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    Home»Scrivilo su dol's»Narrativa»LED O FUOCO SACRO?
    Narrativa

    LED O FUOCO SACRO?

    Graziamaria PellecchiaBy Graziamaria Pellecchia09/02/2016Updated:29/07/2019Nessun commento8 Mins Read
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    led-fuoco sacro
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     C’è un’età per iniziare ad amare ed una in cui l’amore “finisce” di essere importante?

    Me lo chiedevo con insistenza, anni fa un po’ timorosa al solo pensiero che quel sentimento, reale leitmotiv dei miei giorni, potesse “esaurirsi” , che potessi allontanarmi per vari motivi da questo sogno che mi vedeva protagonista in una bella storia, ma mi rassicuravo tra me, NO non finirà, semplicemente perchè non è possibile. Questo amore, piccolo segmento dell’amore universale, che tutti ci comprende come esseri del creato, me lo raffiguravo come una di quelle are in cui arde tenacemente il fuoco sacro del tempio. Talvolta se ne vedono ancora nei film d’epoca, alimentati da una vestale solare, vestita di drappi morbidi… sicuramente pezzetti di brace si esporteranno anche fuori per illuminare le notti dei passanti, alimentare altri focolari, ma la matrice del fuoco sacro sarà sempre lì, nel tempio, al sicuro.

    Non so se ci sia ai nostri giorni qualcuno capace di farsi coinvolgere da simili pensieri! Leggo e sento parlare di “meetic”, di semplici amici, o appena conoscenti, che fra un racconto ed un altro delle proprie vicissitudini, oltre ad abbracciarsi e piangersi uno sulla spalla dell’altro o altra, o fare follie di gioia, intrecciano i loro corpi oltre le loro anime, per condividere tutto di se, in situazioni volutamente limitate nel tempo… luoghi per incontri occasionali…più o meno intensi, da ricordare o più spesso da catalogare e dimenticare! Legami che si legano e si slegano, si rincorrono, si riallacciano… possono durare mesi come una notte… Certo che in trentacinque anni o poco più ne sono cambiate di cose!
    Noi adolescenti, anche quelli “moderni” che facevano l’amore alla “boia di un cane, o in un cinema dove si può”, come diceva Guccini, eravamo un po’ diversi… forse davvero “innamorati dell’amore“, come ci suggerivano a scuola le prof. di Lettere, a primavera, leggendo Leopardi caso mai… o nelle parrocchie, perché questo sentimento non ci spingesse a scelte frettolose. Immaginavamo, quindi, per noi un amore che sarebbe iniziato senza un perché e sarebbe andato per la sua strada, sempre avanti, coraggiosamente: non solo un modo di dire ma un lungo tirocinio di coppia in cui spirito e corpo, desideri, progetti reali o immaginari si sarebbero confrontati, amalgamati, confusi nel tempo e nello spazio infinito… con un po’ di fortuna, molto lavoro, molta buona volontà…credendoci, non rinvoltolandoci sui nostri bisogni immediati, per “star bene” come si dice oggi, ma per donarci uno “star bene” reciproco, sicuri che si sarebbero cercate sempre nuove strade, motivazioni, e saremmo stati felici l’uno della felicità dell’altro.

    Non so cosa sia cambiato, quando e perché pian piano si sia ritenuto che questo modo di vivere non fosse poi il massimo! Ma la realtà è che oggi, anche molti coetanei e coetanee, che condividevano questi pensieri, amici che addirittura avevano cercato di convincermi, all’epoca, che il mio appoggiare, sebbene solo in teoria le idee di gruppi femministi piuttosto liberi in campo sentimentale non fosse sicuramente “la felicità” , non guardano più in alto cercando la loro stella, che è sempre quella in ogni stagione, anche quando si vede poco il cielo, piuttosto vagano continuamente alla ricerca di una cometa pellegrina, di benessere personale, una specie di led a basso consumo energetico quella lucina che fa male agli occhi se la guardi fissa ma illumina forte, intanto che c’è. Molti miei coetanei e coetanee oggi parlano di diritto alla propria libertà di scelta…di diritto a cercare la felicità…di diritto, insomma… come trentenni, qualcosa di fumoso, non riesco a capire bene di cosa si tratti, un misto di psicofisicità difficile da spiegare. Che i diritti siano l’altra facciata dei doveri e facendo insieme una trottola permettano una vita equilibrata…da sempre, se lo sono del tutto dimenticato…queste cose sono più che altro scocciature, postille nei verbali degli avvocati con cui i bravi legali provano ad equilibrare le esigenze dei propri utenti …specie se anche loro (gli avvocati), sono stati vessati dalla sorte e dai “doveri”che rapporti sentimentali ballerini hanno fatto sorgere anche per loro…anzi, mi dicono che quando un utente deve scegliere un avvocato, esamina più il suo curriculum privato, che quello professionale…così, per sapere se si condivideranno le reciproche ambasce esistenziali!

    I giovani? Sì, formano ancora delle famiglie… un po’ per abitudine, dato che anche quel “io prendo te, nella buona e cattiva sorte ecc ecc ecc” per chi dice di credere, per potersi assicurare una cerimonia in una bella cornice …è una formalità, niente di importante! Insomma i giovani formano famiglie con grandi sceneggiate holliwudiane, che i genitori, caso mai speranzosi di vederli “sistemati” allestiscono senza risparmio, e però quasi sempre per un tempo ben limitato, che ormai lo sanno tutti che accadrà questo, anche i preti che fingono di crederci: qualche anno di “benessere”, caso mai un figlio, poi un po’ di disagio e ci si ricicla in altro “benessere”…e i ragazzini meglio crescerli da subito con queste aperture mentali…li facciamo giocare poco a casa e fuori tanto, corsi in ludoteca, inglese, sport, ma per carità, niente amici del cuore…sono sentimenti pericolosi, che un domani potranno renderli infelici!

    Adesso, qualcuno si chiederà cosa ha in mira questa lunga considerazione delle ore sei di un mattino non ancora chiaro se sarà bello o no? Non saprei proprio! Non è che vorrei anacronisticamente oppormi al tempo, qualsiasi orologio anche il più scassato mi darebbe della matta. Del resto, per qualunque coppia e comunque sia composta, immaginare un amore unico, irripetibile, nella propria vita, quando tutti i media, il vissuto degli amici, i racconti on line o cartacei, non importa, le telenovele brasiliane, le fiction di casa nostra, affermano il contrario, sarebbe mai possibile ancora? E adesso, mettiamo anche che uno della coppia creda in questo amore “tu ed io nel cooorpo e nell’animaaaaaaa!!!!” … sarà dura trovarne due insieme che abbiano conservato nel tempo, e contro di esso, gli stessi sentimenti! Ci sono, non dico di no, rarissimi casi, ma, diciamola tutta, si tratta di una tipologia di coppia in estinzione!

    Indipendentemente… scusatemi se vi faccio ancora perdere tempo, ma per finire non posso far a meno di chiedere, per studio personale, ai protagonisti delle moderne avventure: ma adesso, con tutti questi legami sentimentali variamente condizionati siamo più felici di prima? Siamo più felici ora che il nostro amore non illumina più un unico arco del tempio, in tutte le ore di tutte le stagioni? Questo amore che non è un fuoco sacro, ma una specie di sole, non dico di no, bello, che entra in tutte le finestre, nei balconi, sui terrazzi, è davvero più caldo dell’antico braciere, da alimentare man mano nelle proprie case?

    Può essere…ma tanto per iniziare c’è un guaio serio da considerare: il sole non illumina sempre…entra per qualche ora al giorno nelle strutture, e poi diventa notte. E poi se uno non si ricorda di aprire le finestre, il sole resta fuori anche di giorno. E poi se piove per settimane il sole non c’è. E poi, e poi…la realtà è che io stessa sono in dubbio sulla risposta. Chiaramente, io sono di quella generazione creativa che credeva anche nelle cose inesistenti, che riusciva ad amare, come dice una mia amica, pure il palo della luce e caso mai farlo illuminare senza fili elettrici. E penso anche che se, qualche nostalgico rispondesse che, no, oggi non si è più felici di ieri, che sarebbe stato meglio non saltare allegramente da un divano all’altro, ( è per questo che i divani durano poco, non perché gli artigiani sono incapaci) che ci si potrebbe impegnare un pochino di più per far crescere un amore reciproco, quando è possibile, e caso mai non sarebbe male avere una famiglia stabile, che possa fare dei progetti e resistere alle avversità, non fosse altro che per curiosità…per vedere come si evolve questa famiglia, ci sarebbero poche persone che prenderebbero questi pensieri per mano per portarli coraggiosamente nel proprio vissuto. Pochissimi si fermerebbero davanti al fuoco che un giorno accesero nel tempio della propria casa, per lasciarsene vivificare, anche quando il sole sembra non esserci, o in attesa che sorga ancora…molti addirittura escluderebbero anche il sole, preferendo LED per illuminare le loro storie! Eppure, a volte, basterebbe stendere le palme aperte, sostare davanti a quel braciere antico, caldo, sereno, con una mano sotto il mento, lasciarsi coinvolgere un po’ e sorridere dei propri dubbi, che forse sono solo dubbi anche se mascherati da ineluttabilità, prima di decidere di spegnere “per sempre” un fuoco sacro con una secchiata!

     

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    Graziamaria Pellecchia

    Graziamaria Pellecchia. Nata a Bari nel1947. Ho frequentato l’Istituto commerciale e poi l’Università di Lingue a Bari. Nel 1973 mi sono sposata e ho raggiunto mio marito nel suo piccolo paese natale: Vaiano Cremasco in Provincia di Cremona . Ho lavorato a Milano negli anni settanta e poi a Monte Cremasco, per quasi trent’anni, come ufficiale demografico al mattino e bibliotecaria nel pomeriggio. Ho due figli. In pensione abbiamo deciso di stabilirci ad Adelfia, (BA) dove tutt’ora viviamo. Ho sempre amato scrivere. Penso che questo modo di raccontarci sia una delle migliori opportunità per condividere con leggerezza la nostra umana avventura.

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    La solitudine dei non amati, firmato e diretto dal La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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