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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»E non c’è niente da capire
    Costume e società

    E non c’è niente da capire

    Cristina ObberBy Cristina Obber04/02/2012Updated:20/06/20146 commenti2 Mins Read
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    di Cristina Obber

    Un calcio nello stomaco. Questo l’effetto che mi ha fatto la sentenza della Cassazione. Ho cercato di non lasciarmi influenzare dai titoli dei giornali che sembrano metterti i pensieri in testa prima ancora di aver verificato i fatti.

    Mi sono detta “non è possibile”.

    Ho navigato, ho letto sentenze, sono andata a rileggermi gli articoli della Costituzione (n.3, 13 27), insomma ho cercato di capire.
    Non ci sono riuscita.
    Sarà la mia “sensibilità femminile” a mettersi sempre d’intralcio?
    Sarà che con la giustizia vincono gli articoli, gli ex-articoli, i commi, le lettere, e l’umanità rischia di diventare un dettaglio?

    O forse Non c’è niente da capire, come cantava De Gregori?

    Certo si tratta di misure cautelari (ed io sono garantista), certo la giurisprudenza è fatta di leggi e ai giudici non spetta che applicarle, certo tra una sentenza e l’altra è sacrosanto che se ne correggano i vizi, certo tra i media a volte si è gridato anche ad un lupo che non c’è. Ma il punto non è questo.

    Non posso permettermi contestazioni tecnico-procedurali, non ne ho la competenza, ma posso permettermi di contestare  l’equiparazione dello stupro di gruppo a quello individuale. Questo è il nocciolo della questione.

    Non è vero che  lo stupro di gruppo «presenta caratteristiche essenziali non difformi» dalla violenza singola.

    E’ difforme, eccome!

    Può apparire paradossale cercare di quantificare un così lacerante dolore, ma se alla giustizia serve una classifica, facciamola.

    Diciamo allora che Sì, lo stupro di gruppo è più grave dello stupro individuale.
    Spesso chi subisce uno stupro di gruppo ha più difficoltà a denunciare, subisce ricatti, minacce, intimidazioni pressanti, e questo avviene prima del processo.

    Nel gruppo si amplifica l’oggettivizzazione della vittima, la sua umiliazione, quel turbamento che non troverà sollievo.
    Nella vigliaccheria del gruppo si amplifica l’onnipotenza del singolo, la sua aggressività, la sua forza fisica, e questo per la vittima si traduce in una violenza più cruda non solo psicologicamente ma anche fisicamente.

    Nello stupro di gruppo un male infinito riesce ad amplificare dolorosamente il concetto di infinito.

    Difficile immaginarlo se si è maschi? Voglio sperare di no.
    Ma forse dobbiamo spiegarci meglio, che dite?

    custodia cautelare. sentenza Cassazione stupro di gruppo violenza sessuale.
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    Cristina Obber
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    Cristina Obber è nata a Bassano del Grappa il 9 novembre 1964. Iscritta all’ Ordine dei giornalisti, ha collaborato per cinque anni con un quotidiano vicentino. Nel 2008 ha pubblicato “Amiche e ortiche” con Baldini Castoldi Dalai, affresco dolce-amaro dell’amicizia al femminile. Nel 2012 ha pubblicato un libro sulla violenza sessuale, "Non lo faccio più" ed. Unicopli che ha dato vita ad un progetto scuole e al blog nonlofacciopiu.net. Nel 2013 ha pubblicato per Piemme editore il libro Siria mon amour, storia vera di una 16enne italo-siriana che si è ribellata ad un matrimonio combinato. Nel biennio 2009-2010 ha pubblicato con Attilio Fraccaro editore “Primi baci” e “Balilla e piccole italiane”, due libri in cui ha raccolto ricordi del primo bacio e ricordi del mondo della scuola nella prima metà del novecento. Collabora con Dol’s, il sito delle donne on line da svariati anni. Si occupa di tematiche legate ai diritti. Il 25 novembre 2011, giornata internazionale contro la violenza sulla donna, esce il suo primo e-book dal titolo La ricompensa (edito da Emma books), che si apre con una citazione di Lenny Bruce: La verità è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere. Il suo ultimo libro è ''L'altra parte di me’’, edito da Piemme, una storia d’amore tra adolescenti lesbiche.

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    6 commenti

    1. Luc on 04/02/2012 13:03

      Cristina hai pienamente ragione ! Lo stupro di gruppo, se classifica si vuole fare, è più grave di quello singolo. E’ la vittoria (sigh !) del Branco sull’indifeso ! E’ l’emblema di una società volta al più potente che compra, che violenta, che schiaccia…il debole. E’ sempre esistita questa legge !!! si , ma nel mondo animale fra ocloro che non hanno la capacità di fermarsi in tempo !
      Lo dice un uomo ed il dolore che provocano le vittime donne, certo un uomo nn può saperlo, lo può solo intuire ! Nello specifico della sentenza, comunque, fermo restando la maggior gravità detta, lo scandalo o la leggerezza nell’applicare srticoli e cavilli senza alcun animo, quasi in maniera …bestiale…, va comunque prcisato che si parla di carcere preventivo e non definitivo, anche se i presupposti per l’applicazione del preventivo(reteirazione soprattutto) ci sono eccome! Solo con lo sgretolamento e la separazione del barnco con modo perentorio si può avere la speranza di poter forse recuperare qualche affiliato al branco…debole !

      Reply
    2. Rosa on 04/02/2012 15:08

      Condivido tutto quello che scrive Cristina. La sentenza è vergognosa. Non ci sono altre parole. Quali fatti possiamo mettere in pista?

      Reply
    3. caterina-torre-hp
      Caterina Della Torre on 04/02/2012 17:55

      I giuristi che conosco dicono che le femministe hanno esagerato e non hanno letto sufficientemente CIO, che i giudici hanno detto ed approvato. Dicono secondo loro solo che non può mettere in carcere uno solo perche’ sospettato. Io dico di si’ : il branco si spallegia.

      Reply
    4. Cristina Obber on 04/02/2012 23:56

      le donne, non le femministe. dal punto di vista procedurale i rimbalzi tra una sentenza e l’altra non mi riguardano. io contesto l’equiparazione, che verrà strumentalizzata, utilizzata dai difensori in altre sedi. faciliterà le minacce e l’inquinamento prove fino al processo. vi pare poco?

      Reply
    5. Cristina Obber on 04/02/2012 23:57

      Grazie Luciano, la parola degli uomini è importante.

      Reply
    6. Giovanni on 07/02/2012 21:42

      Io ho fatto l’ingegnere e come tale può anche essere che di giustizia capisca poco ma penso che lo stupro sia un reato contemplato dai codici come lo è una rapina che, quando fosse attuata da più persone organizzate, le vengono attribuite caratteristiche di l’associazione a delinquere dove quest’ultima rappresenta di per se stessa reato. Il gruppo, perchè è di questo che si discute, si accorda per compiere l’azione criminosa, tra di loro c’è di sicuro un promotore e che poi il gruppo si sciolga dopo aver compiuto il reato non è influente ai fini dell’attribuzione del reato aggiuntivo. Non capisco quindi come dei giuristi certamente troppo giuristi e lasciatemi dire, troppo maschi, possano ravvisare in un reato così bestiale e crudele una scusante per il fatto di essere stato compiuto da un gruppo anzichè dal singolo. Mi viene in mente che a tutti gli stupratori d’ora in poi converrà commettere il loro lurido reato facendosi assistere da altri compagni.

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