Close Menu
    Facebook X (Twitter) Instagram
    Trending
    • Musica con vista 2025
    • Donne di pace e di guerra
    • Non siamo sole
    • La solitudine dei non amati
    • Monia Romanelli artista, pittrice, stilista, curatrice di mostre e poetessa
    • LADRI E LADRUNCOLI
    • L’amico fedele
    • Almost Real: quasi vero a Torino
    Facebook Instagram
    Dol's Magazine
    • Pari opportunità
      • DIRITTO
      • DONNE E POLITICA
      • DONNE E SPORT
      • PARITA’ DI GENERE
      • DONNE E FILOSOFIA
    • Lavoro
      • BANDI, CONCORSI E PREMI
      • DONNE E ARTE
      • DONNE E ARCHITETTURA
      • DONNE E DENARO
      • MAMME E LAVORO
      • IMPRENDITORIA FEMMINILE
      • RISORSE UMANE
    • Donne digitali
      • ARTE DIGITALE
      • INNOVAZIONE
      • TECNOLOGIA
    • Salute e benessere
      • FOOD
      • GINECOLOGIA
      • NUTRIZIONE
      • MENTAL TRAINER
      • PSICOLOGIA
      • SESSUOLOGIA
    • Costume e società
      1. AMBIENTE
      2. ATTUALITA’
        • Good news
        • Think positive
        • Bad news
      3. CULTURA
        • Libri
        • Film
        • I racconti di dols
        • Mostre
      4. LIFE STYLE
      5. SOLIDARIETA’
      6. VIAGGI
      7. FACILITIES
      Featured

      Musica con vista 2025

      By Dols10/06/20250
      Recent

      Musica con vista 2025

      10/06/2025

      Donne di pace e di guerra

      09/06/2025

      Non siamo sole

      09/06/2025
    • INIZIATIVE
      • CONDIVIDI CON DOL’S
      • EVENTI
        • Calendario eventi
      • TEST
      • LE DONNE ITALIANE
      • SCRIVILO SU DOL’S
        • Scritti su dol’s
    Dol's Magazine
    Home»"D" come Donna»Patrizia Vicinelli, la poetessa tormentata
    "D" come Donna

    Patrizia Vicinelli, la poetessa tormentata

    DolsBy Dols03/04/2024Updated:23/04/2024Nessun commento13 Mins Read
    Facebook Twitter Pinterest LinkedIn Tumblr Email
    Patriza vicinelli
    Share
    Facebook Twitter LinkedIn Pinterest Email

    Patrizia Vicinelli,  la poetessa tormentata

    di Marisa Ayroldi

    Mi è capitato, giorni fa, di vedere il biopic agiografico sulla poetessa Alda Merini Folle d’Amore: diretto da Roberto Faenza e liberamente ispirato al  romanzo di Vincenza Alfano, Perché ti ho perduto. 

    Folle d’Amore aderisce, a mio parere,  al prototipo di biografia di artisti maledetti che i registi girano volentieri perché accolti favorevolmente dal pubblico, sopratutto nel caso di Alda Merini diventata ormai un fenomeno mediatico. 

    Ma non voglio parlare del film bensì del fatto che quella sigaretta sempre tra le dita, il fumo rarefatto mi hanno fatto venire in mente la storia di un’altra poetessa tormentata.
    Il 22 febbraio 2024 è tornata in libreria Patrizia Vicinelli, la poetessa pioniera della poesia visiva, con il volume ’La nott’e’l giorno. 

    L’opera poetica’, edita da Argolibri casa editrice marchigiana è a cura di Roberta Bisogno e Fabio Orecchini.

    Patrizia Vicinelli è una delle poetesse italiane dimenticate, autentica icona corporale di rivolta e libertà, una figura poliedrica e forse unica nel quadro della letteratura italiana del secondo Novecento; un’artista che ha privilegiato la presenza viva distinguendosi per le sue performances vocali.

    L’hanno definita la Carmelo Bene al femminile, la Patti Smith italiana; la poetessa tormentata che ha vissuto pericolosamente, per lei bisognava vivere “creativamente rischiando”.

    Non solo, Patrizia è bella e affascinante, spesso ricordata dagli amici con un bicchiere in una mano e una sigaretta nell’altra, capelli biondi e uno sguardo che ti inchioda dritto nell’anima. Ha avuto una vita complicata, tragica, segnata da una forte tendenza autodistruttiva. 

    Tanti gli amanti, due figli da padri diversi, una vita vissuta senza risparmio e senza nessun pentimento, lasciando che se ne impregnasse la sua poesia 

    Visione onirica e arti visive, cinema sperimentale e performance, collage e ready made, dazebao e slogan di protesta, suono e fisicità della parola, convergono in uno stile unico e inconfondibile, di difficilissima collocazione nel panorama letterario italiano. E infatti la sua poesia visiva ha avuto scarsa circolazione, perché pubblicata in riviste underground dall’esistenza breve e dalla diffusione limitata. 

    Sono stanca di raccontare

    a tutti

    la mia storia.

    Perché non la capiscono

    la mia storia

    non credono sia mia.

    E finirò col credere

    che la mia storia

    è un’altra.

    Nasce a Bologna nel 1943 da una famiglia borghese benestante, dalla quale andrà via giovane, rompendo ogni legame. Si è spenta a Bologna il 9 gennaio del 1991, a seguito di complicazioni da AIDS.

    Dopo aver conseguito il diploma magistrale, si iscrisse alla facoltà di magistero, ma non portò a termine gli studi.  È un periodo rivoluzionario e Patrizia vive e studia a Bologna, che in quegli anni è stata una fucina di cantautori, scrittori, poeti, pittori, registi e fotografi.

    Impegnata nelle battaglie femministe e operaie, la sua poesia presenterà il timbro del suo tempo e la rabbia dolorosa di chi si oppone all’inesorabile.

    Patrizia è poliedrica e i suoi interessi spaziano tra poesia, teatro e cinema. È una donna esuberante, dall’umore instabile, facile alla depressione, che fa uso di droghe, e alcool, inseguendo l’epica eroica del poeta che scrive col sangue su fogli di carne e la cui esistenza aggrovigliata è stata nutrimento per una poesia che è stata specchio della vita.

    “Prima scendo in vita per poi scrivere” diceva Patrizia Vicinelli al suo amico poeta Alberto Masala, durante le passeggiate che insieme facevano per le vie di Bologna e in lei vita e opera hanno sempre coinciso. 

    Patrizia come poetessa esordisce presto,  pubblica i primi testi sulla rivista di poesia «Ex» e collabora come scrittrice di letteratura e cinema con la rivista «Quindici». 

    Sono i primi anni Sessanta e ha 19 anni quando pubblica E capita sulla rivista Bab Ilu del poeta e amico Adriano Spatola che, nel salotto di casa, la mette insieme  con un gruppo di amici dell’avanguardia letteraria del gruppo ’63. 

    Escono solo due numeri ma fanno storia. Un anno dopo la poetessa si avvicina alle neoavanguardie e lavora al teatro sperimentale con Aldo Braibanti ed Emilio Villa.

    Trasferitasi a Roma, tra il 1963 e il 1965 conobbe artisti e autori di teatro, cinema e musica sperimentale, dando il via alla grande stagione del cinema underground italiano, collaborando dapprima con Alberto Grifi (In viaggio con Patrizia e Trasfert per kamera verso Virulentia), e negli anni successivi, con Gianni Castagnoli (La nott’e’l giorno) e Mario Gianni. 

    Nel 1964, scrive per il cinema sperimentale in collaborazione con il cineasta Alberto Grifi; nel 1966 partecipa al convegno di La Spezia del Gruppo 63 dove si esibisce con l’opera à, a. A. facendo esplodere il suo talento performativo.

    La sua performance riscuote un grande successo e celebre resta la sua lettura che richiamò l’attenzione dei presenti, tra cui l’editore Lerici, che l’anno seguente le pubblicò su Marcatrè un vinile con la registrazione delle letture e il libro à,a.A;

    Il tormento della voce, come quello della parola scritta, fanno parte della sua ricerca non solo poetica ma anche filosofica; la poetessa divenne nota per le sue performance vocali di rara potenza, la sua opera poetica, che sia grafica o sonora, ha sempre forza corporea e una qualità scenica eccezionale. Ricorre a caratteri grafici e tipografici insoliti quando scrive e si serve di tutto il corpo quando recita. Il linguaggio di Patrizia, che è un tutt’uno con il suo modo di essere, di vivere, affascina intellettuali come Emilio Villa, Adriano Spatola, Alberto Grifi, Franco Beltrametti. 

    Patrizia è la poesia, la sua voce, il suo corpo, 

            la sua mutevolezza è poesia che cammina, 

            che attraversa, come una meteora, il mondo.

    Dopo la pubblicazione della sua opera prima e la dissoluzione del Gruppo 63, avvenuta nel 1968, intraprese una ricerca più personale e isolata.

    Non si trattava più di occupare, secondo la logica avanguardistica tradizionale, un posto paradossalmente dominante nel campo letterario, ma di rifiutare qualsiasi 

    compromesso, collocandosi in una posizione marginale. 

    Dal giro dei grandi editori resta fuori, orgogliosamente lieta di “non essere inclusa in certe antologie” perché i suoi testi sono volutamente spiazzanti, non rispondono alle regole, non si adeguano alle mode. Ma emarginata è stata anche per le sue scelte di vita. Una outsider in piena regola, senza timore di pagarne il prezzo.

    Il suo canto selvaggio è stato accostato a Dino Campana e agli espressionisti e ha assorbito le esperienze neoavanguardiste del Gruppo 63, ma lei si  discosta da  tutti gettandosi a capofitto nel fuoco ardente di una vita vissuta senza risparmio e lasciando che se ne impregnasse la sua poesia.

    Il regista Alberto Grifi, con cui condivide gli anni 60, traccia una sorta di diario della poetessa con In viaggio con Patrizia 1965-2007. 

    Patrizia Vicinelli in quegli anni viaggia e gira insieme ad Alberto Grifi diversi cortometraggi, partecipa a mostre di poesia visiva e collabora a varie riviste; ha una figlia Anastasia con Gianni Michelagnoli, mercante d’arte e il figlio Giovanni da Gianni Castagnoli con cui collabora alla realizzazione del film «La nott’ e ‘l giorno».

    Per sua ammissione vive coi soldi dei due padri dei rispettivi figli, perché si è sempre rifiutata di fare qualsiasi cosa. 

    Dal 1968 partecipa a numerose mostre di poesia visuale in tutta Italia e si esibisce in performance di lettura in festival nazionali ed internazionali. 

    Quelli sono gli anni in cui Patrizia continua a lavorare come attrice, ispiratrice/musa, sempre di film o cortometraggi d’avanguardia e mai destinate al pubblico di massa.

    Nel 1968 Vicinelli, insieme con altri artisti e intellettuali, si schierò in difesa di Aldo Braibanti, processato per la sua omosessualità in virtù dell’ancora vigente legge sul ‘plagio’, eredità del fascismo. 

     (Il regista Gianni Amelio, ne ricostruisce la storia nel film “Il signore delle formiche”. Il film è ambientato nella provincia italiana, si sviluppa nell’arco temporale che va dal 1964 al 1968 e racconta del professore 45enne, Aldo Braibanti: poeta, drammaturgo, ex partigiano, ex dirigente del partito comunista, studioso dei comportamenti delle formiche, accusato di aver «ridotto in totale stato di soggezione» il 23enne Giovanni Sanfratello, per due anni suo compagno e poi rapito, letteralmente, dalla famiglia che rinchiuse il ragazzo in un ospedale psichiatrico padovano e denunciò Braibanti per «plagio».)

    La condanna di Braibanti nel 1968, ebbe conseguenze anche per la Vicinelli che, in evidente odore di montatura, è accusata e denunciata per il possesso di due grammi di hashish. 

    Nel 1969, per evitare la condanna per il possesso di hashish, alla quale non riesce a sottrarsi per un accanimento poliziesco e giudiziario nei suoi confronti, Patrizia Vicinelli fugge in Marocco dando avvio a un secondo periodo nella propria opera.

    A Tangeri, crocevia linguistico e post coloniale, noto rifugio per intellettuali e artisti europei in dissenso con le leggi dei loro Paesi d’origine, la scrittrice si allontanò dalle prime scelte poetiche, prediligendo collage, disegno e ready-made (Apotheosys of schizoid woman risale a quel periodo) orientandosi verso la poesia grafica, ma anche immergendosi nel misticismo e nell’occulto. 

    Tra il 1969 e il 1970, compose Apotheosys of schizoid woman, pubblicata nel 1979 nel periodico Tau/Ma  a cura di Mario Diacono e Claudio Parmiggiani che, su richiesta dell’autrice, viene stampata da destra a sinistra con pagine a ritroso. 

    Fatto ritorno in Italia fu arrestata, per motivi legati alla droga  una prima volta nel 1976 e poi, dopo un breve periodo di latitanza, nel 1977 a Roma e rinchiusa nel carcere di Rebibbia fino alla primavera del 1978. In quel contesto, durante la prigionia, riscrisse in chiave femminista la fiaba di Cenerentola e la mise in scena con le detenute realizzando un’opera teatrale che ricevette l’attenzione di numerosi quotidiani, nonostante la rappresentazione a porte chiuse.

    Nel contempo moltiplicò gli stili e gli approcci creativi (narrativa, saggistica, performances). Nel 1983, apparve come attrice, nel caotico affresco di romanità alla deriva che è Amore Tossico, di Claudio Caligari, nel ruolo di una pittrice.

    Patrizia Vicinelli ha infatti sperimentato la parola e la scrittura nelle loro molteplici forme facendole interagire con altri linguaggi tra i quali l’arte, la performance, l’installazione, il cinema, il teatro. 

    Lo sforzo di oggettivare e di condividere la propria esperienza segnò per Vicinelli un terzo periodo, in cui tornò a modalità più tradizionali di scrittura. 

    Dopo varie stesure, pubblicò presso Aelia Lelia il volume Non sempre ricordano (Reggio Emilia 1985), traendone, un anno dopo, una videoperformance con la regia di Gianni Castagnoli. 

    Questo libro che vi presento stasera (non sempre ricordano), è un poema epico che si struttura in otto capitoli e raccontano una storia precisa. Si parla di mito e si parla di colpa e innocenza. C’è chi pensa che le due cose siano inconciliabili, perché colpa e innocenza sono una certezza ma non è vero. In realtà a livello più profondo e di analisi, e quindi dal punto di vista esoterico, il conflitto tra colpa e innocenza è sempre una svista. Non c’è mai questo problema davvero, quindi alla fine colpa e innocenza sono parole assurde. Per questo c’è un mondo superiore e un mondo inferiore, paradiso e inferi, e la realtà che è poi carcere, è la gente ammazzata a colpi di elettroshock. Non è un apriori; mentre le cose succedevano eravamo succubi. Ma per essere nel mondo in modo attivo, bisogna trovare un senso per dire le cose lo stesso. Lo scrivere, infatti, riguarda il dare: e avere uno scrigno pieno è avere il desiderio di dividerlo con amore. Ma se rimane troppa rabbia, non si riesce a dare di più e ci si tiene quei tesori per sé. Il mito serve molto a questo senso perché dà una dimensione oggettiva, che va al di là delle storie personali e potenzia.

    (L’intervento di Patrizia Vicinelli è tratto da “L’abito della chimera”, a cura di Carlo Alberto Sitta con la collaborazione di Maria Luisa Vezzali e Bianca Garavelli – Laboratorio di Poesia di Modena 1979-1989)

    Considerato il suo capolavoro, quest’opera si ispira a un dazebao (cartelloni incollati sui muri durante la rivoluzione maoista): il testo comprende stilemi tipici della retorica contestataria degli anni Settanta, urli e slogan, inframmezzati a momenti onirici o contemplativi. 


    il simulacro degli eroi mentre svanivano
    mischiati a immagini di dei di avi
    che carezzavano ricordi,
    indugiando,
    (appena decomposti,
    nell’insistente candore-umido-lunare-,
    durante la notte
    che non aveva cessato di battere
    al fine della loro inesorabile disgregazione)
    … un colpo secco e strano quella volta
    bussano? 

    Non sempre ricordano è una critica pungente, acuta e senza filtri ai suoi contemporanei, che punta il dito su chi si è adeguato, su chi ha gettato la spugna e non ricorda, perso nell’oblio dell’individualismo e perdendo di vista il bene collettivo.

    Tra il 1980 e il 1988, lavorò alla stesura di un romanzo incompiuto, Messmer.

    A partire dal 1986, pubblicò alcuni articoli di politica internazionale, per esempio sul Cile di Augusto Pinochet o sull’apartheid, scrisse saggi su scrittori italiani contemporanei come Pier Paolo Pasolini o Stefano Benni e collaborò a numerose riviste tra cui Ex, Quindici, Che fare, Marcatré, Alfabeta. 

    Nel 1989,  nell’Autodizionario degli scrittori italiani, alla voce Patrizia Vicinelli, si descrive con tono autoironico: “Molto complessa esistenzialmente la sua vita, è sempre o quasi di ottimo umore e molto fiduciosa in un futuro che si prospetta sicuramente radioso.”

    Di Patrizia Vicinelli, che oggi avrebbe avuto 81 anni e che di questo traguardo forse avrebbe avuto orrore, che cosa rimane nella contemporaneità?  Probabilmente le nuove generazioni, anche le più alternative, non la conoscono, ma quando succede è folgorazione.

    L’attenzione sull’opera dell’autrice è testimoniata, ad esempio, dalla prima mostra istituzionale (novembre 2021/febbraio 2022) – a cura di Lisa Andreani – dedicata alla sua opera, al Museo Macro di Roma intitolata, non a caso:

    Chi ha paura di Patrizia Vicinelli? Citando un dramma di Edward Albee, Chi ha paura di Virginia Woolf ? 

    Probabilmente perché quando Vicinelli era in vita la sua poesia e la sua vita si univano in una forma unica e spietata di esistenza, dunque un vero e proprio tributo e riconoscimento istituzionale della figura e dell’eredità di Patrizia Vicinelli.

    Altre prose saggistiche, pubblicate postume, permettono di sintetizzare la   sua posizione ideologica: una dolorosa consapevolezza di aver perso una «grande giusta battaglia di generazione».

    Ho cercato di essere umano fra quelli che chiamano umani

    trattandoli come si deve,

    con la fiducia che ci fosse carne

    sangue uguale sotto l’ombra gigantesca che li avvolgeva.

    Ho sperato di essere io a sbagliare,

    sapevo di essere pazza comunque, nonostante loro,

    sapevo anche che la mia follia sarebbe cresciuta con me.

    La follia è uno strazio e nello stesso tempo può essere un dono.

    Share. Facebook Twitter Pinterest LinkedIn Tumblr Email
    Avatar photo
    Dols

    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

    Related Posts

    Un altro sguardo e Gemma De Angelis Testa

    26/05/2025

    David di Donatello 2025 è femmina

    09/05/2025

    Brado e le Strie

    05/04/2025
    Leave A Reply Cancel Reply

    Captcha in caricamento...

    Donne di dols

    Dols magazine
    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

https://www.dols.it/2025/06/09/donne-di-pace-e-di-guerra/
    https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-n https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-non-amati/

La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
    Post su Instagram 18090652831721010 Post su Instagram 18090652831721010
    Post su Instagram 18048668675601778 Post su Instagram 18048668675601778
    Post su Instagram 17876335017241317 Post su Instagram 17876335017241317
    Post su Instagram 18063607010115356 Post su Instagram 18063607010115356
    De bello a Gresart De bello a Gresart
    Post su Instagram 18117014455479037 Post su Instagram 18117014455479037
    Post su Instagram 18227739895291385 Post su Instagram 18227739895291385
    Recensione di Adriana Moltedo Recensione di Adriana Moltedo
    Recensione di Erica Arosio Recensione di Erica Arosio
    Post su Instagram 17959636775930644 Post su Instagram 17959636775930644
    Ho visitato di recente la bellissima mostra Un alt Ho visitato di recente la bellissima mostra Un altro sguardo Opere dalla Collezione Gemma De Angelis Testa a Villa Panza, (Varese). aperta al pubblico dall’11 aprile al 12 ottobre 2025 che rappresenta l’inaugurazione di un ciclo espositivo dedicato al tema del collezionismo come espressione di un pensiero e strumento di indagine del presen

https://www.dols.it/2025/05/26/un-altro-sguardo-e-gemma-de-angelis-testa/
    Pianocity con Chiara Schmidt Pianocity con Chiara Schmidt
    YUKINORI YANAGI ICARUS 27.03 – 27.07.2025 mostr YUKINORI YANAGI
ICARUS

27.03 – 27.07.2025
mostra in corso – navate
    Post su Instagram 18278106160281511 Post su Instagram 18278106160281511
    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

https://www.dols.it/2025/05/22/fuori/
    https://www.dols.it/2025/05/21/lo-studio-delle-lin https://www.dols.it/2025/05/21/lo-studio-delle-lingue-porta-dappertutto/

Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
    Post su Instagram 18032179283653753 Post su Instagram 18032179283653753
    https://www.dols.it/2025/05/20/lezione-damore/ Re https://www.dols.it/2025/05/20/lezione-damore/

Recensione poetica emozionale di Lezione d’amore. Sinfonia di un incontro.

Spettacolo scritto e diretto da Andrée Ruth Shammah, con Milena Vukotic, Federico De Giacomo e Andrea Soffiantini. Visto al teatro Franco Parenti Maggio 2025.
    Carica altro Segui su Instagram
    Quando verrà la fin di vita

    non fu l’amore

    Non fu l'amore
    non fu l'amore

    Di cibo e di amore

    Di cibo e di amore - Marta Ajò - copertina

    CHI SIAMO
    • La Redazione
    • La storia di Dol’s
    • Le sinergie di dol’s
    • INFORMATIVA PRIVACY
    • Pubblicizza su Dol’s Magazine
    • Iscriviti a dol’s

    Questo sito non è una testata giornalistica e viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale.
    Pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7.03.2001
    © 2025 Dol's Magazine. All Rights Reserved. Credits: Dol's Magazine

    Questo sito non è una testata giornalistica e viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale.
    Pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7.03.2001
    © 2025 Dol's Magazine. All Rights Reserved. Credits: Dol's Magazine

    Type above and press Enter to search. Press Esc to cancel.

    Questo sito utilizza cookie, eventualmente anche di terze parti, per offrirti una migliore esperienza di navigazione.
    Per saperne di più clicca qui, procedendo nella navigazione o cliccando su OK acconsenti all’uso di tutti i cookie.
    OK