regia di Uberto Pasolini
con Juliette Binoche, Ralph Fiennes, Charlie Plummer, Marwan Kenzari. E con Claudio Santamaria e Angela Molina
nelle sale dal 30 gennaio
I miti come le tragedie greche (e poi di Shakespeare) sono universali perché riescono ad andare all’essenza dell’umano e non a caso sono stati saccheggiati dalla psicanalisi. Sono parte della conoscenza comune (e dell’immaginario collettivo direbbe Jung) anche per chi non li ha imparati sui banchi del liceo. Ad esempio, chi non conosce almeno a grandi linee la vicenda di Ulisse, la guerra, le lunghe peregrinazioni dell’eroe e finalmente il suo ritorno a Itaca dove lo aspettava la moglie Penelope che di notte disfaceva la tela che di giorno tesseva?

Uberto Pasolini, produttore di film di successo (uno per tutti Full monty) e raffinato regista di poche pregiate opere si cimenta in un compito ambizioso: raccontare il ritorno di Ulisse, distillandone le tematiche che possono essere valide ancora oggi. Si libera della favola, via le sirene coi loro canti, via la perfida Circe, dimenticato pure Polifemo, resta solo lui, Ulisse, un uomo esausto, nudo, col corpo segnato da ferite e cicatrici che le onde della risacca accarezzano, su una spiaggia deserta.

Ce l’ha fatta, dopo tanti anni è tornato nella sua isola, la moglie continua ad aspettarlo ma sta per cedere ai Proci invasori, il figlio è dilaniato fra il richiamo della guerra, la sua giovinezza e la sfida di diventare un uomo. I pochi sudditi ancora fedeli al vecchio re sono tiranneggiati dagli invasori.

Non staremo a raccontarvi la storia né come va a finire, perché lo sapete, vi diremo però che questo coraggioso film che non punta al successo ma si accontenta di un pubblico di nicchia ha molti pregi.
La sceneggiatura scarna, essenziale, che si libera di tutti il superfluo dà una prova eccelsa di scrittura, l’isola mediterranea che il tempo non ha sfiorato è lo scenario giusto, ma quello che affascina nel film di Uberto Pasolini sono gli attori, incredibilmente bravi in ruoli così emblematici che basterebbe un nonnulla per farli naufragare nel ridicolo.

Juliette Binoche, bellissima nei suoi 60 anni, è una Penelope forte, moderna, struggente con molto più carattere di quella omerica, Ralph Fiennes presta il suo fisico muscoloso a un guerriero stanco e lo nobilita, facendogli ritrovare la fierezza del combattente per una causa giusta. Poi, Angela Molina, che con il suo viso solcato da una ragnatela di rughe, è la nutrice che sa dimostrare pìetas per tutti.

Un film a sé, per chi al cinema cerca qualcosa di diverso.