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    Dol's Magazine
    Home»"D" come Donna»Una vita blindata per fare giustizia
    "D" come Donna

    Una vita blindata per fare giustizia

    Caterina Della TorreBy Caterina Della Torre15/03/2016Updated:15/03/2016Nessun commento5 Mins Read
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    valeria-grasso- vita-blindata
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    La Mafia non è una fiction: storia di una donna in gamba che ha saputo ribellarsi al racket.

    Denunciare la Mafia è facile a dirsi, ma spesso non a farsi, sia che tu sia vittima di suprusi sia che si faccia parte di una famiglia mafiosa e se ne voglia uscire.

    Vi raccontiamo adesso la storia di Valeria Grasso, palermitana che ha detto no alla mafia, coinvolgendo ma essendone supportata la sua famiglia, i suoi figli.

    Una bella donna oltre i quaranta anni, con tre  figli  che al momento della sua denuncia  erano piccoli ma che cresciuti, dopo anni di lontananza da casa  perchè mandati in case protette, sono voluti tornare. E Valeria, li ha accontentati, vivendo una vita protetta, controllata  a vista dalle guardie del corpo.

    Valeria era una imprenditrice di Palermo che lavorava nel campo del fitness e gestiva due palestre, che ricadevano proprio nel territorio controllato dalla famiglia di San Lorenzo, prima dalla famiglia Madonia e poi da quella dei Lo Piccolo, nomi che a noi non dicono molto ma che nell’area delle due famiglia mafiose volevano dire tutto.

    Ci racconti la tua storia?
    E’ cominciata 14 anni fa quando i miei figli erano molto piccoli.
    Tornata a Palermo da Catania  dove vivevo decisi di prendere in affitto una palestra nel quartiere di San Lorenzo nel bel mezzo della Piana dei Colli, un tempo residenza di famiglie nobiliari di Palermo. I proprietari fanno parte della famiglia Madonia-Di Trapani, che  non conoscevo ma erano molto importanti nell’area.

    I problemi quando si sono cominciati a presentare?
    Dopo aver preso possesso dei locali e dell’attrezzature della palestra cominciai a lavorare. Tutto procedette bene fino a quando cominciai ad avere dei piccoli problemi dovuti a lavoretti da fare nella palestra. Per le riparazioni, ecco che si fecero avanti gli angeli custodi, ossia coloro che mi  avevano  affittato  la palestra e la famiglia dei Madonia, che guarda caso possedeva un appartamento proprio sopra la palestra e che mi propose  di abitarlo.

    Si dimostrarono disponibili tanto da  sembrare veramente delle persone per bene.  Andai ad abitare in quella casa sopra la palestra e la ristrutturai.

    Di tanto in tanto la Palestra aveva  bisogno di alcune riparazioni che la famiglia Madonia compiva, facendole pagare un occhio della testa fino al punto di perdere il conto.

    utro_catene_viminaleUna sera di punto in bianco mi trovai nelle condizioni di lasciare nel più breve tempo possibile l’abitazione che i Madonia-Di Trapani mi  avevano locato. La scusa era che doveva andare ad abitarci una figlia. Mi sobbarcai  quindi delle spese per cambiare appartamento ed affittarne uno nuovo.

    Diversi giorni dopo venni messa al corrente del fatto che la palestra era stata sequestrata e che da quel momento  dovevo avere rapporti solo col tribunale per quanto riguardava il pagamento della locazione della palestra. E’ proprio da quello momento che cominciarono i guai seri per me, che oltre a pagare un affitto al curatore dello stato dovetti continuare  a pagare una pigione alla famiglia mafiosa dei Madonia-Di Trapani. Mi avviavo  quindi verso una catastrofe economica.  Avvilita,  decisi di vendere l’attività della palestra. Trovai un acquirente giovane e che mi dette un acconto sul prezzo pattuito. Nel frattempo i vecchi proprietari mi  fecero  sapere di comunicare all’acquirente che doveva continuare a versare anche lui la doppia pigione.

    A questo punto non ci stetti più:  non potevo scaricare sulle spalle di quel giovane un peso cosi enorme.

     E allora cosa decidetti di fare?

    Restituituii  l’acconto ricevuto e mi recai dai carabinieri a denunciare il tutto. Vennero arrestati gli esattori materiali ed i mandanti che erano le famiglie Madonia-Di Trapani, che  ebbero condanne per diverse decine di anni di galera.

    E come spesso succede soprattutto in Sicilia il denunciante, l’imprenditore che decide di ribellarsi al racket, spenti i riflettori, ritorna ad essere solo?

    Sì, ma  non mi persi d’animo: scrissi  a tutti, sono stata davanti alle telecamere per raccontare la mia storia, ho parlato con la commissione antimafia, ho contattato le varie associazioni antimafia che ci sono sul territorio le quali, passato il primo momento, mi  hanno lasciato ancora più sola. Andai quindi  a Roma ad incatenarmi davanti al parlamento, ottenendo di essere ricevuta  dal ministro D’Urso.

    Dopo essere stata accusata di smanie di protagonismo, di volere sfruttar la sua storia per fini commerciali, venni finalmente  ammessa ad un piano di protezione come testimone di giustizia. Sono dovuta stare molto tempo in località protetta, io e i miei figli  Dopo anni ho chiesto di tornare e mi hanno assegnato la guardia del corpo.

    Valeria, ma come ce l’hai fatta..

    La forza me l’hanno data i miei figli ed una forza che mi deriva probabilmente dal fatto di non riuscire a vedere un futuro per  loro. Ero preoccupata per loro e per quello che avrebbero potuto vivere. E sono convinta di aver fatto bene.

    Cosa ti manca?
    Un passeggiata in bicicletta per esempio Cose normale che molti danno per scontate.

    Ora cosa fai?
    Lavoro in Regione. Sono rientrata sotto la legge Crocetta per la ricollocazione dei testimoni di Giustizia. faccio la dipendente..mi manca un po’ il mio lavoro imprenditoriale, sebbene una delle  palestre la  gestica mia figlia grande.

    E gli altri figli cosa vogliono fare?

    Il maschio il poliziotto, La piccolina ancora non so.

    Sei stata brava, coraggiosa e brava..
    Sono stata supportata dai figli che hanno supportato  le mie scelte. Hanno imparato però a non cedere ai compromessi e a fidarsi della giustizia.  E’ stata un’esperienza dura ma che li ha fortificati molto. Mi vogliono molto bene e mi ammirano. I genitori devono dare il buon esempio.

     

     

     

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    Caterina Della Torre
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    Proprietaria di www.dols.it di cui è direttrice editoriale e general manger Nata a Bari nel 1958, sposata con una una figlia. Linguista, laureata in russo e inglese, passata al marketing ed alla comunicazione. Dopo cinque anni in Armando Testa, dove seguiva i mercati dell’Est Europa per il new business e dopo una breve esperienza in un network interazionale di pubblicità, ha iniziato a lavorare su Internet. Dopo una breve conoscenza di Webgrrls Italy, passa nel 1998 a progettare con tre socie il sito delle donne on line, dedicato a quello che le donne volevano incontrare su Internet e non trovavano ancora. L’esperienza di dol’s le ha permesso di coniugare la sua esperienza di marketing, comunicazione ed anche l’aspetto linguistico (conosce l’inglese, il russo, il tedesco, il francese, lo spagnolo e altre lingue minori :) ). Specializzata in pubbliche relazioni e marketing della comunicazione, si occupa di lavoro (con uno sguardo all’imprenditoria e al diritto del lavoro), solidarietà, formazione (è stata docente di webmarketing per IFOA, Galdus e Talete). Organizzatrice di eventi indirizzati ad un pubblico femminile, da più di 10 anni si occupa di pari opportunità. Redattrice e content manager per dol’s, ha scritto molti degli articoli pubblicati su www.dols.it.

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