La persona peggiore del mondo

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Diretto dal 47enne Joachim Trier, nato in Danimarca e naturalizzato norvegese, affiancato in fase di sceneggiatura da Eskil Vogt, è il candidato norvegese all’Oscar 2022 per il il migliore film internazionale e la protagonista Renate Reinsve ha vinto il premio per la miglior attrice al 74º Festival di Cannes.

di Adriana Moltedo

Una narrazione fortemente radicata nella sensibilità femminile di oggi, capace di toccare molti temi attuali quali femminismo, metoo, maternità, sesso, scritta e diretta da un uomo.

E’ una commedia romantica con alcuni elementi da commedia nera. Suddiviso in dodici capitoli più un prologo e un epilogo, è la storia di una quasi trentenne irrequieta e indecisa rispetto al proprio futuro.

Il film narra gli ultimi quattro anni della vita di Julie (Renate Reinsve), una donna vicina ai trent’anni che non riesce a capire qual è il suo posto nel mondo né a dare un ordine alla sua caotica esistenza, tantomeno all’amore.

Quando incontra Aksel (Anders Danielsen Lie), un autore 45enne di fumetti di successo, Julie crede di aver trovato finalmente un po’ di stabilità, almeno in amore.

Ma arriva improvvisamente l’affascinante Eivind (Herbert Nordrum), che la porterà ad avere forti dubbi sulla sua nuova relazione.

Julie deve dare un senso e soprattutto un ordine alla sua vita.

La ragazza non sa ancora quale percorso professionale intraprendere, né cosa fare della sua vita sentimentale, che storia dopo storia si rivela sempre un disastro.

Un film in cui si piange, si ride e soprattutto ci si identifica nella solitudine nordica amorosa ed esistenziale della giovane donna e dei suoi partner e del suo regista.

Fondamentalmente le riprese sono di una persona singola alla volta , come se fosse sola al mondo, di fronte o di spalle.

Infatti la commedia e l’allegria nasce quando si incontrano i personaggi tra loro. Finanche nei momenti più difficili della vita quando si incontrano trovano la forza di ridere e divertirsi, altrimenti la totale solitudine li avvolge, si spazia fra dramma e commedia.

Questa è la vita, di una giovane donna di Oslo, Julie. Seguiamo i capitoli della sua vita, divisa fra due uomini come Aksel, fumettista di successo, e Eivind, incontrato per caso a una festa.

Da l’uno all’altro il film racconta il momento in cui si passa dal guardare avanti, verso il futuro, a quello in cui si guarda più il tempo che passa e la nostalgia conseguente.

La cosa importante è accettarsi e vivere bene con sé stessi, anche al di là delle scelte che si compiono. Ed è questa la speranza nella storia di Julie.

“Posso riconoscermi nel modo in cui Julie pensa sé stessa in termini esistenziali, distaccata dalla sua vita e da quello che è – ha dichiarato l’attrice -. Le risulta difficile accettarsi. La Norvegia è uno dei paesi con il maggior conformismo sociale, piena di regole su come ci si debba comportare. Eppure c’è oggi una grande libertà di cambiare partner o professione. È una situazione che genera molto confusione.”

La sua vita è qualcosa che abbraccia l’esistenza di tutti.” In questo periodo in cui è difficile orientarsi, anche con i social media che portano a metterti in primo piano, in vetrina. Ci sono pressioni da ogni parte. Mi ritrovo in questa precarietà.”

“Spero di avere l’occasione di avere in futuro la possibilità di partecipare a un progetto come La persona peggiore del mondo, – ha dichiarato Renate Reinsve, – in cui l’arte sia al centro, dedicandoci tanto tempo e amore.”

Per l’attrice è stata una preparazione complessa e completa, con un personaggio pieno di sfaccettature. “Un modo forse nuovo di lavorare; più eravamo rilassati, più emergevano sfumature del personaggio, in maniera molto più reale che se ci fossimo sforzati a mettere in pratica tutto quello che avevamo preparato. Prima un’enorme preparazione, quindi, e poi il tentativo di dimenticarla per essere spontanea e credibile. Un grande lavoro prima, poi durante le riprese si è trattato di lasciarsi completamente andare.“

“Con il regista abbiamo avuto molte discussioni esistenziali,- ha dichiarato Renate Reinsve,- ci siamo chiesti cosa sia l’amore, quale sia il suo ruolo oggi, perché una persona ci può piacere in un determinato momento, mentre in un altro no. Lui ha grande conoscenza di Freud e della psicanalisi. Gli interessava ragionare su cosa porta oggi un essere umano a compiere le proprie scelte e come lo faccia. Abbiamo molto provato, analizzando insieme il personaggio. Mi sento vicina anche alla sua tristezza. L’onestà è stata totale, cercando di parlare anche di temi difficili come la vergogna e la solitudine.”

La solitudine. Questo è il tema principale. Il tema di tutti noi. Ma anche tanta allegria.

moltedo-filmdi Adriana Moltedo:
Giornalista, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità, esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Curatrice editoriale.

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