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    Home»Pari opportunità»Donne politica»Da rottamatori a rottamati
    Donne politica

    Da rottamatori a rottamati

    Caterina Della TorreBy Caterina Della Torre17/10/2017Nessun commento6 Mins Read
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    biopolitica
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    Un tempo si nasceva sotto una bandiera politica e si moriva sotto la stessa. Oggigiorno non è più così ed il mercato insieme alle idee è diventato più fluido e mutevole. E’successo anche ad una  fidata collaboratrice di dol’s Antonella Gramigna ed abbiamo voluto intervistarla per capire perchè.

    antonella gramignaCambio di casacca dopo anni nel PD? Cosa non ha funzionato?

    Cambio di giubba? No, sarebbe troppo semplicistico e non attinente al mio percorso. Potrà apparire strano, ma le persone possono cambiare nel tempo, attraverso percorsi personali, vissuti, relazioni, analisi e riflessioni, come nel mio caso, intime e profonde. E le giubbe servono a vestirsi, non a motivare azioni politiche. E’ sempre accaduto, perchè a me non doveva succedere? Il 2016 è stato un anno difficile e pesante, c’era in ballo la riforma costituzionale ed in vista anche diverse tornate amministrative, che ci vedevano impegnati in prima linea.
    Dopo la perdita referendaria, e dopo aver analizzato il perchè ed il per come, anche delle problematiche relative alle riforme come “ La buona scuola”e “ Jobs Act” che non hanno fornito i risultati eclatanti sperati, mi sono fermata, ed a lungo ho ascoltato le persone, ho raccolto le loro perplessità, i loro sfoghi, ed anche dentro di me, emergevano le domande alle quali dovevo dare risposte. Da Gennaio in poi, non lo nego, sono stati mesi di accurata e dolorosa riflessione, che mi hanno portato come prima azione a presentare le mie dimissioni da Garante, con una lunga lettera dove ho cercato di chiarire ed esternare le sentite motivazioni ai vertici, i dirigenti del Pd, senza aver avuto un cenno di risposta.

    Hai sofferto di isolamento dopo aver preso la tua decisione?

    Un isolamento totale ormai conclamato quello che stato vivendo nel mio ex partito, probabilmente dovuto al mio errore di distrazione in merito alla “famosa” ( ormai lo è) foto Iotti /Anselmi, ed ho capito di essere ormai arrivata al capolinea della mia permanenza nel Pd. Non condividevo più molto del progetto, ed anche del tipo di comportamento molto poco rispettoso e democratico. Via via, nella mia pagina, ho cercato di rappresentare ogni giorno, attraverso quindi esternazioni pubbliche, il mio disagio, il mio pensiero. Anche i miei articoli apparsi sia su Unità, che altre testate con le quelli collaboro, parlavano molto chiaramente di cosa “non andava” nel Pd e nelle scelte. I motivi? Tutti di ordine e contenuto strettamente politico, di strategie e scelte non condivise, calate dall’alto e non discusse, ma subìte, che giorno dopo giorno hanno creato interiormente una forbice sempre più grande tra me, ( e non solo visto le fuoriuscite!) gli esponenti ed il partito che mi rappresentava. Un partito, e più che altro un leader, a cui ho dato moltissimo finché sono stata convinta che il percorso intrapreso fosse quello giusto, che davvero rappresentasse le mie idee, i miei progetti politici, ciò per cui mi ero impegnata ogni giorno. Ma quando mi sono resa conto che questo non accadeva più, quando si avverte di essere fuori posto, è giusto farsi una accurata analisi per capire se davvero possa essere opportuno, per serietà, e non per opportunità, non farne più parte. Il distacco finale c’è stato all’alba delle amministrative locali, non si può arrivare ad “essere falsi per il bene del partito”. Non fa parte di me. Non ero d’accordo, come tantissimi altri, sulla candidatura neppure discussa, ma imposta, senza possibilità di replica, e questa è stata la famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso.

    Il vaso era già colmo?

    Già colmo, ovviamente, ma recuperabile se solo si fosse messo in campo la parola “Rispetto” degli iscritti, anziché convenienza. Forse va bene cosi? No, infatti il risultato è ovunque, sotto gli occhi di tutti. Una Caporetto, e non solo a Pistoia. L’opportunismo non ha mai fatto parte della mia esistenza, se lo fossi stata avrei tenuto atteggiamento diverso, più accomodante, e forse oggi avrei anche avuto delle soddisfazioni ( se così vogliamo chiamarle) ed invece ho sempre tenuto atteggiamento leale, critico quando occorreva, ma sincero, e mai con secondi fini se non il bene della politica. Io provengo da un’area centrista, cattolica, e pur avendo fatto parte della costituente del Pd, non ho mai creduto fino in fondo fosse possibile unire anime così diverse tra loro come la sinistra storica ed il centro democristiano.

     

    Quindi nulla era più recuperabile?

    Ci speravo, ovviamente, ma così non è stato. Tutt’oggi c’è guerra intestina, ed in fondo, il tempo mi ha dato ragione. Poco dopo la nascita, infatti, ho meditato di uscirne per cercare una “casa” ( come spesso identifico la politica) più vicina alla mia identità. Ma l’ingresso di Renzi mi dette ritrovata vitalità e pensai che forse sarebbe stato possibile dare inizio ad un percorso politico davvero nuovo, ma così non è stato. Lo abbiamo visto nel corso di questi anni, da rottamatori a rottamati, se continuano così. Si voleva mettere i vati D’Alema e Bersani in panchina, e già si parla di unione politiche per avere più forza.

    Cosa è rimasto oggi secondo te?

    Un partito allo sbando, conteso e tirato per la giacchetta dai sinistri e dai centristi, dai qualunquisti ed arrivisti, che non vede al di là del naso e che non ammette gli errori, e non è più ciò che mi rappresenta. Ho valutato, nel corso di questi mesi, se smettere ogni attività politica o darmi la possibilità di una scelta di campo diversa, proprio perché convinta che le idee, senza le gambe degli uomini, non possono viaggiare, e tenute chiuse nel cassetto non aiutano nessuno. E continuerò così, in questa nuova strada intrapresa, le mie stesse battaglie contro la violenza, per un welfare davvero migliore, per i diritti e contro gli sfruttamenti, per una migliore condizione lavorativa, che sia davvero efficace. Con questo spirito, proprio perchè delusa da un percorso che ho sentito forte e che ho sostenuto in prima linea, come sempre faccio quando credo in esso, ho aderito ad un progetto politico diverso, accettando di recente la delega alla comunicazione.

    E poi, gogna dei social?
    Sono stata aggredita, vessata, linciata pubblicamente sui social perchè considerata traditrice. Di cosa? Lo sarei stata molto di più voltandomi da altra parte e facendo finta di niente. Io faccio parte di quelle persone che amano guardarsi allo specchio, senza vergogna, ed in serenità. Ed io lo sono.

    rottamatori
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    Caterina Della Torre
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    Proprietaria di www.dols.it di cui è direttrice editoriale e general manger Nata a Bari nel 1958, sposata con una una figlia. Linguista, laureata in russo e inglese, passata al marketing ed alla comunicazione. Dopo cinque anni in Armando Testa, dove seguiva i mercati dell’Est Europa per il new business e dopo una breve esperienza in un network interazionale di pubblicità, ha iniziato a lavorare su Internet. Dopo una breve conoscenza di Webgrrls Italy, passa nel 1998 a progettare con tre socie il sito delle donne on line, dedicato a quello che le donne volevano incontrare su Internet e non trovavano ancora. L’esperienza di dol’s le ha permesso di coniugare la sua esperienza di marketing, comunicazione ed anche l’aspetto linguistico (conosce l’inglese, il russo, il tedesco, il francese, lo spagnolo e altre lingue minori :) ). Specializzata in pubbliche relazioni e marketing della comunicazione, si occupa di lavoro (con uno sguardo all’imprenditoria e al diritto del lavoro), solidarietà, formazione (è stata docente di webmarketing per IFOA, Galdus e Talete). Organizzatrice di eventi indirizzati ad un pubblico femminile, da più di 10 anni si occupa di pari opportunità. Redattrice e content manager per dol’s, ha scritto molti degli articoli pubblicati su www.dols.it.

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    La solitudine dei non amati, firmato e diretto dal La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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