Close Menu
    Facebook X (Twitter) Instagram
    Trending
    • Tre amiche
    • Spirit World – La Festa delle Lanterne
    • Anche la logistica ottiene la Certificazione per la Parità di Genere
    • Luana Sciamanna
    • DIAMANTI IN CANTINA  
    • Tutto l’amore che serve
    • Fino alle Montagne
    • Musica con vista 2025
    Facebook Instagram
    Dol's Magazine
    • Pari opportunità
      • DIRITTO
      • DONNE E POLITICA
      • DONNE E SPORT
      • PARITA’ DI GENERE
      • DONNE E FILOSOFIA
    • Lavoro
      • BANDI, CONCORSI E PREMI
      • DONNE E ARTE
      • DONNE E ARCHITETTURA
      • DONNE E DENARO
      • MAMME E LAVORO
      • IMPRENDITORIA FEMMINILE
      • RISORSE UMANE
    • Donne digitali
      • ARTE DIGITALE
      • INNOVAZIONE
      • TECNOLOGIA
    • Salute e benessere
      • FOOD
      • GINECOLOGIA
      • NUTRIZIONE
      • MENTAL TRAINER
      • PSICOLOGIA
      • SESSUOLOGIA
    • Costume e società
      1. AMBIENTE
      2. ATTUALITA’
        • Good news
        • Think positive
        • Bad news
      3. CULTURA
        • Libri
        • Film
        • I racconti di dols
        • Mostre
      4. LIFE STYLE
      5. SOLIDARIETA’
      6. VIAGGI
      7. FACILITIES
      Featured

      Tre amiche

      By Erica Arosio18/06/20250
      Recent

      Tre amiche

      18/06/2025

      Spirit World – La Festa delle Lanterne

      17/06/2025

      DIAMANTI IN CANTINA  

      16/06/2025
    • INIZIATIVE
      • CONDIVIDI CON DOL’S
      • EVENTI
        • Calendario eventi
      • TEST
      • LE DONNE ITALIANE
      • SCRIVILO SU DOL’S
        • Scritti su dol’s
    Dol's Magazine
    Home»Pari opportunità»i DIRITTI DELLE DONNE»Vivere la vita, nei suoi colori e nelle sue profumazioni
    i DIRITTI DELLE DONNE

    Vivere la vita, nei suoi colori e nelle sue profumazioni

    simonasforzaBy simonasforza03/05/20192 commenti8 Mins Read
    Facebook Twitter Pinterest LinkedIn Tumblr Email
    Share
    Facebook Twitter LinkedIn Pinterest Email

    L’esperienza di Barbara Bartolotti è la storia di una sopravvissuta, una donna che si è aggrappata alla vita con tutte le sue forze. Sopravvissuta a una crudele aggressione dalla violenza inaudita e inaspettata da parte di un collega. Un percorso di rinascita che le ha permesso di intraprendere una vera e propria nuova vita. Le abbiamo chiesto di raccontarcela.

    Barbara all’epoca dei fatti aveva 29 anni, un marito, due bambini e da poco aveva scoperto di aspettarne un terzo.

    Ci racconti cosa ti è accaduto quel 20 dicembre 2003?

    Incontro Giuseppe Perron, mio collega dello studio edile in cui lavoravo come contabile. Credevo dovesse parlarmi di lavoro, visto che tra di noi non c’era mai stato altro. Scesa dalla macchina mi ha colpita con quattro martellate alla testa e poi mi ha accoltellato all’addome, uccidendo anche la vita del mio bambino che portavo in grembo. Poi non contento, mi ha dato fuoco cospargendo il mio corpo di combustibile agricolo.

    L’ossessione di un uomo segretamente innamorato di lei, che non accetta che Barbara sia in attesa del suo terzo figlio e che non potrà mai essere “sua”, non potrà avere alcun futuro con lei. Le dice infatti mentre la aggredisce (e poi davanti ai giudici): “Non ti posso avere, meglio ucciderti”. Un’ossessione frutto di una costruzione che nulla ha a che fare con i sentimenti, ma solo con l’idea del possesso, di ghermire l’altra, di assoggettarla, di possederla indipendentemente dalla sua volontà, come un oggetto, un qualcosa di cui potersi appropriare. L’incapacità di accettare che un’altra persona possa non appartenere, non entrare nei propri progetti di futuro. Una elaborazione lucida, premeditata di un femminicidio, da parte di quello che appare “un bravo ragazzo”, di buona famiglia, perché normali sono gli uomini che elaborano questo castello di violenza. Bravo ragazzo per la comunità e per tutti, un sano figlio di una mentalità radicata e secolare, di uomini padroni, che non ammettono che certi “piani” vengano intralciati. Così si schiaccia il diritto di una donna a continuare a vivere, libera dalla violenza, che invece irrompe ferocemente per mano di Giuseppe.

    Barbara, si finge morta, finché lui non si allontana, e nonostante le ferite e il dolore, con un pensiero ai suoi figli, trova la forza di rialzarsi, di spegnere le fiamme e di chiedere aiuto a due ragazzi che in quel momento passavano in auto. Supererà il coma e trascorrerà sei mesi di cure intensive al centro grandi ustioni di Palermo. Poi finalmente, la sua rinascita.

    La tua esperienza di sopravvissuta alla violenza come testimonianza e impegno in prima persona, giorno dopo giorno. In quanti modi riesci a portare avanti tutto questo? So che sei anche impegnata con un’associazione…

    Sì, ho un’associazione che si chiama Libera di vivere e porto avanti una missione: sensibilizzare tutti e soprattutto i giovani al rispetto e all’amore per la vita.

    Quali ostacoli hai rilevato e aspetti positivi rispetto a questo impegno. Un bilancio a distanza di qualche anno.

    Qui a Palermo poca solidarietà. Ho problemi per avere una sede per il mio centro di ascolto e gli incontri devo farli da altre parti. La mia città non mi ha aiutata neanche per un lavoro. Eh sì, sono stata licenziata dopo sei mesi di malattia continua, perché a capo dell’impresa c’era lo zio del mio aggressore. Ora lui lavora in banca all’Unicredit, lui è stato premiato…

    Condividi le motivazioni di questo impegno con i tuoi figli?

    Sì, con i miei figli maggiorenni, con la piccola no.

    Oggi come vedi Barbara, rispetto al passato? Hai scoperto qualcosa di te che non conoscevi?

    La mia forza e la mia fede sono notevolmente cresciute e sempre l’amore per la vita aumenta. Lotterò sempre affinché le leggi cambino.

    Cosa è per te la giustizia. Come sono cambiate le tue aspettative e le tue idee dopo l’esito del processo a carico di colui che ha tentato di ucciderti?

    Il mio aggressore non ha avuto condanne qui su questa terra, ma al cospetto di Dio sarà punito.

    Il suo aguzzino, incensurato, si è avvalso del patteggiamento e rito abbreviato, viene considerato dai giudici colpevole solo di lesioni gravissime e non di tentato omicidio. Avrebbe dovuto scontare 25 anni di carcere, ma alla fine se la cava con appena 4 anni di domiciliari, che però, grazie all’indulto, non sconta nemmeno. Non ha mai chiesto scusa.

    Ciò che appare ancora una volta difficile da accettare è come la giustizia di fatto non si compia, l’autore ha potuto godere di tutta una serie di benefici. Che risarcimento viene riconosciuto alla vittima e che messaggio si lancia a livello di società?

    Prima dell’aggressione e del tentativo di ucciderti, cosa pensavi a proposito della violenza maschile?

    Credo che la violenza e la mancanza di rispetto sia sempre esistita, ma oggi emerge maggiormente grazie a tv e social.

    Alla luce della tua esperienza, quali sono le priorità per prevenire e contrastare la violenza contro le donne, su cosa si deve intervenire e quali sono gli strumenti che funzionano e quelli che andrebbero migliorati?

    Sicuramente chi accoglie le denunce deve essere bravo a non respingere la vittima ed attivare i servizi preposti a tutela e protezione. Mai tornare indietro e chiedere aiuto a tutti.

    Lavorare per cambiare la cultura del dominio e del possesso, per cui se non “gli puoi appartenere” un uomo sceglie di cancellarti e di toglierti la vita: quanta strada c’è ancora da fare, che percezioni hai sulle nuove generazioni?

    Molta strada…lavorare sull’educazione di uomini e donne, tutti dobbiamo migliorare.

    Occuparsi di violenza contro le donne, perché ci riguarda tutti e tutte. Quanto è importante essere consapevoli del fenomeno, delle sue radici? Quanto è importante non viverlo come qualcosa di distante da sé?

    Può essere anche tanto vicino, basta essere pronte al cambiamento, basta non fermarsi mai, avere fede, forza, coraggio e scappare per vivere.

    Cosa è per te la libertà? Cosa significa essere libera per una donna, in Italia, oggi?

    Essere libere vuol dire fare ciò che desideri della tua vita, essere libere di vestirsi, di parlare, di lavorare e di uscire senza minacce e preavvisi minacciosi.

    Ricostruire e ricominciare, di quali interventi di sostegno hanno bisogno le donne sopravvissute? Penso per esempio alle difficoltà di trovare un lavoro…

    Noi sopravvissute a un femminicidio non siamo tutelate da nessuno. Abbiamo anche noi diritto al lavoro e di dimenticare con la nostra dignità, non essere emarginate.

    Il tuo coraggio, la tua forza, il desiderio di vivere questa seconda vita per te e i tuoi figli. Tanti elementi ti hanno sostenuta in questo cammino di rinascita, quale messaggio vuoi trasmettere alle donne che hanno vissuto e/o stanno vivendo situazioni di violenza, di abusi da parte di un uomo?

    Mai fermarsi, mai abbattersi. Camminare sempre a testa alta, vivere la vita, anche se beffarda, nei suoi colori e nelle sue profumazioni.

    Vi invito ad ascoltare la sua testimonianza rilasciata a Sopravvissute, lo scorso 7 aprile.

    Le cicatrici sul corpo e quelle dell’anima non si possono dimenticare né cancellare, restano per tutta la vita. Noi possiamo però aiutare Barbara a riprendere a lavorare. Ci date una mano?

    Vorrei concludere tornando sugli autori delle violenze contro le donne, perché è bene ribadire alcuni aspetti.

    Vi riporto un estratto dal libro del magistrato Fabio Roia, Crimini contro le donne: Politiche, leggi, buone pratiche, 2017 Franco Angeli, pag. 161:

    “Secondo vecchi ma non superati stereotipo si tende ancora oggi a pensare che chi maltratti o stupri una donna sia un soggetto affetto da una patologia psichiatrica, una persona disturbata e quini in maniera gergale, da curare. Al contrario, l’esperienza giudiziaria dimostra che l’agente violento non risulta affetto da alcuna patologia sul piano psicologico-psichiatrico, ai sensi dell’art. 85 c.p., e che la sua condotta maltrattante si sviluppa su un binario di piena consapevolezza, dovendosi così ricercare la causa scatenante della condotta violenta in una matrice subculturale che autorizza la liberazione degli impulsi aggressivi nei confronti di una donna in quanto espressione di un genere ritenuto secondario.”

    Immaginiamo pertanto, che in assenza di sanzioni penali adeguate al reato e nessun trattamento “su un piano di sensibilizzazione relativa al disvalore del comportamento commesso, comportamento che tendono a negare o minimizzare”, il rischio di recidiva sia assai elevato e che all’opinione pubblica si passino messaggi che derubricano la gravità della violenza agita. Il nostro sistema non può permettersi di continuare a essere debole e fiacco, poco incisivo, con differenze anche notevoli tra tribunali, in merito a sentenze in materia. Le leggi ci sono, vanno applicate adeguatamente da magistrati specializzati e preparati in materia. Occorre poi seminare, credendoci veramente, nella costruzione di una società paritaria, a partire dall’ambito scolastico, investendo nell’educazione a relazioni rispettose e egualitarie tra uomini e donne, senza paura di interrogarsi e di affrontare i tarli culturali patriarcali che ancora affliggono i rapporti tra i generi. Dobbiamo scavare dentro di noi per estirpare le radici culturali che sostengono e alimentano la violenza, quelle forme di sottovalutazione e di negazione della gravità di certi comportamenti e mentalità. Dobbiamo avviare un enorme lavoro che sia in grado di minare le basi della discriminazione e della violenza contro le donne. La traccia da seguire già l’abbiamo, basta attuare passo passo le quattro P della Convenzione di Istanbul: prevenzione, protezione e sostegno alle vittime, perseguimento dei colpevoli, politiche integrate.

    Barbara Bartolotti Fabio Roia possesso potere uomini violenza contro le donne
    Share. Facebook Twitter Pinterest LinkedIn Tumblr Email
    Avatar photo
    simonasforza
    • Website
    • Facebook
    • X (Twitter)

    Blogger, femminista e attivista politica. Pugliese trapiantata al nord. Equilibrista della vita. Felicemente mamma e moglie. Laureata in scienze politiche, con tesi in filosofia politica. La scrittura e le parole sono sempre state la sua passione: si occupa principalmente di questioni di genere, con particolare attenzione alle tematiche del lavoro, della salute e dei diritti.

    Related Posts

    Il cognome materno è una questione politica

    07/04/2025

    Potere di altro genere

    01/04/2025

    Le dissonanze

    16/02/2025

    2 commenti

    1. Pingback: Vivere la vita, nei suoi colori e nelle sue profumazioni | Nuvolette di pensieri

    2. Paolo on 10/05/2019 15:36

      lui non era innamorato

      Reply
    Leave A Reply Cancel Reply

    Captcha in caricamento...

    Donne di dols

    Dols magazine
    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    Le protagoniste di questo bel film sono tre attric Le protagoniste di questo bel film sono tre attrici francesi deliziose, tre donne vere, che non hanno bisogno di chissà quali artifici per essere belle, attraenti e soprattutto insuperabili nel mettersi nei guai.

https://www.dols.it/2025/06/18/tre-amiche/
    Luana Sciamanna è un’avvocata penalista nata a Luana Sciamanna è un’avvocata penalista nata a Genzano di Roma nel 1978 e vive ad Ariccia. È esperta di violenza di genere e relazioni abusive, e collabora con i centri antiviolenza dei Castelli Romani, fornendo consulenza e assistenza legale alle donne vittime di violenza. È anche docente per la Regione Lazio nella formazione degli operatori della rete antiviolenza territoriale, e fondatrice e Presidente dell’associazione di promozione sociale “Crisalide Donne per le Donne”, che si occupa di consapevolezza ed empowerment femminile.

https://www.dols.it/2025/06/17/luana-sciamanna/
    Amanti in cantina recensione di Elena Guerrini Amanti in cantina recensione di Elena Guerrini
    Post su Instagram 17888416860161530 Post su Instagram 17888416860161530
    https://www.dols.it/2025/06/13/tutto-lamore-che-se https://www.dols.it/2025/06/13/tutto-lamore-che-serve/
    Stamattina mi sono svegliato con gli uccellini ch Stamattina  mi sono svegliato con gli uccellini che gorgheggiavano
    https://www.dols.it/2025/06/10/musica-con-vista-20 https://www.dols.it/2025/06/10/musica-con-vista-2025/
    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

https://www.dols.it/2025/06/09/donne-di-pace-e-di-guerra/
    https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-n https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-non-amati/

La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
    Post su Instagram 18090652831721010 Post su Instagram 18090652831721010
    Post su Instagram 18048668675601778 Post su Instagram 18048668675601778
    Post su Instagram 17876335017241317 Post su Instagram 17876335017241317
    Post su Instagram 18063607010115356 Post su Instagram 18063607010115356
    De bello a Gresart De bello a Gresart
    Post su Instagram 18117014455479037 Post su Instagram 18117014455479037
    Post su Instagram 18227739895291385 Post su Instagram 18227739895291385
    Recensione di Adriana Moltedo Recensione di Adriana Moltedo
    Recensione di Erica Arosio Recensione di Erica Arosio
    Post su Instagram 17959636775930644 Post su Instagram 17959636775930644
    Ho visitato di recente la bellissima mostra Un alt Ho visitato di recente la bellissima mostra Un altro sguardo Opere dalla Collezione Gemma De Angelis Testa a Villa Panza, (Varese). aperta al pubblico dall’11 aprile al 12 ottobre 2025 che rappresenta l’inaugurazione di un ciclo espositivo dedicato al tema del collezionismo come espressione di un pensiero e strumento di indagine del presen

https://www.dols.it/2025/05/26/un-altro-sguardo-e-gemma-de-angelis-testa/
    Carica altro Segui su Instagram
    Quando verrà la fin di vita

    non fu l’amore

    Non fu l'amore
    non fu l'amore

    Di cibo e di amore

    Di cibo e di amore - Marta Ajò - copertina

    CHI SIAMO
    • La Redazione
    • La storia di Dol’s
    • Le sinergie di dol’s
    • INFORMATIVA PRIVACY
    • Pubblicizza su Dol’s Magazine
    • Iscriviti a dol’s

    Questo sito non è una testata giornalistica e viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale.
    Pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7.03.2001
    © 2025 Dol's Magazine. All Rights Reserved. Credits: Dol's Magazine

    Questo sito non è una testata giornalistica e viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale.
    Pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7.03.2001
    © 2025 Dol's Magazine. All Rights Reserved. Credits: Dol's Magazine

    Type above and press Enter to search. Press Esc to cancel.

    Questo sito utilizza cookie, eventualmente anche di terze parti, per offrirti una migliore esperienza di navigazione.
    Per saperne di più clicca qui, procedendo nella navigazione o cliccando su OK acconsenti all’uso di tutti i cookie.
    OK