Presenti assenti

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Mi assilla il dubbio che noi donne, se ci siamo, è come se non ci fossimo.

Care amiche di Dols,
scrivo a fatica, ed ancora una volta, di temi che pare non trovino mai una soluzione certa e definitiva ma non affaticata abbastanza per non ribadire alcune riflessioni.
Non avere debiti da pagare, in termini di consenso o di appartenenza, lascia la grande libertà di esprimersi in libertà, nel rispetto di quella altrui.
Dunque perché la prendo così alla larga? Forse perché ho troppe cose da tirare fuori dal sacco, che cercherò di metterle in fila brevemente.

Mi assilla il dubbio che noi donne, se ci siamo, è come se non ci fossimo.
Certo siamo presenti come parte integrale della società, che può voler dire che siamo scontate.
Come è scontato tutto ciò che facciamo, che ci riguarda, anche se ci ammazzano.
Perché le donne, oltre a riuscire ad essere forza rivoluzionaria, come la storia ha dimostrato, hanno anche l’altrettanta, più pervicace ed insidiosa, capacità di assuefarsi, di sopportare o tacere.
Allora, mi, vi dico e forse mi ripeto, non abbiamo proprio più nulla da dire in assoluto? Ci va bene tutto? Sono accolti i nostri bisogni, se pensate di averne ancora? Siamo ben rappresentate? Non sembra ance a voi che, dopo “Se non ora quando”, il quando non arrivi mai?.

Provo comunque a fare un punto.
A distanza esatta di venti anni dalla piattaforma d’intenti sottoscritta dalle donne partecipanti alla Conferenza mondiale di Pechino, le donne di tutto il mondo si riuniranno nuovamente, dal 26 al 28 settembre all’Expo di Milano.
Nella Conferenza mondiale delle donne del 2015 si confronteranno oltre 150 tra imprenditrici, artigiane, docenti universitarie, libere professioniste, politiche, cittadine comuni. Dagli incontri articolati in quei giorni dovrà ancora una volta (sottolineo ancora…) uscire un documento di proposte concrete e unificanti, nella consapevolezza che solo insieme si può agire nelle attuali circostanze e in difesa di valori imprescindibili.

Dunque molti i temi e i problemi che saranno da affrontare nella discussione.
Perché se qualcuna pensasse che il silenzio è a conferma che ogni ostacolo al rispetto dei principi di parità fra donne e uomini, sanciti dalla Costituzione della nostra Repubblica (art.3,37.51 e 117) sia stato rispettato, si sbaglia.
L’uguaglianza di genere è ancora lontana dall’essere raggiunta. Forse il divario è meno drammatico rispetto a decenni precedenti ma è il principio che non cambia.

Osservando i dati, la rappresentanza femminile nel suo complesso e a diversi livelli istituzionali è poco più del 20%. Nonostante i passi avanti fatti in Parlamento e ancor più concretamente nel Governo, dove si è raggiunto il 50%, siamo complessivamente comunque molto indietro alle percentuali di altri paesi.
Lo stesso vale per gli spazi e le opportunità riservati alle donne all’interno dei cda delle società e delle imprese.

Nel mercato del lavoro la situazione è purtroppo ancora desolante anche rispetto al quadro europeo. Nonostante che in Italia le donne siano più preparate degli uomini, sono proprio loro a conservare i maggiori livelli di disoccupazione e di precarietà.
Recentemente si è espresso, nel merito, anche Papa Francesco facendo appello all’uguale retribuzione, sostenendo fermamente che “La disparità di retribuzione tra uomo e donna è uno scandalo. Serve uguale retribuzione per uguale lavoro”.
Inoltre è da sottolineare come “il peso maggiore della crisi economica” gravi soprattutto sulla donna.

Qualcuna di noi avrà pure 80 euro in più al mese con cui comprare più comodamente i pannolini ma temo che non sia sufficiente a garantire la gestione di una maternità che impegna le donne per tutta la loro vita lavorativa e dopo, visto che spesso anche i figli adulti e i nipoti hanno bisogno del loro sostegno.
Eppure vengono tagliati finanziamenti legati ai servizi, e meno male che ci siete voi a correre ai ripari con la vostra inquantificabile assistenza!
“Una società non bene organizzata affida il compito, delicato e fondamentale, di provvedere in maniera prevalente all’educazione dei figli e alla cura degli anziani e dei portatori di invalidità”. ( Presidente della Rep. Sergio Mattarella).

Due voci di rilievo che hanno denunciato come le donne si trovino “spesso alla difficile ricerca di una compatibilità tra lavoro e famiglia” ma va?!
E la voce delle donne? Si sente un eco in lontananza.

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Profilo Autore

Marta Ajò

Marta Ajò, scrittrice, giornalista dal 1981 (tessera nr.69160). Fondatrice e direttrice del Portale delle Donne: www.donneierioggiedomani.it (2005/2017). Direttrice responsabile della collana editoriale Donne Ieri Oggi e Domani-KKIEN Publisghing International. Ha scritto: "Viaggio in terza classe", Nilde Iotti, raccontata in "Le italiane", "Un tè al cimitero", "Il trasloco", "La donna nel socialismo Italiano tra cronaca e storia 1892-1978; ha curato “Matera 2019. Gli Stati Generali delle donne sono in movimento”, "Guida ai diritti delle donne immigrate", "Donna, Immigrazione, Lavoro - Il lavoro nel mezzogiorno tra marginalità e risorse", "Donne e Lavoro”. Nel 1997 ha progettato la realizzazione del primo sito web della "Commissione Nazionale per la Parità e le Pari Opportunità" della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il quale è stata Editor/content manager fino al 2004. Dal 2000 al 2003, Project manager e direttrice responsabile del sito www.lantia.it, un portale di informazione cinematografica. Per la sua attività giornalistica e di scrittrice ha vinto diversi premi. Prima di passare al giornalismo è stata: Consigliere circoscrizionale del Comune di Roma, Vice Presidente del Comitato di parità presso il Ministero del Lavoro, Presidente del Comitato di parità presso il Ministero degli Affari Esteri e Consigliere regionale di parità presso l'Ufficio del lavoro della Regione Lazio.

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