femminile, ciò che è conforme ad un immaginario codificato, sono il prodotto della cultura dominante e dei rapporti di potere, degli squilibri di genere.
    Ogni stereotipo reca con sé delle radici storiche e culturali ben precise, da conoscere, analizzare, comprendere, per intervenire laddove si sono creati e perché.
    Quando bambini e bambine vivono immersi in culture che tendono a tenere distinti la ragione e l’emozione, la mente dal corpo, il sé dalle relazioni, e quando queste separazioni ineriscono all’identità di genere e ai ruoli che ci si attende da ciascun individuo, essi si sentiranno in un certo senso a vivere dissociandosi dagli aspetti di sé che li collocherebbero “fuori norma”, come maschi o come femmine. Fino a conformarsi per “essere come dovrei essere”. Come se ci fosse una sorta di iniziazione al patriarcato, condizionata dal genere e rafforzata dall’esclusione e dell’umiliazione, come sostiene Carol Gilligan.
    Questo crea un grande pericolo, la perdita di sé, temporanea o permanente. Quello che nella nostra adolescenza aveva una importanza enorme era l’appartenenza a un gruppo di amici, e spesso per poter essere adatt* ci siamo trovati a confrontarci con ciò che di noi poteva o meno essere accettabile o crearci qualche problema. Abbiamo rischiato di perdere la nostra voce e la nostra capacità di essere noi stessi, di smarrire il nostro sé, a furia di smussare o di apparire conformi.
    Riuscire a vedere chi è Jane veramente, affinché possa essere ciò che desidera, al di là di rappresentazioni stereotipate e fisse, al di là di aspettative preconfezionate e attese, nei media e nei libri scolastici. Qui un video del Geena Davis Institute che illustra bene la questione:

    Ampliamo gli orizzonti delle prossime generazioni, scriviamo un racconto a ruoli e prospettive aperte e libere.
    Spiegando che l’unica vera via di fuga da una vita “al guinzaglio degli stereotipi e dei ruoli precostituiti di genere” è non smettere mai di usare la propria testa, leggere tanto e domandarsi sempre il perché delle cose, per sapere dove ci si trova, per sapere chi si è davvero.
    Anche il linguaggio può aiutare in questo senso, se si inizia ad adoperarlo in modo diverso e consapevole. Qui un mio vecchio pezzo in merito.
    Ogni società elabora, mantiene e tramanda i suoi stereotipi attraverso vari canali, strumenti, il linguaggio in primis.

    Gli stereotipi consentono agli individui appartenenti a una comunità sociale di orientarsi e di mantenere un rapporto coerente con essa e di comprendersi a vicenda. Ma contribuiscono allo stesso modo a immobilizzare la società, cristallizzandola in una cultura e in valori che difficilmente vengono messi in discussione e che pertanto non permettono di mutare, perdurano da una generazione all’altra.

    I concetti di mascolinità e femminilità, categorie codificate dal contesto sociale, sono generalizzazioni e modelli ideali, cosa si addice a un comportamento maschile e femminile, un bavaglio che viene trasmesso attraverso le “agenzie di socializzazione”, quali la famiglia, la scuola, media e comunità religiose. Una cultura diffusa che permea le nostre vite.
    Il contrasto alle discriminazioni di genere e l’educazione alla parità partono sin da quando si è piccoli. Gli adulti quando si rapportano con i più piccoli devono riuscire a mettere da parte gli stereotipi di genere e la cultura assorbita nel corso della loro vita, “svestendosi” di questo fardello.
    Quindi, ben venga la decisione di Coop Lombardia di ritirare alcuni libri che veicolano stereotipi e ruoli di genere. http://www.affaritaliani.it/milano/rete_altri_animali/rosa-per-bimbe-azzurro-per-bimbi-coop-lombardia-stereotipi-di-genere-443651.html?refresh_ce
    Destrutturare gli stereotipi è importante perché significa comprendere appieno le origini delle discriminazioni, passo necessario per liberarci dalle gabbie che ci dicono non solo come siamo, ma come dovremmo essere sulla base del genere, ingenerando aspettative e imponendoci ruoli.
    Questo per secoli ha contribuito ad attribuire alla donna un dominio sil mondo interno e privato, delle relazioni e della sfera emotiva, mentre agli uomini si è destinato un dominio sul mondo esterno, produttivo, pubblico. Questo ci porta a ragionare sulla divisione sessuale del lavoro, tra lavoro riproduttivo, invisibile, non riconosciuto, non retribuito e lavoro produttivo, retribuito, garantito, socialmente riconosciuto e valorizzato. Una divisione che purtroppo non riesce ancora a trovare una soluzione per riequilibrare i pesi e i ruoli. Per questo è importante ragionare e investire in politiche di conciliazione e di condivisione.

    Per approfondire l’identità di genere qui un mio articolo.

    Share. Facebook Twitter Pinterest LinkedIn Tumblr Email
    Avatar photo
    simonasforza
    • Website
    • Facebook
    • X (Twitter)

    Blogger, femminista e attivista politica. Pugliese trapiantata al nord. Equilibrista della vita. Felicemente mamma e moglie. Laureata in scienze politiche, con tesi in filosofia politica. La scrittura e le parole sono sempre state la sua passione: si occupa principalmente di questioni di genere, con particolare attenzione alle tematiche del lavoro, della salute e dei diritti.

    Related Posts

    Il cognome materno è una questione politica

    07/04/2025

    Le dissonanze

    16/02/2025

    Le molestie sessuali e sessiste

    29/11/2024

    6 commenti

    1. Ned on 10/10/2016 15:00

      il genere maschile o femminile non è costruzione culturale, i ruoli di genere sì. Ci sono tanti modi di essere maschi e femmine quanti sono gli uomini e le donne nel mondo, modi più statisticamente frequenti e meno frequenti ma tutti genuini e da rispettare

      Reply
      • Avatar photo
        simonasforza on 10/10/2016 15:54

        Il sesso di una persona è costituito dal corredo genetico, un insieme di caratteri biologici, fisici e anatomici che producono il binarismo maschio/femmina.
        Il genere si costruisce mediante la cultura, le abitudini sociali, le tradizioni, la storia, che incentivano comportamenti spesso stereotipati. Il genere è qualcosa di fluido, un percorso, un processo che attraversa l’intera esistenza.
        https://simonasforza.wordpress.com/2014/10/24/doing-gender/

        Reply
        • Ned on 10/10/2016 18:31

          l’identità di genere non è imposta dalla cultura, anche in una cultura diversa da questa io sarei un uomo e lei una donna. Quello che cambia è il ruolo di genere, quel che va fatto è spiegare che un uomo è tale sia coi capelli corti che coi capelli corti,è tale se fa il casalingo o l’astronauta, idem per le donne

          Reply
          • Ned on 10/10/2016 18:32

            è tale sia coi capelli corti che coi capelli lunghi

            Reply
    2. Pingback: Svestirsi degli stereotipi e dei ruoli di genere | Nuvolette di pensieri

    3. Pingback: Cose che noi uomini possiamo fare – Il Maschio Beta

    Leave A Reply Cancel Reply

    Captcha in caricamento...

    Donne di dols

    Dols magazine
    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    Terrazzo un fiore Terrazzo un fiore
    https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gi https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gioco/

E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
    https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yok https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yoko/
C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
    “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
“ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
    Mariangela Gualtieri Mariangela  Gualtieri
    Post su Instagram 18054001580213162 Post su Instagram 18054001580213162
    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

https://www.dols.it/2025/05/04/la-statuaria-torinese-una-disputa-femminista/
    Post su Instagram 18064505543304814 Post su Instagram 18064505543304814
    https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/ Ti sei https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/

Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
    Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno di sottomettere l’altro prevale sul desiderio di incontrarlo. L’essere umano, illuso di essere superiore, continua a esercitare la sua necessità di dominio, dimenticando il significato profondo di parole come umiltà, equità, umanità, uguaglianza. E proprio perché questi valori sono diventati rari, siamo costretti a ribadirli, a insegnarli, a difenderli.
https://www.dols.it/2025/04/30/il-valore-del-rispetto-in-un-mondo-che-ha-dimenticato-lumanita/
    Si approssima maggio Si approssima maggio
    Papa Francesco è stato raccontato al cinema da au Papa Francesco è stato raccontato al cinema da autori come Wim Wenders, Gianfranco Rosi e Daniele Luchetti, perché la sua figura ha esercitato un forte impatto non solo sulla Chiesa cattolica, ma anche sulla società laica credente e non credente e sulla politica mondiale.

https://www.dols.it/2025/04/26/chiamatemi-francesco-il-papa-della-gente/
    Oratorio Filippo Neri a Torino Oratorio Filippo  Neri  a Torino
    Da Picasso a Wothol aTorino https://abbonamentomu Da Picasso  a Wothol aTorino https://abbonamentomusei.it/mostra/forma-e-colore/
    Cherasco Cherasco
    CHERASCO PIEMONTE CHERASCO PIEMONTE
    Tra pregiudizi di genere e grande determinazione Tra pregiudizi di genere e grande determinazione

Cambiare vita, dare spazio ai propri desideri e fare quello che davvero ci piace è il sogno di molti,
ma realtà per pochi. Lo conferma l’analisi di Hays Italia in collaborazione con Serenis, il 40% degli
intervistati non è per nulla contento della propria condizione lavorativa e il 60% pensa con
regolarità a un cambio radicale della propria esistenza.

https://www.dols.it/2025/04/16/francesca-rizzo-imprenditrice-di-successo-a-bali/
    Negli ultimi tempi, ho avuto lunghe conversazioni Negli ultimi tempi, ho avuto lunghe conversazioni con mia cugina, che vive in Germania. Lei è alevita e ha sposato un ragazzo sunnita originario di Erzurum. Eppure, nonostante entrambi appartengano al popolo curdo, le differenze religiose sono bastate a creare muri. La famiglia del marito fatica ad accettarla, ritenendo gli aleviti culturalmente ed eticamente inferiori. Questo mi ha portato a riflettere su una dinamica universale: la tendenza dell’essere umano a costruire confini invisibili, a classificare, separare, giudicare.

Quante volte, da immigrati, ci siamo sentiti dire: “Se tutti fossero come voi, così integrati, sarebbe diverso”? Quante volte il nostro valore è stato misurato in base alla capacità di adattarci, di “assomigliare” alla cultura dominante? Ma questa non è una dinamica esclusiva delle migrazioni o della religione. Ovunque, gruppi diversi si osservano con sospetto. Il “diverso” fa paura.

Se ci spostassimo in un villaggio del Togo, del Senegal, del Congo, del Tibet, della Birmania o del Perù, troveremmo le stesse dinamiche: anche all’interno della stessa etnia, le tribù si guardano con diffidenza. Come se l’altro fosse meno degno, meno umano. È un istinto antico, quasi animale, nato dal bisogno di proteggere il proprio spazio. Ma qui nasce il paradosso: gli animali conoscono il proprio territorio e lo rispettano. Noi esseri umani, invece, non facciamo altro che invadere, appropriandoci, giudicando, alimentando paure e pregiudizi grandi come montagne.
https://www.dols.it/2025/04/16/pregiudizi-paura-e-confini-invisibili-il-difficile-cammino-dellumanita-verso-laccettazione/

⸻
    Regia di Guido Chiesa Prodotto da Iginio Straffi e Regia di Guido Chiesa
Prodotto da Iginio Straffi e Alessandro Usai
Con Micaela Ramazzotti, Edoardo Leo, Gloria Harvey, Andrea Pisani, Anna Bonaiuto
Al cinema dal 17 aprile
https://www.dols.it/2025/04/15/30-notti-con-il-mio-ex/
    https://www.dols.it/2025/04/14/shirin-neshat-a-mil https://www.dols.it/2025/04/14/shirin-neshat-a-milano-al-pac-con-body-of-evidence/

E’ la prima ampia mostra personale in Italia dell’artista iraniana; che attraverso le sue opere filmiche e fotografiche esplora le rappresentazioni identitarie del femminile e del maschile nella sua cultura.
    Carica altro Segui su Instagram
    Quando verrà la fin di vita

    non fu l’amore

    Non fu l'amore
    non fu l'amore

    Di cibo e di amore

    Di cibo e di amore - Marta Ajò - copertina

    CHI SIAMO
    • La Redazione
    • La storia di Dol’s
    • Le sinergie di dol’s
    • INFORMATIVA PRIVACY
    • Pubblicizza su Dol’s Magazine
    • Iscriviti a dol’s

    Questo sito non è una testata giornalistica e viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale.
    Pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7.03.2001
    © 2025 Dol's Magazine. All Rights Reserved. Credits: Dol's Magazine

    Questo sito non è una testata giornalistica e viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale.
    Pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7.03.2001
    © 2025 Dol's Magazine. All Rights Reserved. Credits: Dol's Magazine

    Type above and press Enter to search. Press Esc to cancel.

    Questo sito utilizza cookie, eventualmente anche di terze parti, per offrirti una migliore esperienza di navigazione.
    Per saperne di più clicca qui, procedendo nella navigazione o cliccando su OK acconsenti all’uso di tutti i cookie.
    OK