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    Home»Costume e società»Smettetela di ricompensarci
    Costume e società

    Smettetela di ricompensarci

    Cristina ObberBy Cristina Obber09/01/2012Updated:21/06/20141 commento4 Mins Read
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    di Cristina Obber

    Primo capitolo  de ”La ricompensa”

    Questa la ricompensa,  spacciata per amore.

    ”Alfredo pensava a Irene tutti i giorni. Non si era mai perdonato di averla perduta. Provava un fremito sottopelle quando ne immaginava il sorriso. Non sopportava come lo smidollato la guardava, come la baciava. Li seguiva, li spiava, li odiava. All’uscita dei cinema, o in giro per il centro, erano sempre sorridenti, come ragazzini disgustosamente spensierati, senza rispetto, senza pudore.
    Il pensiero di spiaccicarli sull’asfalto gli aveva fatto gonfiare la patta più volte, ancor più che a pensarla a cosce aperte sopra di lui, sudata e languida. Sentiva il suono delle sirene, le urla dei passanti di fronte ai due corpi insanguinati, l’uno sull’altro, gli arti scomposti, sussulti nervosi, giusto il tempo per capire. Ma poi aveva cambiato idea: meglio da sola, troppo comodo unirli romanticamente nell’ultimo respiro. Lo smidollato avrebbe dovuto pagare l’insulto, l’affronto, la spregiudicatezza con la sopravvivenza.
    Ogni sera, per riuscire a dormire, Alfredo fantasticava.
    Di stendere il cadavere di Irene sul tavolo di una sala operatoria e farla a pezzi meticolosamente e freddamente come in fondo lei aveva fatto a pezzi lui.
    O di aspettarla sotto casa, nel vano scale, tra le cantine e l’ascensore, per cingerle al collo la stessa cravatta con la quale avevano giocato spesso, a letto.
    Fantasticava, sulla paura nei suoi occhi, su suppliche e disprezzo, sull’espressione contratta che le avrebbe lasciato sul volto.
    Fantasticava, e si addormentava sereno.
    Quel mattino si alzò dicendosi che era il giorno giusto. Si sentiva pronto, e forte, forte e deciso. Come non mai. Come avrebbe dovuto essere quel giorno, pensava, quando lei lo aveva liquidato per l’ultima volta sotto casa, umiliandolo, dicendogli che aveva scoperto con quell’altro cos’era la felicità, cos’era una storia d’amore e cos’era un uomo.
    Tutto quel rancore invisibile aleggiava su Irene, pronto a scorrerle addosso come lava, come sangue che svuota le membra.Inconsapevole e incosciente, Irene assisteva dottori, strimpellava il pianoforte, ometteva sensazioni cercando di dimenticare. Anche lei pensava ad Alfredo tutti i giorni. Poteva accadere al risveglio o al tramonto, sterilizzando un bisturi o mescolando lo zucchero nel caffè, in coda all’ufficio postale o intorno a un tavolata di amici. Prima o dopo, nelle sue ventiquattr’ore zeppe di entusiasmo, qualcosa di lui riappariva, anche solo per un istante: in uno sguardo, una pietanza, una frase o una vibrazione nell’aria. Questo la irritava. Ci vuole più tempo, pensava. Devo avere pazienza.

    A volte, un brivido le percorreva la schiena, inspiegabilmente, presagio distratto di una verità brutale.

    Accadde anche quel giorno. Dalla finestrella del bagno, con la maniglia difettosa, filtravano un sole pallido e spifferi di vento di un gennaio gelido. Irene si stava pettinando, scioglieva i nodi tra i suoi boccoli come fossero i nodi della sua esistenza, di quella storia che ancora le lasciava ombre sul volto, quasi per caso.
    Quando il vaso di fiori cadde dalla lavatrice, trascinato da una folata insistente, Irene ebbe un sussulto, come se quel vento l’avesse spinta d’un tratto indietro, verso altri nodi, altre ferite. Quando aveva raccolto da terra se stessa e i brandelli delle sue mutandine.
    Si assicurò che il rumore non avesse svegliato Stefano e raccolse i cocci del vaso, e di Alfredo, dal pavimento.
    Si passò sulle guance un altro po’ di fard, stese sulle labbra morbide del rossetto e uscì incontro a un’altra giornata di lavoro.

    Intanto Alfredo camminava sicuro di sé. Dio, come si sentiva sicuro, il mondo davanti a lui, nelle sue mani. Irene nelle sue mani, con tutta la sua solarità, la sua sfrontatezza, la sua presunzione di poter fare a meno di lui.
    Lui non era un rivoluzionario, non aveva mai condotto battaglie, mai sfidato ideali, figuriamoci la vita.
    Quello era il suo momento, l’ora del salto dalla barricata, del pugno chiuso, del braccio teso, del carro armato.
    E la sua forza stava tutta nella tasca, dove stringeva la vendetta al punto che quasi gli facevano male le dita.

    Giunta nel sotterraneo dell’ospedale Irene si sistemò i capelli guardandosi nello specchietto e scese dall’auto con slancio, e con slancio Alfredo le conficcò il coltello nelle viscere, quelle viscere che ancora gli appartenevano, ma che gli avevano negato il grembo. Irene pensò di dire “Ancora?”, ma rimase con la bocca semichiusa, sospesa. Sentiva un grande calore inebriarla, stordirla, inzupparle le cosce. Lui la guardò scivolare ai suoi piedi, si godette la tristezza del suo sguardo, il sottile lamento. Breve, ma abbastanza lungo da appagarlo totalmente. Un piacere dal profondo, più intenso dell’ossessione e del sesso. Una sensazione di onnipotenza.

    Si allontanò con in tasca la sua Irene, il bene, il male e ogni sua soggettiva sfumatura.”

     

     

     

    la ricompensa emma books cristina obber violenza sulle donne
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    Cristina Obber
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    Cristina Obber è nata a Bassano del Grappa il 9 novembre 1964. Iscritta all’ Ordine dei giornalisti, ha collaborato per cinque anni con un quotidiano vicentino. Nel 2008 ha pubblicato “Amiche e ortiche” con Baldini Castoldi Dalai, affresco dolce-amaro dell’amicizia al femminile. Nel 2012 ha pubblicato un libro sulla violenza sessuale, "Non lo faccio più" ed. Unicopli che ha dato vita ad un progetto scuole e al blog nonlofacciopiu.net. Nel 2013 ha pubblicato per Piemme editore il libro Siria mon amour, storia vera di una 16enne italo-siriana che si è ribellata ad un matrimonio combinato. Nel biennio 2009-2010 ha pubblicato con Attilio Fraccaro editore “Primi baci” e “Balilla e piccole italiane”, due libri in cui ha raccolto ricordi del primo bacio e ricordi del mondo della scuola nella prima metà del novecento. Collabora con Dol’s, il sito delle donne on line da svariati anni. Si occupa di tematiche legate ai diritti. Il 25 novembre 2011, giornata internazionale contro la violenza sulla donna, esce il suo primo e-book dal titolo La ricompensa (edito da Emma books), che si apre con una citazione di Lenny Bruce: La verità è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere. Il suo ultimo libro è ''L'altra parte di me’’, edito da Piemme, una storia d’amore tra adolescenti lesbiche.

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    1 commento

    1. Guido on 09/01/2012 15:15

      Un romanzo che si legge tutto d’un fiato. Scritto con realismo nel descrivere i vari personaggi, i loro stati d’animo e con le loro personalità, quasi tutte intrise di solitudine. Alfredo il classico uomo, mi riesce difficile usare questa parola, un uomo è ben altra cosa, che promette, illude, trae solo i benefici dai rapporti con le persone, ma è un codardo. Irene la donna che non ha il coraggio di ammettere quello che sa benissimo. Anche lei è codarda. La famiglia di Irene molto simile a quella di molti di noi. Chi non ha un segreto che si custodisce cercando di rimuoverlo? La prorompente vitalità di Consuelo che come una palla da bowling, sconvolge i birilli di una famiglia. Mi auguro in un futuro di poter leggere ancora di questi personaggi. Che Irene ritrovi la pienezza del suo essere donna e chi vive nella vigliaccheria, trovi la giusta pena.

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    Donne di dols

    Dols magazine
    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    Bolle all'arcibmboldi Bolle all'arcibmboldi
    https://www.dols.it/2025/05/14/la-trama-fenicia A https://www.dols.it/2025/05/14/la-trama-fenicia

Aspettiamo con ansia l’imminente uscita del La trama fenicia del mitico texano.

La trama fenicia (The Phoenician Scheme) è il 13* film diretto da Wes Anderson, 56 anni, e da lui scritto con il 60enne Roman Coppola, segnando così la loro sesta collaborazione.
    Rose rosse per me Rose rosse per me
    Storia di Kechic una sartoria e un marchio di abbi Storia di Kechic una sartoria e un marchio di abbigliamento italo africano. Nasce dall’incontro tra Valeria Zanoni e Cheikh Diattara Lui senegalese e sarto, lei italiana ed esperta di comunicazione. Prende origine da questa amicizia, dalla voglia di creare qualcosa di bello insieme e di condividerlo.

https://www.dols.it/2025/05/09/amici-di-ago-e-filo/
    di Eugenio Alberti Schatz L’8 maggio si è inau di Eugenio Alberti Schatz

L’8 maggio si è inaugurata al Museo di Arte Occidentale e Orientale la mostra di Анна Голубовская (Anna Golubovskaja dal titolo Punti di attrazione (2022-2025).

https://www.dols.it/2025/05/11/punti-di-attrazione-di-anna-golubovskaja/
    Dicono di TE …. Ti sei divertita con “I nomi Dicono di TE ….

Ti sei divertita con “I nomi da Indiani”? Hai creato la tua tribù e inventato la leggenda sull’origine del tuo nome? Per costruire il tuo nome sei ricorsa a ciò che dicono gli altri per identificarti quando non ti conoscono se non superficialmente. Hai usato le similitudini che vengono in mente pensando a te.

Ora fai un passo avanti e segui i suggerimenti per una nuova scrittura “metaforica”!
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Tali atti persecutori sono annoverati tra i reati sentinella della violenza di genere che risultano tra l’altro in aumento, come evidenziato nel report relativo all’anno 2024 “8 marzo Giornata internazionale della donna”, redatto quest’anno dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale.
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A trionfare sono state le donne: 7 David a Vermiglio di Maura Delpero mentre L’arte della gioia di Valeria Golino e Gloria! di Margherita Vicario hanno conquistato 3 premi a testa
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E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
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C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
    “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
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    Mariangela Gualtieri Mariangela  Gualtieri
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    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

https://www.dols.it/2025/05/04/la-statuaria-torinese-una-disputa-femminista/
    Post su Instagram 18064505543304814 Post su Instagram 18064505543304814
    https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/ Ti sei https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/

Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
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