Giù le mani dalla felicità

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Cos’è la Felicità? Uno stato mentale che investe il corpo, una condizione da raggiungere che si avverte in particolari momenti quando si vive in armonia con se stessi e con il mondo interiore ed esterno, quando nulla è fuori posto e ci sembra che niente possa mai andare male.

 

La felicità ci fa avvertire un senso di appagamento esaltante e non va confusa con la serenità. La serenità è una condizione permanente per chi la possiede; grazie ad una vita gratificante fatta di soddisfazioni, di affetti, di altruismo, di pace interiore, si può vivere serenamente la propria esistenza: sta a noi cogliere la possibilità grazie anche alle solite “piccole cose”. La felicità si avverte come un lampo che illumina la nostra serenità e mostra agli altri che la vita ci soddisfa mentre il nostro volto effonde ciò che abbiamo dentro senza alcuna volontà di ostentazione.

In questi giorni, siamo nel giugno del 2020, un uomo a Torino uccide la sua ex compagna, ancora una donna cade sotto i colpi violenti di un uomo, egli compie quel atto terribile che è il massacro del femminile e motiva il suo gesto dettato dal fatto che non sopportava più la felicità di lei.

La felicità degli altri può provocare invidia che in certi casi si trasforma in odio per quella vita che non si riesce ad avere. Sul mio profilo Facebook proprio il giorno prima ho posto la domanda se fosse il caso, per tutelarci, di non mostrare al mondo che siamo felici o se fosse opportuno svelare la nostra condizione: a grandi linee le opinioni emerse sono opposte. Questo caso di cronaca ci suggerisce di nascondere come rimedio difensivo la felicità, ma non dobbiamo scordare che il ben-essere ci deve essere dato come diritto, Aristotele ci ha insegnato che la felicità è da perseguire senza alcuno scopo perché si accompagna dalla virtù. Reprimere una condizione o un solo momento bello della vita significa farci del male, vuol dire punirci e dimenticare che la felicità si compie se siamo liberi. Amore e Felicità vivono solo se accompagnati da Libertà. Essere felici è anche un’esplosione di gioia, di voglia di vivere che fa bene a noi e a quelli che ci vivono intorno. Pensiamo ad una mamma serena quindi capace di manifestare attimi di felicità quanto giova al suo bambino, al contrario una mamma infelice quanto può nuocere al piccolo in crescita. Provare felicità è una grande opportunità da condividere non per ostentare ma per educare, non per farsi belli ma per far comprendere alle altre persone che essere felici è possibile. Chi è davvero felice non ostenta, mai.

Tornando al caso di Torino, vi do un suggerimento importante. È bene mettete in dubbio la frase “Voglio la tua felicità” perché potrebbe essere un atto di egoismo puro di chi vuole sottrarci la felicità e non un desiderio altruista di riempire di felicità la nostra vita. Le parole sono importanti, comprenderne i possibili significati nascosti diventa uno strumento in più per difendersi dalla violenza.

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Profilo Autore

Maria Giovanna Farina

Maria Giovanna Farina si è laureata in Filosofia con indirizzo psicologico all’Università Statale di Milano. È filosofa, consulente filosofico, analista della comunicazione, formatrice e autrice di libri per aiutare le persone a risolvere le difficoltà relazionali. Nei suoi saggi e romanzi ha affrontato temi quali l’amore, la musica, la violenza di genere, la filosofia insegnata ai bambini, l’ottimismo, la libertà, la relazione con gli animali da compagnia e col cibo. Pioniera nel campo delle pratiche filosofiche, nel 2001 ha fondato Heuristic Institution dove si è dedicata, in collaborazione con il filosofo Max Bonfanti, anche alla ricerca di metodi e strategie da applicare alla risoluzione delle difficoltà esistenziali attraverso il TFAR (trattamento fenomenologico delle aree relazionali) da loro ideato. È creatrice della rivista on line “L’accento di Socrate”, scrive su varie riviste ed è intervenuta ed interviene in Radio e TV. Ha tenuto incontri e conferenze sulla violenza di genere a scuola e presso associazioni, taluni sponsorizzati da Regione Lombardia e patrocinati da vari Comuni italiani. Con un gruppo di studiosi ha chiesto, ottenendolo, alla Treccani.it di inserire la parola nonviolenza in un’unica forma verbale. Studiosa di relazioni, il suo sito è www.mariagiovannafarina.it

2 commenti

  1. Anche a me è capitato di nascondere al Mondo la mia felicità, ma l’ho fatto semplicemente perché era legata ad una situazione molto personale, che non volevo condividere con tutti. In quel momento, l’ho considerato un atto di maturità se confrontato agli anni della mia infanzia/adolescenza in cui avvertivo una vera e propria urgenza di parlarne al Mondo intero.
    Quanto alla pericolosità della frase; ‘Voglio la tua felicità’, non mi era mai capitato, prima d’ora di rifletterci in modo così diretto.
    Tuttavia, istintivamente, ho sempre preferito dire: ‘Voglio che tu sia felice.’
    Grazie per l’attenzione.

    • Maria Giovanna Farina on

      Cara Loretta, è vero a volte si nasconde per pudore, per timidezza o altruismo.
      Voglio che tu sia felice è una bellissima versione, non crea equivoci.

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