Poche in Italia le donne che hanno ricoperto o ricoprono questo ruolo.
Nella nostra nazione, l’estensione del diritto di voto alle donne è il provvedimento più significativo della prima fase della legislazione elettorale. Il decreto legge del primo febbraio 1945 per un errore, non riconosceva alle donne l’elettorato passivo, cioè potevano votare ma non essere elette. Corretto l’errore il 10, il 17, il 24, il 31 marzo ed il 7 aprile del 1946 le urne si aprirono in 5722 tra città e paesi per le elezioni dei consigli comunali. Furono elette in totale oltre duemila donne. Leggere le testimonianze di quelle che per la prima volta andarono a votare ci emoziona. Ci emoziona la loro trepidazione, il loro orgoglio, la loro dignità.
Se si fa una ricerca sulla prima sindaca, ci si accorge che più di una è definita tale e ciò si spiega poiché le amministrative si svolsero in più tornate. Ci sembra giusto, visto che furono elette nel 1946 ricordarle tutte: Ninetta Bartoli, Elsa Damiani, Margherita Sanna, Ottavia Fontana, Elena Tosetti, Ada Natali, Caterina Tufarelli Palumbo Pisani, Anna Montiroli, Alda Arisi e Lydia Toraldo Serra.
Ninetta Bartoli fu eletta in maniera quasi plebiscitaria a Borutta, piccolo centro in provincia di Sassari nel marzo 1946. Era nata nel 1896, da una famiglia facoltosa che le consentì l’iter scolastico destinato “alle signorine di buona famiglia”. Dopo gli studi, Laura Segni, la moglie del futuro presidente della Repubblica, fu l’artefice del suo esordio politico nelle fila della Democrazia Cristiana sassarese. Ninetta, appena eletta sindaca, si preoccupò immediatamente di migliorare le condizioni di vita degli abitanti del suo paese. Dotò il piccolo centro di acquedotto, fognature, case popolari e scuole e realizzò il primo piano urbanistico, donando anche dei terreni di sua proprietà. Creò pure una cooperativa per la raccolta del latte e la produzione di formaggi ed una filiale della cooperativa di credito agrario. Si prodigò per il recupero dei beni architettonici e diede vita ad una serie di iniziative in campo sociale aventi lo scopo di fornire specializzazione lavorativa alle donne. Il suo incarico durò dodici anni e fu molto amata dai cittadini e dalle cittadine di Borutta. Come tutti ricordano “amministrò con grande rettitudine morale, in modo appassionato ma con estremo rigore intellettuale e con un’onestà adamantina”. È morta nel suo paese nel 1978. A Borutta, non ci risulta intitolata a lei nessuna strada.
Elsa Damiani, moglie del poeta Giacomo Prampolini, fu invece eletta, sempre nel 1946, a Spello in Umbria, mentre Margherita Sanna fu eletta sindaca di Orune in provincia di Nuoro il 7 aprile e ricoprì l’incarico per ben tre legislature. Era democristiana ed in seguito diventò anche assessora provinciale. Nel suo paese la chiamavano semplicemente “la signorina Sanna”. Era figlia di pastori e si diplomò in ragioneria a Sassari. Vinse un concorso per lavorare in una banca del capoluogo ma le fu preferito un uomo, così si trasferì a Cagliari e concluse gli studi magistrali diventando un’insegnante. Amministrò con saggezza e lungimiranza e si dedicò all’educazione e all’alfabetizzazione della sua gente.
Prima della Liberazione, fu accusata da parte del governo fascista di spionaggio militare e venne anche arrestata. Il regime mal sopportava “quella maestra che mette i grilli dell’emancipazione alle donne”. È morta nel 1974.
Ottavia Fontana fu eletta sindaca a Veronella, in provincia di Verona il 24 agosto, mentre Elena Tosetti fu eletta a Fanano in provincia di Modena il 7 aprile e fu sindaca dal 1946 al 1950.
Nel suo paese tutti la stimavano e appena eletta si trovò a gestire una situazione difficilissima. Fanano era stata semidistrutta dai bombardamenti, erano andati persi sia l’archivio che l’anagrafe, ed aveva un bilancio dissestato. Elena iniziò ad occuparsi della ricostruzione e contemporaneamente si dedicò a potenziare le strutture scolastiche e a valorizzare la vocazione turistica del suo paese. Nel 1950, a causa di una denuncia anonima, venne sospesa dalla carica di sindaca e si ritirò dalla vita politica. Sette anni dopo venne dimostrata la sua innocenza. Nel 1947 La Domenica del Corriere pubblicava una tavola che ritraeva Elena Tosetti che spalava la neve. Sotto l’immagine, una didascalia: “una donna dà l’esempio in un paese dell’Appennino. Il sindaco, che è una donna, non trovando uomini che si prestassero per poca mercede alla spalatura, scendeva per strada con gli impiegati comunali e si metteva energicamente a lavoro”.
A lei è stata intitolata una strada a Fanano.
Ada Natali è stata alla guida del piccolo comune di Massa Fermana in provicia di Fermo. Era nata il 5 marzo del 1898 e fu sindaca dal 1946 al 1959. Era laureata in giurisprudenza e fu anche una partigiana. I suoi compaesani la chiamavano “la maestra Ada”. Il pomeriggio girava per le strade per controllare se i ragazzini studiavano e poi andava ad insegnare a leggere e scrivere ai contadini analfabeti. Del resto lo aveva già fatto sotto il regime fascista quando fu inviata al confino a Roccafluvione, in provincia di Ascoli Piceno, come “sovversiva comunista pericolosa”.
Tra le tante cose realizzate, istituì subito le colonie estive che, oltre ad essere un’occasione di svago per ragazzi e ragazze dei ceti più poveri, assicuravano loro ogni giorno “un piatto di minestra”. Nelle elezioni politiche del 1948 si presentò come unica candidata comunista delle Marche e fu eletta alla camera dei deputati. Negli anni Cinquanta sostenne le battaglie delle operaie delle fabbriche marchigiane che lottavano per ottenere contratti di lavoro regolari. Ada offrì il suo sostegno anche alle cosiddette “paglierine”, le operaie che fabbricavano cappelli, che aspiravano ad ottenere il primo contratto nazionale di categoria. Per queste sue attività fu anche denunciata e processata ma fu subito assolta. È morta il 27 aprile del 1990. A Roccafluvione una via è stata a lei intitolata.
Caterina Tufarelli Pisani fu eletta il 24 marzo del 1946 a San Sosti in provincia di Cosenza, Anna Montiroli l’8 aprile a Roccantica in provincia di Rieti e Alda Arisi il 7 a Borgosatollo in provincia di Brescia.
Lydia Toraldo Serra fu eletta sindaca a Tropea e restò in carica per quindici anni. Era nata il primo agosto del 1906 a Cosenza, e nel 1929 fu la prima calabrese a conseguire la laurea in Giurisprudenza discutendo una tesi dal titolo Sulla concessione del voto alle donne. Quando fu eletta, a Tropea, mancavano il grano, la farina, il pane e la gente moriva di fame. Lydia riuscì a far dirottare verso la sua città una nave americana che finalmente rifornì di cibo gli abitanti. Con felice intuizione capì l’importanza del turismo per la sua città e andando anche contro gli interessi della sua famiglia costruì su un terreno di sua proprietà il primo stabilimento balneare. Nel frattempo si adoperò per potenziare il porto. Nel 1964, stanca dei tanti ostacoli da superare, comprende che nella politica non vi era più posto per chi la intendeva come una missione di servizio, decise allora di uscire di scena.
A Tropea una piazza è a lei intitolata.
Da Le mille i primati delle donne dell’Associazione Toponomastica femminile a cura di Ester Rizzo