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    Home»Costume e società»Cultura»La verità è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere
    Cultura

    La verità è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere

    Cristina ObberBy Cristina Obber08/11/2013Updated:17/07/20147 commenti4 Mins Read
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    ragazza-violentata
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    I dati sui reati a sfondo sessuale agiti da minorenni sono composti da numeri che sorprendono.

    Sorprendono perchè sentiamo parlare di un caso ogni tanto e non abbiamo idea di cosa sia la violenza sessuale nel nostro paese.

    Sorprendono e fanno male.

    Eccoli:

    In Italia, i soggetti in carico agli Uffici di Servizio Sociale per i minori (penitenziari, comunità, Centri di Prima accoglienza) per reati a sfondo sessuale, alla data del 31/12/2012, erano 1.017, di cui 211 stranieri e 806 italiani.

    Tra loro 995 sono maschi e 22 sono femmine (sono compresi Detenzione di materiale pornografico e Pornografia minorile).

    Di questi 1017 soggetti 579 sono colpevoli di violenza sessuale e 328 di violenza sessuale di gruppo.

    Di questi 1.017 ben 252 sono stati presi in carico per la prima volta nell’anno 2012.

    Sono coinvolte le province di tutta Italia.

    Di questi 1.017

    il 42% ha un’età tra i 16 e i 17 anni

    il 30% ha un’età tra i 14 e i 15 anni

    il 28% ha un’età tra i 18 e i 21 anni.

    (L’età dei minori per la legge arriva fino ai 21 anni. Preciso che i dati sono ancora suscettibili di qualche variazione).

    Sono numeri che ci fanno rabbrividire e che ci dicono che dobbiamo smetterla di pensare che la violenza sessuale riguardi altri mondi e altre culture. Riguarda gli adolescenti italiani.

    Se ricordiamo che il 90% circa delle violenze sessuali non viene denunciato ecco che numeri che ci sembrano altissimi diventano altimissimissimi, e abbiamo la sensazione di andare in Tilt!

    Che fare? Innanzitutto informare, rendere noto. Parlarne, tra adulti, tra giovani, tra adulti e giovani.

    A casa, al bar, a scuola.

    Quando mi chiama una scuola per invitarmi ad un dibattito spesso sono costretta a dire che non riesco ad andare, ma dico anche che non c’è bisogno di chiamare qualcuno da lontano per cominciare ad affrontare un problema così urgente.

    In molte città ci sono centri antiviolenza che i cittadini nemmeno conoscono perchè finchè la violenza non ti riguarda pensi che non esista (dovrebbero esserci poster nelle scuole, negli ospedali, negli uffici pubblici, sui muri delle città).
    Ci lavorano da anni persone preparate, competenti, che conoscono i modi e le parole per affrontare questo argomento.

    Quello che io consiglio sempre è:

    – contattare il centro antiviolenza più vicino e cercare di organzzare incontri a km zero (o quasi) che hanno il vantaggio di creare un legame con persone a cui rivolgersi più facilmente in caso di necessità (a me capita a volte di mettere in contatto una ragazza con un centro a lei vicino, anche per problemi di violenza psicologica, non solo fisica).

    – inserire nella biblioteca della scuola dei libri – ce ne sono tanti basta cercare in rete – utili come strumenti di discussione in classe.

    Per le scuole superiori ne consiglio in particolare due, agevoli, concentrati in poche pagine.

    Non lo faccio più, ed. Unicopli – scritto dalla sottoscritta Cristina Obber

    L’ho uccisa perchè l’amavo Falso!, ed. Laterza – scritto da Loredana Lipperini e Michela Murgia

    Il primo si concentra maggiormente sullo stupro, portando testimonianze di vittime e autori, il secondo sul femminicidio e le parole per parlarne, con analisi del linguaggio dei media e delle arti nella nostra cultura.

    Vorrei vedere questi due libricini (22 euro in due) nelle biblioteche di tutte le scuole superiori, tra le mani di chi insegna e di chi studia.

    A questi si aggiunge un fumetto, Io sò Carmela, ed. Becco giallo – di Alessia Di Giovanni e Monica Barengo, basato sul diario di Carmela Cirella, stuprata a 12 da più uomini e gettatasi a 13 dal settimo piano di un palazzo.

    – Proiettare dei video -su questo blog ve ne sono alcuni nella sezione Video- che si soffermano su temi diversi, dagli abusi in famiglia alla rappresentazione mediatica femminile che ci arriva da tv e cartelloni pubblicitari.

    Proporre questo in una scuola è già fare molto e se ci saranno in seguito occasioni di dibattiti più articolati il livello di consapevolezza e di partecipazione attiva sarà molto più alto, l’ho sperimentato personalmente.

    Di fronte ai numeri con cui ho aperto questo post, una studentessa in un istituto tecnico ha alzato la mano e mi ha chiesto risentita:

    “Ma perche nessuno ci dice queste cifre?” “Perchè a casa non ci dicono niente?”
    “Perchè forse non le sanno nemmeno i vostri genitori”, ho risposto.

    Ciò che non vedo non esiste.

    Ma Lenny Bruce, cabarettista americano degli anni cinquanta, diceva: “La verità è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere”.

    I numeri sul femminicidio e sulle violenze sessuali ci mostrano un’ Italia che non ci piace.

    Ma l’Italia è questa, non ciò che ci piacerebbe che fosse. E con questo dobbiamo fare i conti.

    Subito.

    Cristina Obber numeri violenza minorile
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    Cristina Obber
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    Cristina Obber è nata a Bassano del Grappa il 9 novembre 1964. Iscritta all’ Ordine dei giornalisti, ha collaborato per cinque anni con un quotidiano vicentino. Nel 2008 ha pubblicato “Amiche e ortiche” con Baldini Castoldi Dalai, affresco dolce-amaro dell’amicizia al femminile. Nel 2012 ha pubblicato un libro sulla violenza sessuale, "Non lo faccio più" ed. Unicopli che ha dato vita ad un progetto scuole e al blog nonlofacciopiu.net. Nel 2013 ha pubblicato per Piemme editore il libro Siria mon amour, storia vera di una 16enne italo-siriana che si è ribellata ad un matrimonio combinato. Nel biennio 2009-2010 ha pubblicato con Attilio Fraccaro editore “Primi baci” e “Balilla e piccole italiane”, due libri in cui ha raccolto ricordi del primo bacio e ricordi del mondo della scuola nella prima metà del novecento. Collabora con Dol’s, il sito delle donne on line da svariati anni. Si occupa di tematiche legate ai diritti. Il 25 novembre 2011, giornata internazionale contro la violenza sulla donna, esce il suo primo e-book dal titolo La ricompensa (edito da Emma books), che si apre con una citazione di Lenny Bruce: La verità è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere. Il suo ultimo libro è ''L'altra parte di me’’, edito da Piemme, una storia d’amore tra adolescenti lesbiche.

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    7 commenti

    1. rita garofalo on 08/11/2013 13:21

      L’argomento “femminicidio” nelle scuole non è ancora sufficientemente affrontato, non se ne parla con la dovuta attenzione,non ci sono a scuola proiezioni di video a testimonianza di casi di violenza subita e pochi sono i centri che si occupano di coloro che si rendono autori di tali reati.
      Nel frattempo spesso gli adolescenti crescono con una idea distorta della loro sessualità e non potendone discutere nei contesti adeguati perseverano nelle loro devianze comportamentali.

      Reply
    2. Pingback: La verità è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere – Parla con noi - Blog - Repubblica.it

    3. MerlinC on 08/11/2013 14:33

      In questo caso spezzo una lancia a favore dell’Italia, in un certo senso. A livello globale, se non sei coinvolto direttamente in un caso/avvenimento/argomento di natura ‘spinosa’ finisci per ignorarlo volutamente. Ho fatto servizio e scritto articoli per riviste di organizzazioni di violenza domestica e stupro. Da nazione a nazione, la gente comune preferisce vivere nell’ignoranza e saltare sul carro della ‘sorpresa’ quando un caso eclatante scoppia (tipo la ragazza stuprata e uccisa in India). Poi, tutto tace come sempre.
      Sí vero, in UK ci sono posters ovunque, linee e centri di aiuto per donne, bambini e uomini coinvolti in casi del genere. Ma l’opinione del britannico medio é che questi casi sono ‘pochi’. Dato che almeno l’80% dei casi di stupri e violenza non viene neppure denunciato, le statistiche che ci sono a disposizione sono molto a ribasso.
      Ma tant’é…a nessuno piace sapere che in realtá siamo circondati da ‘mostri’ e che la societá moderna ha tristemente fallito nell’educare le giovani generazioni al rispetto.

      Reply
    4. Maria Elena Abbate on 08/11/2013 15:55

      Finché a compiere violenza sulle donne saranno gli uomini non ci sarà mai sufficiente serietà nello stigmatizzare il fenomeno: tutti in questa società ragionano a favore dei maschi e ritengono cattive o indegne le donne che denunciano, che se la sono sempre un po’ “cercata”. Il cambiamento culturale non lo vuole nessuno: le mamme dei maschi per prime. Tutto fa parte dello stesso fenomeno: femminicidi, ragazzine mandate a prostituirsi, disoccupazione o sottoccupazione femminile, olgettine, attricette prese a modello di vita. Vedo poche vie di uscita.

      Reply
      • MerlinC on 09/11/2013 13:30

        Assolutamente ragione però ti correggo in una cosa… Subiscono violenza anche i maschi e non sono creduti ugualmente. Non si tratta solo di sessismo quando si parla di violenza domestica e stupro, si tratta anche di voler negare in ogni modo possibile una veritá che ci disturba e non si vuole vedere.
        Ti posso dire che le mamme delle ragazze e donne coinvolte in casi del genere non si comportano certo meglio delle mamme dei maschi…
        Purtroppo, vedo poche vie di uscite pure io 🙁

        Reply
    5. Maria Elena Abbate on 09/11/2013 15:37

      Sinceramente tutta questa violenza sui maschi, quando sono loro a possedere (non per colpa, ci mancherebbe) l'”arnese dello stupro”, fatico a vederla. Ci sarà anche quella ma, credo, in misura molto minore. Prendiamo una famiglia tipica: il padre o il fratello violenteranno… chi? Si stupreranno fra loro o violenteranno le donne della famiglia? O amanti o fidanzate? In un matrimonio o convivenza, chi sarà a compiere lo stupro? La donna o l’uomo? Forse la violenza sui maschi è circoscritta a carceri ed altre situazioni estreme… Io la vedo così.

      Reply
      • MerlinC on 10/11/2013 13:36

        Assolutamente no. Questo è un altro mito da sfatare. Una gran percentuale di violenze avvengono su ragazzi e uomini ma ti dirò.. Scoprirlo é più difficile, perché la credenza popolare fa sì che il ragazzo stesso che subisce la violenza è cosciente che non verrà creduto al 90% e questi casi vengono in genere scoperti anni e anni dopo quando le vittime si sentono pronte a parlarne. Limitare questi casi a certi ambienti (militare, carcerario) è riduttivo. Non so la legge in Italia, ma la legge britannica protegge anche da stupri con oggetti, più frequenti di quel che pensi e…. Anche le donne possono usarli benissimo.
        Sicuramente stiamo parlando di un 20% contro un 80% di donne. Ma definendo il problema delle vittime maschi come un quasi-non-esistente significa far loro un grande sfavore.

        Reply
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