Over eighty le loro storie

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I nostri grandi vecchi son un anello insostituibile nella catena della vita della nostra società

Ultimamente, causa pandemia da Covid, si è parlato molto dei nostri grandi anziani, gli over eighty,  un po’perchè  sono coloro che rischiano maggiormente  per problemi sanitari avendo un sistema immunitario debole e carente e un po’ perchè afflitti da molte patologie che aggravano maggiormente la risposta  alle malattie.

Eppure i nostri grandi vecchi son un anello insostituibile nella catena della vita della nostra società. Se noi siamo qui è perchè ci sono stati loro che superando le guerre ed i disagi di una vita che rendeva spesso difficile sopravvivere, hanno portato avanti le loro esistenze e consentito a noi di esserci, nel bene o nel male.

E le donne del Novecento che hanno portato sulle loro spalle spesso tutti i pesi del mondo. Come possiamo dimenticarcene? E spesso loro stesse non amano raccontare ai loro nipoti  i disagi ma anche il bel tempo che hanno trascorso. Le loro esperienze sono importanti da raccogliere  e sussurrare perchè il mondo prosegua la propria corsa senza dimenticarsene.

Tutti sono destinati ad invecchiare e spesso non aver conosciuto i propri nonni o anche solo non aver udito i racconti dei propri anziani genitori, è una mancanza che molti sperimentano. Per confrontare la realtà attuale con quella di coloro che hanno vissuto. Ed imparare ascoltando. La storia insegna a non ripetere gli errori.

Questo è il motivo per cui è stata aperta questa rubrica, rivolta a figli e nipoti.

Abbiamo ricevuto molti assensi e speriamo che la rubrica abbia un grande riscontro.

Riportiamo qui di seguito il primo racconto fatto da Maria Giovanna Farina


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di Maria Giovanna Farina

La nuova rubrica di Dol’s che desidera parlare delle esperienze delle nostre nonne è un’idea a cui aderisco con con grande gioia.

Le nonne, e i nonni, sono un patrimonio materiale dell’umanità, una antica e nuova memoria da preservare e da trasmettere senza sosta alle nuove e future generazioni. Molti di noi senza le nonne non avrebbero potuto vivere gioiosamente la propria infanzia, personalmente devo tutto ciò che sono a mia nonna Maria testimone della mia crescita, della mia evoluzione come persona, delle mie aspirazioni culturali… fino a quando ho compiuto 40 anni è stata al mio fianco felice dei miei traguardi e triste per le mie sofferenze.

La vita di mia nonna è stata quella di una donna semplice, una casalinga, una madre e poi ancora madre, oltre che nonna, per me. Della sua vita conosco tutto ciò che con grande entusiasmo mi ha raccontato fin dall’infanzia in un crescendo di contenuti: più diventavo adulta e più poteva narrarmi ciò che da bambina non ero in grado di comprendere. Il racconto nel corso degli anni è stato così costante che avrei mille episodi da scrivere ma, per pudore e rispetto della sua vita privata, alcuni non credo sia giusto diffondere. L’aneddoto più forte che mi viene spesso in mente perché, ironia della sorte, si è tragicamente verificato a pochi passi da dove attualmente vivo, è il bombardamento del’43 su Milano. Mia nonna nacque nel 1915 proprio all’inizio della Grande Guerra e sfortunatamente, dopo un matrimonio d’amore e la nascita della prima figlia, mia madre, si trovò a vivere anche la II Guerra Mondiale. Il suo racconto lasciava in sottofondo la bombardamento-milanopolitica, il Fascismo, la Germania Nazista, e si concentrava maggiormente sullo stato interiore e sulle vicissitudini quotidiane del vivere la guerra da persona qualunque. Cerco di ricostruire le sue parole: “Era un giorno come gli altri, la guerra mi faceva paura, ma per fortuna il nonno non è dovuto partire per il fronte visto che la sua azienda fu riconvertita per gli armamenti bellici. La situazione a Milano era complicata ma con lo stipendio sempre puntuale non ci è mai mancato il necessario e la nostra casa ci proteggeva da una guerra difficile da accettare.
In cantina erano stati approntati i rifugi dove tutti i condomini si riparavano quanto scattava l’allarme, intanto la vita scorreva nonostante e le conoscenze divennero amicizie: eravamo tutti molto uniti, perlomeno la guerra ci ha fatto sentire la vicinanza delle altre persone sempre pronte a darti una mano, a offrirti un momento di conforto. All’epoca non c’erano supermercati ed anche il fare la spesa era incontrare, fare quattro chiacchiere, sentirsi parte di una comunità. Ero giovane, eravamo giovani, forse un po’ incoscienti, e per questo si cercava di vivere dimenticando un po’ la guerra; del resto la famiglia dava la forza di tenere duro, avevamo una bambina da crescere! Quel brutto giorno del ’43 ha cambiato le sorti di molte persone. Dopo l’allarme ci siamo precipitati in cantina, per fortuna eravamo tutti e tre insieme e il bombardamento giunse potente, anche in cantina sono caduti calcinacci, la polvere ci faceva mancare il respiro, ero convinta fosse giunta la nostra ora. Per fortuna ci siamo ripresi ma giusto il tempo di uscire sulle scale che ai miei occhi apparve ciò che non avrei mai immaginato: la nostra casa era caduta per metà. Il nostro appartamento più che dimezzato, era rimasta in piedi solo la camera da letto dove per fortuna c’erano le foto e qualche ricordo: gli unici oggetti che abbiamo recuperato. Siamo rimasti senza nulla, ma avevo una sorella che mi accolse: eravamo anche noi sfollati fuori città. Rimanemmo a convivere con i parenti fino alla fine della guerra e poi la nuova casa e la vita che fortunatamente è ripresa: tutti sani e salvi ritornammo a vivere!”

Con la nonna ho parlato spesso della guerra, un argomento che tornava alla ribalta ogni volta accadeva qualcosa di grave, penso alla bomba in Piazza Fontana e a i morti che ha provocato. Ero in prima elementare e ricordo in modo molto vivo la sua reazione quando il telegiornale dette la notizia: era come se anche lei fosse lì in mezzo alla strage. Mia nonna era molto ansiosa e con l’età peggiorò il suo stato: la guerra ha lasciato segni indelebili nella sua anima. La sua testimonianza che ho voluto condividere credo sia preziosa per riflettere sull’assurdità della guerra e sui traumi che lascia nella vita dei cittadini inermi ed impotenti. Buttare le bombe sulle città, una inaccettabile azione agita ancora oggi…

 

 

 

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Profilo Autore

Caterina Della Torre

Proprietaria di www.dols.it di cui è direttrice editoriale e general manger Nata a Bari nel 1958, sposata con una una figlia. Linguista, laureata in russo e inglese, passata al marketing ed alla comunicazione. Dopo cinque anni in Armando Testa, dove seguiva i mercati dell’Est Europa per il new business e dopo una breve esperienza in un network interazionale di pubblicità, ha iniziato a lavorare su Internet. Dopo una breve conoscenza di Webgrrls Italy, passa nel 1998 a progettare con tre socie il sito delle donne on line, dedicato a quello che le donne volevano incontrare su Internet e non trovavano ancora. L’esperienza di dol’s le ha permesso di coniugare la sua esperienza di marketing, comunicazione ed anche l’aspetto linguistico (conosce l’inglese, il russo, il tedesco, il francese, lo spagnolo e altre lingue minori :) ). Specializzata in pubbliche relazioni e marketing della comunicazione, si occupa di lavoro (con uno sguardo all’imprenditoria e al diritto del lavoro), solidarietà, formazione (è stata docente di webmarketing per IFOA, Galdus e Talete). Organizzatrice di eventi indirizzati ad un pubblico femminile, da più di 10 anni si occupa di pari opportunità. Redattrice e content manager per dol’s, ha scritto molti degli articoli pubblicati su www.dols.it.

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