Non sappiamo quante donne scrivano, ma certamente l’abitudine a mettere su carta o sui succedanei offerti dalle moderne tecnologie informatiche idee, pensieri ed emozioni è certamente consolidata, forse perché quello che le donne non dicono, almeno a volte e per fortuna lo scrivono.
Esiste un immenso patrimonio ovviamente sconosciuto o quasi di scritti femminili, che va dai diari delle prime prove di scrittura che la maggior parte delle adolescenti hanno compilato almeno una volta nella vita, alle opere pubblicate dalle scrittrici, senza escludere i saggi e le pubblicazioni delle esperte nelle varie materie sia umanistiche, scientifiche. Insomma ad un certo punto per le donne prendere “carta, penna e calamaio” diventa qualcosa di inevitabile, di impellente, di naturale e allora scrivono più o meno inconsapevoli che in quel momento stanno fotografando se stesse.
Perché chi scrive lascia sempre una traccia, solo che non si tratta dell’immagine esteriore come nel caso di un ritratto, ma piuttosto della foto dell’anima. Per questo molte sono le donne che scrivono fin da piccolissime e che continuano a farlo per tutto la loro vita. Poco importa se si tratta di diari, di quaderni di appunti, di romanzi, di articoli giornalistici, di saggi, di post sui social o di enciclopedie, l’importante è continuare – o forse per alcune iniziare – a scrivere per manifestare le nostre idee, le nostre opinioni, i nostri pensieri, per esserci e scrivendo iniziare finalmente a mostrarci per ciò che siamo, per un ritratto certamente più fedele di quello che possiamo chiedere, per quanto si possa venire bene e non sempre è detto, ad una semplice fotografia.