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    Home»Salute e benessere»194 – Sullo stato di obiezione e di sanzione
    Salute e benessere

    194 – Sullo stato di obiezione e di sanzione

    simonasforzaBy simonasforza19/02/2016Updated:19/02/20161 commento8 Mins Read
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    194 e consultori
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    Le donne sono tornate ad abortire clandestinamente, perché l’iter previsto dalla 194 è diventato un percorso ad ostacoli.

    Il 6 febbraio è entrato in vigore un decreto http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/1/22/16G00011/sg che depenalizza, tra gli altri, il reato di aborto clandestino (Art. 19, co. 2, della legge 194/1978). La donna che ricorre ad aborto clandestino viene punita con una sanzione amministrativa, anziché con una multa di rilievo penale. Peccato che l’ammontare della sanzione è stato innalzato e può raggiungere anche i 10.000 euro.

    Una scelta politica che di fatto colpisce le donne, senza indagare su cosa genera il ritorno agli aborti clandestini, senza ragionare sui livelli a cui è giunta l’obiezione di coscienza. Le donne sono tornate ad abortire clandestinamente, perché l’iter previsto dalla 194 è diventato un percorso ad ostacoli. Viviamo in uno Stato in cui la salute e la vita delle donne sono in pericolo, come se la loro salvaguardia non sia una priorità, come se in qualche modo queste siano questioni secondarie, di serie B.

    Abbiamo visto l’inchiesta andata in onda lo scorso 17 gennaio all’interno della trasmissione Presa Diretta. Nulla di nuovo per coloro che seguono da tempo la vicenda della 194, una legge dello Stato italiano svuotata e ostacolata in ogni modo da un numero sempre crescente di obiettori di coscienza.

    Alla fine del 2015 avevo pubblicato e parlato dei dati in Lombardia, con gravi problemi causati dagli alti numeri di obiettori, ma anche con gravi inefficienze nella somministrazione della RU486 QUI https://simonasforza.wordpress.com/2015/11/11/i-risultati-di-unapplicazione-ideologica-della-194/ .

    Continuiamo da anni a denunciare lo stato delle cose, c’è chi si adopera per capire meglio cosa accade nelle varie strutture, chi come ho già segnalato ha creato un blog per fare una inchiesta a 360° sull’aborto QUI, ci sono associazioni come Laiga e Vita di donna che fanno trincea e tengono alta l’attenzione su questo tema. Ma per molte donne oggi non è più tra le priorità, perché si pretende che tutto si risolva con l’educazione alla contraccezione, che tra l’altro manca. Ma sappiamo che questo non è tutto, che tutto può accadere e che la facoltà di scegliere di interrompere una gravidanza e di poter essere seguita adeguatamente sono diritti fondamentali, perché la salute psico-fisica della donna viene prima di tutto, in uno Stato in cui questo è normato da una legge in vigore dal 1978 e che deve garantirne la piena applicazione. Pertanto, in un contesto di questo tipo:

    – in cui manca un’educazione capillare alla contraccezione, alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, che siano declinate al femminile e al maschile;
    – con cifre di obiezione che spingono alla migrazione interregionale per poter ottenere nei tempi di legge una prestazione prevista nei LEA;
    – con consultori che salvo rare eccezioni (in Piemonte o nel Lazio dove Marta Bonafoni si sta impegnando molto a riguardo), sono in sofferenza e con servizi variegati da regione a regione;
    – donne immigrate senza permesso di soggiorno, spesso schiave della prostituzione e vittime di tratta, senza documenti, che ricorrono agli aborti clandestini per paura di rivolgersi alle strutture ospedaliere;
    – kit faidate per abortire acquistabili online;
    – numeri del Ministero che tendono a sottostimare il fenomeno del ritorno consistente degli aborti clandestini (aumentano gli aborti spontanei, di cui una percentuale è sicuramente addebitabile ad aborti casalinghi finiti con l’arrivo in pronto soccorso per gravi emorragie o infezioni);

    Cosa è prioritario per lo Stato?

    Nel comunicato stampa a ridosso del varo del decreto del Governo leggiamo (http://www.governo.it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-100/3970):

    “L’obiettivo della riforma è quello di trasformare alcuni reati in illeciti amministrativi, anche per deflazionare il sistema penale, sostanziale e processuale, e per rendere più effettiva la sanzione. Si ritiene infatti che rispetto a tali illeciti abbia più forza di prevenzione, generale e speciale, una sanzione certa in tempi rapidi che la minaccia di un processo penale che per il particolare carattere dell’illecito e per i tempi stessi che scandiscono il procedimento penale rischia di causare la mancata sanzione.”

    Ci viene venduta questa innovazione come una miglioria, ci viene suggerito che la certezza della sanzione e la riduzione dei tempi possano diventare un deterrente, che possano addirittura avere uno scopo preventivo. Non è l’educazione a una contraccezione diffusa, non è l’assicurare un servizio efficiente e che sappia essere vicino alla donna nel modo giusto, ma la sanzione che previene tutto. Se l’obiettivo dichiarato è quello di dare un taglio a tutti i giudizi che altrimenti intaserebbero la macchina giudiziaria, al contempo si toglie alla donna la possibilità di spiegare le cause che l’hanno portata alla clandestinità, non si fa luce su quanti ostacoli di fatto rendono preferibile per molte donne abbandonare l’iter previsto dalla legge. Quindi, anziché capire cosa genera questo innalzamento degli aborti clandestini, senza ragionare su un contesto che fa acqua da tutte le parti, si commina una sanzione e non ci si pensa più.

    Ci teniamo le cliniche clandestine, i rischi per la salute, i danni psico-fisici a carico delle donne, le violenze a cui sono sottoposte le donne che decidono di abortire, la colpevolizzazione ad oltranza della donna e solo della donna, come sempre, come se si concepisse per riproduzione asessuata.

    Che lo Stato non voglia vedere, che lo Stato voglia far cassa da questo stato di cose, da un disservizio che andrebbe sanato e non alimentato, è inaccettabile. A questo punto suggeriamo che i soldi derivanti da questa nuova sanzione confluiscano in un fondo destinato all’educazione alla contraccezione. Siamo di fronte a un deserto, non piace il profilattico, non piace la contraccezione ormonale e non, non piace la contraccezione d’emergenza perché è anche questo un percorso ad ostacoli, il coito interrotto è la regola, c’è un ritorno a un’ignoranza preoccupante per quanto riguarda la consapevolezza del proprio corpo e della sessualità, come pensiamo di andare avanti? I ragazzi non sanno nemmeno cosa sia la visita dall’andrologo, le ragazze indugiano per anni prima di fare una visita dal ginecologo, non conoscono rischi, patologie, non imparano ad ascoltare il proprio corpo, non sono aiutati a comprendere troppe cose di sè.

    Ancora una volta lo Stato preferisce soprassedere e preoccuparsi di sanzionare anziché provvedere a sanare a monte la situazione. Se l’IVG rientra nei LEA (livelli essenziali di assistenza), lo Stato deve garantire la sua piena e celere applicazione, l’obiezione ha prodotto già una infinità di violenze. E se vogliamo fare uno sforzo in chiave di prevenzione, avviamo campagne di sensibilizzazione, educazione a una buona contraccezione/sessualità e alla protezione dalle malattie a trasmissione sessuale. Inoltre, diamoci una mossa a sostituire i contraccettivi ormonali obsoleti con quelli a basso dosaggio nei prontuari dei farmaci che passa il SSN. Investiamo nel necessario ricambio generazionale dei medici non obiettori, per non ritrovarci a brevissimo senza più operatori che applichino la 194. Lo assicuriamo o ce ne laviamo le mani?

    Cerchiamo di garantire un’ assistenza umana alle donne, non deve accadere quello che è successo a Laura Fiore e a tante altre.

    Ricordiamo che molto spesso dietro l’obiezione non ci sono ragioni confessionali, ma direi più legate alla carriera. Le discriminazioni che pesano su chi non è obiettore sono fortissime, come stare in trincea, vieni ghettizzato. In Lombardia sappiamo bene come una pseudo appartenenza confessionale e affari/successo vadano sotto braccio. Infine, l’obiezione costa, costa molto se pensiamo a tutti i medici gettonisti che sono chiamati a fornire una prestazione prevista dalla legge italiana, ma che medici regolarmente assunti nella sanità pubblica non forniscono. Per non parlare dei milioni di euro elargiti alle cliniche private convenzionate per fornire il servizio di IVG. Andiamo a vedere in Svezia come vanno le selezioni per le scuole di specializzazione per i ginecologi.

    L’obiezione di coscienza, “clausola di salvaguardia” introdotta per garantire la scelta dei medici che operavano già prima dell’introduzione della 194 è rimasta lì, e nel tempo anziché affievolirsi, si è rafforzata.

    Il Consiglio d’Europa dichiara che l’Italia sta violando la legge perché a causa della troppa presenza di medici obiettori non viene garantita l’applicazione della legge 194 in maniera uniforme in tutto il territorio nazionale. L’Italia ha violato l’articolo 11 della Carta sociale europea che assicura il diritto alla salute perché ha mancato di mettere in atto le misure necessarie per consentire l’interruzione di gravidanza laddove siano presenti obiettori di coscienza. Lo ha stabilito, con decisione depositata il 10 marzo 2014, il Comitato europeo dei diritti sociali nel ricorso n. 87/2012.

    Nel 2015 ben due risoluzioni europee hanno ribadito che le donne devono avere pieno controllo sulle proprie scelte in merito ai loro diritti sessuali e riproduttivi, attraverso un libero accesso alla contraccezione e alle interruzioni di gravidanza. (Risoluzioni Tarabella e Panzeri)

    E mentre i no-choice periodicamente manifestano indisturbati insieme a Forza Nuova per cancellare la 194, ai nostri presidi siamo sempre in poche, la gente si ferma a chiedere i motivi per cui siamo lì, a volte sembra di vivere nel medioevo. Così si perdono i diritti, dimenticandosi di averli e di aver combattuto per essi. E anche questa è violenza, perché significa continuare a esercitare un potere, un controllo sui corpi delle donne, una cieca disapplicazione dei suoi diritti e della tutela della sua salute.

    Pretendiamo la copertura del servizio nelle strutture pubbliche, basta gettonisti o contributi alle strutture private convenzionate: i soldi che si risparmierebbero potrebbero essere investiti in programmi di educazione sessuale e alla contraccezione nelle scuole, o per potenziare le attività di formazione fatte dai consultori, che non hanno risorse a sufficienza.

    ‪#‎NOblameONwome

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    simonasforza
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    Blogger, femminista e attivista politica. Pugliese trapiantata al nord. Equilibrista della vita. Felicemente mamma e moglie. Laureata in scienze politiche, con tesi in filosofia politica. La scrittura e le parole sono sempre state la sua passione: si occupa principalmente di questioni di genere, con particolare attenzione alle tematiche del lavoro, della salute e dei diritti.

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    1 commento

    1. Pingback: Una sanzione e passa la paura della clandestinità | Nuvolette di pensieri

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    Donne di dols

    Dols magazine
    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    Terrazzo un fiore Terrazzo un fiore
    https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gi https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gioco/

E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
    https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yok https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yoko/
C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
    “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
“ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
    Mariangela Gualtieri Mariangela  Gualtieri
    Post su Instagram 18054001580213162 Post su Instagram 18054001580213162
    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

https://www.dols.it/2025/05/04/la-statuaria-torinese-una-disputa-femminista/
    Post su Instagram 18064505543304814 Post su Instagram 18064505543304814
    https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/ Ti sei https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/

Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
    Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno di sottomettere l’altro prevale sul desiderio di incontrarlo. L’essere umano, illuso di essere superiore, continua a esercitare la sua necessità di dominio, dimenticando il significato profondo di parole come umiltà, equità, umanità, uguaglianza. E proprio perché questi valori sono diventati rari, siamo costretti a ribadirli, a insegnarli, a difenderli.
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    Papa Francesco è stato raccontato al cinema da au Papa Francesco è stato raccontato al cinema da autori come Wim Wenders, Gianfranco Rosi e Daniele Luchetti, perché la sua figura ha esercitato un forte impatto non solo sulla Chiesa cattolica, ma anche sulla società laica credente e non credente e sulla politica mondiale.

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    Tra pregiudizi di genere e grande determinazione Tra pregiudizi di genere e grande determinazione

Cambiare vita, dare spazio ai propri desideri e fare quello che davvero ci piace è il sogno di molti,
ma realtà per pochi. Lo conferma l’analisi di Hays Italia in collaborazione con Serenis, il 40% degli
intervistati non è per nulla contento della propria condizione lavorativa e il 60% pensa con
regolarità a un cambio radicale della propria esistenza.

https://www.dols.it/2025/04/16/francesca-rizzo-imprenditrice-di-successo-a-bali/
    Negli ultimi tempi, ho avuto lunghe conversazioni Negli ultimi tempi, ho avuto lunghe conversazioni con mia cugina, che vive in Germania. Lei è alevita e ha sposato un ragazzo sunnita originario di Erzurum. Eppure, nonostante entrambi appartengano al popolo curdo, le differenze religiose sono bastate a creare muri. La famiglia del marito fatica ad accettarla, ritenendo gli aleviti culturalmente ed eticamente inferiori. Questo mi ha portato a riflettere su una dinamica universale: la tendenza dell’essere umano a costruire confini invisibili, a classificare, separare, giudicare.

Quante volte, da immigrati, ci siamo sentiti dire: “Se tutti fossero come voi, così integrati, sarebbe diverso”? Quante volte il nostro valore è stato misurato in base alla capacità di adattarci, di “assomigliare” alla cultura dominante? Ma questa non è una dinamica esclusiva delle migrazioni o della religione. Ovunque, gruppi diversi si osservano con sospetto. Il “diverso” fa paura.

Se ci spostassimo in un villaggio del Togo, del Senegal, del Congo, del Tibet, della Birmania o del Perù, troveremmo le stesse dinamiche: anche all’interno della stessa etnia, le tribù si guardano con diffidenza. Come se l’altro fosse meno degno, meno umano. È un istinto antico, quasi animale, nato dal bisogno di proteggere il proprio spazio. Ma qui nasce il paradosso: gli animali conoscono il proprio territorio e lo rispettano. Noi esseri umani, invece, non facciamo altro che invadere, appropriandoci, giudicando, alimentando paure e pregiudizi grandi come montagne.
https://www.dols.it/2025/04/16/pregiudizi-paura-e-confini-invisibili-il-difficile-cammino-dellumanita-verso-laccettazione/

⸻
    Regia di Guido Chiesa Prodotto da Iginio Straffi e Regia di Guido Chiesa
Prodotto da Iginio Straffi e Alessandro Usai
Con Micaela Ramazzotti, Edoardo Leo, Gloria Harvey, Andrea Pisani, Anna Bonaiuto
Al cinema dal 17 aprile
https://www.dols.it/2025/04/15/30-notti-con-il-mio-ex/
    https://www.dols.it/2025/04/14/shirin-neshat-a-mil https://www.dols.it/2025/04/14/shirin-neshat-a-milano-al-pac-con-body-of-evidence/

E’ la prima ampia mostra personale in Italia dell’artista iraniana; che attraverso le sue opere filmiche e fotografiche esplora le rappresentazioni identitarie del femminile e del maschile nella sua cultura.
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