Artemisia Gentileschi – storia di una Passione

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‎25 NOVEMBRE DALLE 18.30 ALLE 22.30 – milano
ACCESSO GRATUITO MOSTRA DI
ARTEMISIA GENTILESCHI
PER TUTTE LE DONNE

 

di Maria Silvia Presepi

Milano rende omaggio ad una delle artiste più influenti ed audaci del Seicento europeo, Artemisia Gentileschi il cui percorso artistico, in passato è stato trascurato e spesso dimenticato persino dagli storici suoi contemporanei i quali si interessavano preferibilmente alla sua insolita vicenda biografica. Palazzo Reale ospita una grande mostra monografica (fino al 29 gennaio 2012) , la più completa panoramica mai tentata, mostra assolutamente da non perdere per chi ama questa pittura densa di significato e di emozioni.

La mostra ripercorre le tappe della tormentata ed affascinante vita di Artemisia, conosciuta e riconosciuta come prima pittrice donna degna di essere inserita nella storia dell’arte, costantemente in bilico tra il ricordo di una giovinezza troppo dolorosa per essere dimenticata e la consapevolezza di un’abilità destinata ad essere ricordata. Le sue opere diventano la testimonianza di un animo tormentato che, pur nel buio di un Seicento spesso costrittivo e caratterizzato da guerre e pestilenze, ha saputo gettare nuova luce nel panorama artistico italiano. Riconosciuta per il suo reale valore solamente tre secoli dopo, Artemisia Gentileschi è ora considerata come una delle artiste più influenti del Seicento europeo.

Si deve a Roberto Longhi nel suo articolo del 1916 “Gentileschi padre e figlia” il primo serio tentativo di analizzare la produzione dell’artista nel più vasto contesto del caravaggismo e di tentare un’accurata distinzione delle opere della figlia da quelle del padre. Artemisia è artista camaleontica, ha incamerato le suggestioni degli ambienti in cui si è trovata ad operare, cambia continuamente, dipinge ciò che vuole e come vuole, è, poliedrica. Le tante committenze la portano a Firenze, poi ancora a Roma, a Genova dove conosce Van Dyck, a Venezia, in Francia, a Pozzuoli, in Inghilterra, a Bari e a Napoli. Capace di affrontare con grande maestria un’ampia gamma di generi pittorici e di temi, Artemisia sfidò le convenzioni sociali dimostrando coraggio, eclettismo e determinazione.

Fu “una delle prime donne “, scrisse nel 1947 Anna Banti, “che sostennero colle parole e colle opere il diritto al lavoro congeniale e a una parità di spirito tra i due sessi”
La mostra e’ suddivisa cronologicamente nelle quattro fasi che contraddistinguono la vita di Artemisia: gli inizi a Roma sotto l’influenza del padre Orazio, ma non solo, molti i richiami alle figure michelangiolesche della Cappella Sistina e a Caravaggio, gli anni a Firenze in cui il suo stile si sviluppa autonomamente giungendo ad una codificazione inconfondibile, il ritorno a Roma all’inizio degli anni Venti ed il successivo quasi quarto di secolo a Napoli, allora più grande città d’ Europa dopo Parigi e tre volte più estesa di Roma, fino alla morte giunta nel 1652.

In visione circa 40 tele, oltre a diversi documenti inediti, pittura densa di significato e di emozioni. Colpiscono il controllo del disegno anatomico, la modulazione sofisticata della luce e il delicato accostamento dei colori. Soprattutto del periodo fiorentino le figure femminili, Maddalene, Cleopatre, Giuditte e Danae dagli vesti sontuose ed elaborate, dettagli preziosi, stoffe eleganti e ricercate, sete e damaschi dai riflessi cangianti, che orna di gioielli. I soggetti spesso si ripetono come per la Vergine che allatta il Bambino, Giuditta ed Oloferne di grande realismo; mentre la Giuditta di Caravaggio si scosta con un moto di repulsione, qui, torva e decisa compie con tranquillità il gesto che assassina, imprimendo nell’azione tutta la sua forza; fa proprio il naturalismo caravaggesco ma ne accentua gli aspetti orrorifici portandoli a estremi ineguagliati. A lei si deve l’introduzione del caravaggismo a Firenze. Cleopatra viene raffigurata nella sua nuda carnale sensualità, vi riecheggiano le Veneri di Giorgione. Del ritorno a Roma, dove si tendeva al ritorno al classicismo, in mostra Giuditta e la fantesca, opera vigorosa con uso sapiente del chiaroscuro che mostra la piena maturità stilistica. Del periodo napoletano la Natività di san Giovanni Battista realizzata per Filippo IV di Spagna, con la serva con le maniche arrotolate, particolare ripreso più volte e l’eloquenza degli sguardi dei personaggi intenti al bagno del neonato, e poi il Martirio di san Gennaro dagli effetti chiaroscurali e l’inserimento di paesaggio, come nel David e Betsabea .

Una mostra splendida, con opere di grande forza e bellezza che possiamo anche leggere, come ebbe a dire Roland Barthes “È qui la forza dei quadri della Gentileschi: nel capovolgimento brusco dei ruoli. Una nuova ideologia vi si sovrappone, che noi moderni leggiamo chiaramente: la rivendicazione femminile.”

 

Maria Silvia Presepi. Nata il 21 gennaio 1942 a Cesenatico, vive a Forlì. Diploma di ragioniera e perito commerciale nel 1960 Revisore contabile. Iscritta nell’albo degli esperti in materia fiscale, contabile e amministrazione del personale. Direttore Amministrativo della SPA Terme di Castrocaro fino al raggiungimento della pensione. Collabora con Studi professionali ed aziende nei settori contabile, fiscale e dei bilanci societari. Amante e grande conoscitrice di mostre e musei italiani.

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