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    Home»Donna e lavoro»Risorse umane»Ho il colloquio e non so cosa mettermi!
    Risorse umane

    Ho il colloquio e non so cosa mettermi!

    Maria MattoliBy Maria Mattoli14/09/2015Nessun commento6 Mins Read
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    colloquio-lavoro
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    Il modo di vestire a colloquio non garantisce il buon esito dell’intervista stessa, ma è una buona base da cui partire

    Quante volte il giorno prima del colloquio avrete pensato una cosa del genere? (Già il fatto che ci abbiate pensato in anticipo è positivo, perché è buona cosa non improvvisare in questa materia).
    Tante volte avete letto qua e là che non bisogna avere un abbigliamento troppo aggressivo o seduttivo, indossare colori troppo accesi, farsi il bagno col profumo, truccarsi troppo pesantemente e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo è giusto… ma vi siete mai chieste il perché?
    Il modo di vestire a colloquio non garantisce il buon esito dell’intervista stessa, ma è una buona base da cui partire. Perché per quanto il selezionatore che avete davanti possa essere freddo, lucido ed obiettivo, in ogni caso dal vostro modo di presentarvi si farà un impressione o nel peggiore dei casi dei pregiudizi su di noi. Inoltre, visto che davanti a voi non avrete di certo un Robot senza emozioni, senza vista, tatto e olfatto, potreste innescare il pericolosissimo effetto alone. Ma di che cosa si tratta?
    Un esempio. Immaginate un profumo (di quelli in commercio) che proprio non vi piace o addirittura vi nausea; immaginate che lo stesso profumo sia quello di una vostra collega che odiate o di una persona che proprio non sopportate. Ora mettetevi nei panni del selezionatore, che è pur sempre un essere umano: se voi vi spruzzaste proprio di quel profumo che lui odia ed entraste nella stanza, sicuramente i meccanismi del suo inconscio si scatenerebbero, piu’ o meno lievemente, in negativo. A volte, questo effetto negativo si estende inconsciamente a tutto il colloquio e la persona che deve valutare ne viene colpita, coprendo con una sorta di alone negativo tutto il resto dell’intervista. Questo principio può valere per il colore della giacca che indossate, per l’odore di fumo del vostro alito, per il piercing al naso, per il vostro tatuaggio o per il vostro abbigliamento sfrontato o inadeguato. (Vero è che l’effetto alone a volte opera anche in senso contrario e positivo, ma non conoscendo chi avete davanti e non avendo una palla di vetro per capire qual è il suo profumo ideale, meglio non innescarlo proprio). Capito perché è meglio lasciare il profumo nella boccetta?
    Dunque, cosa mi metto?
    L’ideale sarebbe conoscere l’ambiente professionale per il quale sosterremo il colloquio: se si tratta ad esempio di una posizione lavorativa in ambito aziendale, finanziaria o in un ufficio tradizionale (immaginiamo ad esempio uno studio legale), il nostro abbigliamento deve essere formale e sobrio, in una parola professionale. Se si tratta di un posto di lavoro in ambito più informale (immaginiamo per fare la venditrice in un supermercato), il livello di sobrietà si può anche abbassare, ma se siamo nel dubbio o non abbiamo idea di quello che troveremo, meglio sterzare per l’abbigliamento più formale, con cui non si sbaglia mai… poi si fa sempre in tempo a togliersi la giacca del Tailleur.
    Visto che non vogliamo innescare il nostro acerrimo nemico effetto alone, privilegiamo colori neutri, come grigio, nero, blu scuro, marrone, verde scuro. Indossiamo un Tailleur o uno abito spezzato ma pur sempre coordinato, una bella camicia o maglia bianca per non sbagliare e curiamo gli accessori (scarpe, borse ecc.). Il blu elettrico, il rosso, il giallo e tutti i colori dell’arcobaleno teniamoli in serbo per altre occasioni, come i vestiti succinti, le minigonne, i top che mostrano l’ombelico e via dicendo. Anche d’estate, è consigliabile non scoprire le spalle, non indossare gonne al di sopra del ginocchio, non azzardare scollature da paura.

    Per il resto, cerchiamo di curare i dettagli:
    – Facciamoci una bella doccia prima del colloquio, avremo un odore fresco e gradevole e ci aiuterà a rilassarci e a scaricare via la tensione;
    – Siamo a posto con la nostra folta criniera: non dico che dobbiamo per forza fare una capatina dal parrucchiere, ma tutte noi sappiamo quanto è importante il peso dei capelli nell’aspetto globale di una donna.
    – Curiamo le unghie, molte persone hanno un’attrazione feticistica per le mani e a molti selezionatori cadrà sicuramente l’occhio sulle vostre grinfie;
    – Trucchiamoci in modo semplice e curato, senza eccedere.
    – Togliamo o nascondiamo Piercing e tatuaggi: sono fichissimi e ne andiamo fieri, perché fanno parte di noi, ma non tutti la pensano così quindi perché rischiare?
    – Evitiamo di fumare un pacchetto di sigarette intero subito prima del colloquio, o se proprio non possiamo farne a meno, mastichiamo una mentina (o un pacchetto di mentine!) prima di entrare. (Se non fumiamo proprio, è ancora meglio).
    Infine, e questo consiglio forse non lo troverete nel manuale del perfetto colloquio ma io ve lo dico proprio di cuore… nei limiti di quanto detto, indossate qualcosa che vi fa sentire a vostro agio, che vi rappresenta: non forzate mai la vostra natura.
    Se non vi sentite a vostro agio in abiti troppo eleganti non esagerate con l’eleganza. Se non amate i tacchi, mettete una scarpa meno adeguata ma che non vi fa camminare tutte storte e impacciate. Se prima del colloquio andate in ansia, non indossate un corpetto che vi stringe e non vi fa respirare. Se avete un braccialetto portafortuna, degli orecchini o una collana che vi piacciono particolarmente: indossateli.
    Insomma, nei limiti del normale cercate di essere voi stesse e di “sentirvi in quello che indossate”: se avete un abito che vi fa sentire alla grande, preferitelo al Tailleur che non vi rende né carne né pesce e nel quale non vi sentite bene.
    Siate semplici e curate. Sentitevi a vostro agio, aiutatevi, siate voi stesse.
    Ricordate che al colloquio You won’t have a second chance to make a first impression (non avrete una seconda possibilità di dare una prima impressione), cercate quindi di giocarvi bene la vostra carta.
    Archiviata la pratica “mi sono vestita per il colloquio”, si aprono tante nuove sfide e opportunità: l’arrivo al colloquio, il linguaggio del corpo, il famigerato “Mi parli di lei” e chi più ne ha più ne metta.
    Non perdetevi quindi le prossime puntate!

    colloquio vestire
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    Maria Mattoli
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    Maria, 38 anni, marchigiana, dopo la laurea in Legge all’Università di Bologna e un Master in Human Resources al Sole 24 ore, Nel 2013, ha deciso di mettersi in proprio e fondare la sua attività, Non solo CV, www.nonsolocv.it, per sfruttare la sua esperienza dall’altra parte della barricata: Maria supporta le persone nella dura ricerca del lavoro, attraverso la stesura del CV in italiano e in inglese, preparazione al colloquio individuale e di gruppo, Digital Reputation e profilo Linkedin e molto altro.

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    La solitudine dei non amati, firmato e diretto dal La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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Recensione poetica emozionale di Lezione d’amore. Sinfonia di un incontro.

Spettacolo scritto e diretto da Andrée Ruth Shammah, con Milena Vukotic, Federico De Giacomo e Andrea Soffiantini. Visto al teatro Franco Parenti Maggio 2025.
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