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    Home»Costume e società»Viaggi»La mia Patagonia
    Viaggi

    La mia Patagonia

    DolsBy Dols15/02/2016Nessun commento7 Mins Read
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    Puerto_Natales
    Puerto Natales
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    La Patagonia non è luogo di fughe, ma di ritorni, di avventure già avvenute e da raccontare, al riparo dal vento e dalle stelle, attraverso le parole di chi non ha più nulla da perdere e tutto da ricordare.

    di Claudia Lorusso

    Prima di partire, nei giorni concitati dei preparativi per il Natale, posso leggere solo “Ultime notizie dal Sud” di Luis Sepulveda, non Chatwin, non Coloane, come invece vorrei.
    Comunque non rinuncio a prepararmi alla Patagonia da lettrice, come se questo luogo, più degli altri che ho visitato, mi invitasse a immaginarlo attraverso le parole di un altro, forse perché, a differenza degli altri, sebbene desiderato, non lo sento già mio, o perché, magari, non l’ho desiderato abbastanza.
    In due notti riesco a finire il libro di Sepulveda, racconti di incontri straordinari lungo le strade battute dal vento della Patagonia. A letto sono stordita, credo che la malia provenga dal libro, dall’idea dei luoghi, dall’incontro tra parole e luoghi, sempre irresistibile per me. Di questo sono certa.
    punta-arenas-chileDue giorni dopo, finalmente, la Patagonia.
    A Punta Arenas, la luce è grigia e chiara, della consistenza dell’argento fuso. Per le strade sgombre, il silenzio risucchia auto e persone che passano rare. Ecco, la Patagonia mi sembra prima di tutto terra spoglia tra il silenzio e l’odore lontano dell’Oceano.
    Il giorno successivo, i raggi del primo sole sono obliqui sul porto di Punta Arenas, ma abbagliano rifrangendosi sul mare. Sul ponte del traghetto sono investita dal vento e dalla luce che si è fatta di nuovo argento. Riesco a vedere la costa, brulla e scura, brullo e scuro è, dunque, l’estremo Sud del mondo; oltre, sullo sfondo, rilievi appena imbiancati. Acqua, vento, luce, terra, nulla di nuovo, tutto nuovo, non basta esserci, bisogna sapere di esserci. Qui acqua, vento, luce e terra appartengono al mito di nomi da carta geografica, stretto di Magellano, Terra del Fuoco, qualche centinaio di chilometri ancora ed è Antartide.
    Porvenir è nuovamente silenzio, case piccole e colorate in filari ordinati, orti fioriti e lamiere arrugginite, l’insegna di un hostal e un vecchio osservatorio astronomico.
    pinguineraLungo la strada che porta alla pinguinera della Bahia Inutil, il rudere di un’estancia pioniera suggerisce il West americano, ma l’archetipo dell’ultima frontiera qui non è cinema, è letteratura.
    Puerto Natales, a circa 250 chilometri a nord di Punta Arenas, si trova nella provincia cilena di Ultima Esperanza, a conferma che la Patagonia è leggenda, ancora prima di assumere i contorni di uno spazio fisico. Il racconto narra del navigatore Ladrillero che attraversò alcuni bracci di mare alla ricerca dello sbocco sul Pacifico, scoperto poi da Magellano, finendo in un vicolo cieco che chiamò Bahia Obstrucción.
    A Puerto Natales, comincio a riconoscere la Patagonia di Sepulveda.
    Lo spettacolo dal lungomare è estremo, irriducibile, selvaggio. Il fiordo è difeso da una catena di cime innevate che confliggono, nei miei occhi mediterranei, con la presenza del mare in attesa di diventare oceano. A destra, rispetto al mio punto di osservazione, scheletri di imbarcazioni sono spiaggiate come balene e resti di un vecchio molo di legno emergono dall’acqua, sfidando il vento che stasera mi spinge verso l’ultima speranza, nel tramonto senza fine dell’estate australe. Affacciate sul mare, case di lamiera dipinte a colori pastello si appoggiano l’una all’altra e chiudono vite lente e pazienti. Le facce di questi cileni della Patagonia, eredi di avventurieri e cercatori d’oro, hanno i geni di coloro che hanno vissuto tante vite e sanno quando fermarsi perché non si può chiedere oltre alla vita, se l’oltre è qui.
    Cuernos_del_PaineNel parco nazionale Torres del Paine, la natura appare come ai primordi della creazione, terra di montagne, acqua liquida di cascate e laghi, poi, ancora acqua, dura di gelo e ghiaccio, e cielo grandissimo che definisce l’immane potenza degli elementi. La parola “paine” in lingua tehuelche significa azzurro, ed è infatti l’azzurro a declinare il colore di rocce, boschi e del fondo dei miei occhi aperti su questa genesi scritta dalla mano di un dio all’inizio dell’opera.
    Mongolia, Patagonia. In Mongolia, come sulla tela la rappresentazione del vero non può liberarsi dal vincolo del pennello e della mano che lo guida, il paesaggio è arte. Quello della Patagonia, al contrario, è originario, allo stato embrionale, in cui ogni singola parte sperimenta la vita per la prima volta e fatica a diventare sistema coerente. E’ terra ultima al principio della creazione, inizio del tempo e fine dello spazio, un corto circuito che genera un solido e immanente infinito.
    Nei giorni a seguire, la Patagonia argentina, a differenza di quella cilena, si distende in una steppa sconfinata interrotta da qualche gauchos a cavallo e greggi bianche a perdita d’occhio.
    Al confine tra il Cile e l’Argentina, le Ande meridionali formano il Campo de Hielo Sur, la terza calotta glaciale del mondo dopo Antartide e Groenlandia, a cui appartengono il ghiacciaio Perito Moreno e Upsala.

    Perito-MorenoIl Perito Moreno ha l’aspetto di una cattedrale gotica in fieri. L’enorme barriera frastagliata di guglie di ghiaccio imprigiona cielo e mare cristallizzando ogni possibile azzurro, ma è anche un gigante fragile che vive di trasformazione. Il ghiaccio cresce, cambia, crepita, scricchiola, cede, si ferisce, restituendosi in parte allo stato fluido e dimostrando che la libertà ha sempre un prezzo da pagare.

    Il potente vento patagonico, invece, copre il silenzio del ghiacciaio Upsala, troppo distante per sentirne la voce. Sebbene oggi il cielo sia di nuovo plumbeo, lame di luce accendono a tratti la superficie trasparente delle tre lingue che si immergono nell’immenso lago sottostante, mentre dalle rocce moreniche di fronte è difficile dire se il vento soffia dall’alto o non sia piuttosto il respiro del gigante.
    Nell’emisfero australe il Sud è questo, roccia e ghiaccio. E silenzio.
    Eppure, in tutto il viaggio, non c’è stato un solo attimo in cui non abbia amato la solitudine e la pace della Patagonia. In questa terra solo apparentemente inospitale l’io si salda alla terra e prende la sua forma, disponendosi all’ascolto, al desiderio che basta a se stesso, all’immaginazione che si fa memoria comune.
    La Patagonia non è luogo di fughe, ma di ritorni, di avventure già avvenute e da raccontare, al riparo dal vento e dalle stelle, attraverso le parole di chi non ha più nulla da perdere e tutto da ricordare.
    Ora che sono a casa, penso addirittura che potrei tornare in Patagonia per restare, magari tra qualche anno, quando il bisogno di scrivere sarà più forte del bisogno di viaggiare.
    PatagoniaRiprendo il libro di Sepulveda e leggo l’incontro con la “signora dei miracoli”, una vecchietta di novantacinque anni. Miracolose sono le sue mani che hanno il potere di rendere fertili piante, animali, “uomini pieni di vergogna o donne tristi”.
    La mia Patagonia, nelle parole dello scrittore: “ Ci chiese se ci piacevano le focaccine fritte, le rispondemmo di sì perché erano davvero buonissime, e mi azzardai a chiederle se viveva sola. -Sola? No, vivo con il mio cane, le pecore, le piante e i fiori- rispose con voce serena, con la lenta cadenza della gente del Sud, con quel modo di parlare che amo, che non ho trovato in nessun altro posto al mondo…, perché la gente del Sud avverte il carattere fondante delle parole, e quando le pronuncia dà vita alle cose che nomina, popolando la durezza della steppa”.

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    Dols

    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    Storia di Kechic una sartoria e un marchio di abbi Storia di Kechic una sartoria e un marchio di abbigliamento italo africano. Nasce dall’incontro tra Valeria Zanoni e Cheikh Diattara Lui senegalese e sarto, lei italiana ed esperta di comunicazione. Prende origine da questa amicizia, dalla voglia di creare qualcosa di bello insieme e di condividerlo.

https://www.dols.it/2025/05/09/amici-di-ago-e-filo/
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L’8 maggio si è inaugurata al Museo di Arte Occidentale e Orientale la mostra di Анна Голубовская (Anna Golubovskaja dal titolo Punti di attrazione (2022-2025).

https://www.dols.it/2025/05/11/punti-di-attrazione-di-anna-golubovskaja/
    Dicono di TE …. Ti sei divertita con “I nomi Dicono di TE ….

Ti sei divertita con “I nomi da Indiani”? Hai creato la tua tribù e inventato la leggenda sull’origine del tuo nome? Per costruire il tuo nome sei ricorsa a ciò che dicono gli altri per identificarti quando non ti conoscono se non superficialmente. Hai usato le similitudini che vengono in mente pensando a te.

Ora fai un passo avanti e segui i suggerimenti per una nuova scrittura “metaforica”!
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Tali atti persecutori sono annoverati tra i reati sentinella della violenza di genere che risultano tra l’altro in aumento, come evidenziato nel report relativo all’anno 2024 “8 marzo Giornata internazionale della donna”, redatto quest’anno dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale.
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A trionfare sono state le donne: 7 David a Vermiglio di Maura Delpero mentre L’arte della gioia di Valeria Golino e Gloria! di Margherita Vicario hanno conquistato 3 premi a testa
    Terrazzo un fiore Terrazzo un fiore
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E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
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C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
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Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
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    Mariangela Gualtieri Mariangela  Gualtieri
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    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

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    https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/ Ti sei https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/

Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
    Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno di sottomettere l’altro prevale sul desiderio di incontrarlo. L’essere umano, illuso di essere superiore, continua a esercitare la sua necessità di dominio, dimenticando il significato profondo di parole come umiltà, equità, umanità, uguaglianza. E proprio perché questi valori sono diventati rari, siamo costretti a ribadirli, a insegnarli, a difenderli.
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