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    Home»Costume e società»Anche l’uomo vuole la sua parte (II)
    Costume e società

    Anche l’uomo vuole la sua parte (II)

    DolsBy Dols10/10/2011Updated:01/07/2014Nessun commento8 Mins Read
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    1) “Oscuro materno” –

    A quale distanza emotiva ci ritroviamo rispetto alle nostre madri?

    C’è una impronta oscura, nel mio fondo maschile,  legata a mia madre. Riconosco nel mio percorso questo senso di pericolo,  che avvertivo fin da bambino,  come un rischio di invischiamento e di fagocitazione. All’opposto, la mia salvezza era nella strada, era la necessità di prendere distanza, di uscire di casa, partire lontano e quasi sparire (io da lei, lei da me).

    E poi c’è il lavoro di una vita, di elaborazione della posizione di figlio e il ritiro di certe proiezioni dalla madre. Questo può significare il recupero della relazione proprio con quella donna, come un accompagnamento, e così pure il ripensamento del suo calco in noi stessi. E’ in gioco il nostro spazio vitale, la nostra “giusta distanza” nelle relazioni.

    2) “Ambivalenza” –

    Nella ‘altalena’ della relazione di coppia, ci spingiamo di più nella zona della fiducia o della sfiducia?

    Credo che nell’esperienza amorosa sia costitutiva l’ambivalenza, il sentimento del “né con te né senza di te”. Che rimanda alla costruzione della nostra fiducia.

    C’è una polarità della sfiducia amorosa, che come uomo ho attraversato prima ancora di pensarci, già “in prima lettura” della mia vita. Era il senso di uno spossessamento, una espropriazione di me, forse legato ad una con-fusione dello stare insieme. Peraltro, ben nascosto nell’archivio delle mie immagini maschili e ben prima di riconoscerlo, ho trovato prefabbricato anche un certo senso di svalutazione delle donne a me più care.

    Ma conosco anche il territorio della fiducia amorosa, legata al riconoscimento nella relazione, sia dell’altra che di me stesso. Qui non c’è perdita o svalutazione, ma al contrario la scommessa di darsi valore. Cosa ci può muovere a giocare questa scommessa della fiducia? Credo sia il desiderio e poi la capacità di confrontarci con le sue figure.

    3) “Desiderio sessuale maschile vs potere” –

    Viviamo la relazione sessuale più come una conquista, una ‘lotta’, o come un modo di ‘abbandonarci’?

    Il desiderio sessuale maschile è storicamente segnato dalla dimensione del potere. Questi due campi del nostro sistema simbolico entrano però in forte contraddizione.

    Da una parte la spinta erotica del piacere sessuale tende all’abbandono, come una forma di estasi, chiama a uscire da sé e trascendersi nell’altra. Vuol dire partecipare a un’altra vita, liberare qualcosa di sé e dell’altra che ancora non conosciamo. Io la vivo come nuotare in mare aperto.

    Conosco però anche l’immaginario sessuale del potere, che funziona invece come una lotta, per la conquista del controllo dell’altra. E’ la pulsione a tenere, stringere, dominare. Qui subentra il principio violento di riduzione a sé dell’altra e, consapevole o meno, il pensiero fallico del pene e della penetrazione come arma. Forse questa necessità di controllo risponde alla grande paura maschile di perdersi, uccidendo però il desiderio sessuale, che ha a che fare con l’incontro libero. In questo contesto, potere e godere sono termini opposti: il potere dimostra qui una forma di impotenza a lasciarsi vivere in pienezza le relazioni.

    4) “Intreccio maschile tra desiderio sessuale e cura” –

    Come teniamo insieme la dimensione della cura e la nostra carica erotica, nella relazione di coppia?

    C’è una mancanza ancora forte da parte degli uomini, rispetto alle donne, nell’ambito della cura in diversi contesti. Il punto che però voglio tenere è l’intreccio maschile tra desiderio sessuale e cura. Personalmente, ho pianto calde lacrime sulla canzone di Battiato La cura (che trovo ancora bellissima per come racconta la sua utopia), quando si è rotta la mia fantasia protettiva. Ma ho imparato qualcosa. Per esempio, che a volte la cura introduce nelle coppie una relazione sbilanciata, l’immagine di una figura forte che ne protegge una debole/filiale. Quando è così, con tutte le varianti della “protezione” al femminile-materno o al maschile-paterno, trovo una caduta della spinta erotica maschile.

    Intrecciare questi ambiti, del desiderio sessuale e della cura, comporta forse qualcosa di diverso. Primo, riconoscere un legame di affidamento reciproco, che non solleva quei fantasmi genitoriali. Secondo, coltivare una capacità di autonomia e di distanza, nella relazione, che mantiene la temperatura del desiderio.

    5) “Fuga o attraversamento maschile delle relazioni sessuali” –

    Nello spostamento del nostro desiderio sessuale e nell’incontro di diverse donne, cambia la qualità delle nostre relazioni?

    Posto che ciascuno avverte la sessualità degli altri, questo crea dei campi di forze, di attrazione o meno, che a volte diventano una leva di cambiamento. E’ il movimento stesso della vita. Mi interrogo però sulla natura relazionale di questo cambiamento, per noi uomini.

    Nella mia esperienza, questa fortissima corrente del desiderio mi ha spinto in due direzioni molto diverse. C’è un desiderio sessuale centrifugo, che rimane tangente alle relazioni, quasi un riflesso condizionato che ci porta a cambiare partner, proprio per non superare una certa soglia di intimità. Altrimenti, viviamo quella forma del desiderio sessuale che attraversa le relazioni, che corre il rischio di farle e anche di disfarle ma sempre passando per il loro centro. Significa fare la misura di una relazione e viverne le qualità: di piacere e di conflitto, di presenza e di limite.

    6) “Corpo maschile osceno” –

    Nella relazione sessuale, viviamo il nostro corpo come desiderabile dall’altra? Il nostro corpo maschile mantiene un carattere “osceno” (da ob-scenus), ovvero qualcosa che è avverso, contrario al senso della scena. Tende cioè a non mettersi davvero a nudo, a non esporsi nella sua intimità al desiderio o rifiuto delle donne. Le palestre, la moda, le immagini maschili (e machiste) nel contesto attuale della società dello spettacolo sembrano non modificare questo profondo substrato: come il vissuto di un corpo non desiderato, che deve guadagnarsi/conquistare l’attenzione dell’altra. Credo ci sia qui una radice violatoria della sessualità maschile.

    Il disvelamento del nostro corpo e dei vissuti che porta con sé è dunque una novità, una frontiera delle nostre relazioni sessuali. Implica però l’assunzione della nostra parzialità, del non ritenerci l’unico soggetto del desiderio.

    7) “Il silenzio o le parole del desiderio” –

    Sappiamo parlare del nostro desiderio sessuale?

    Nella “seconda lettura” della mia vita, trovare le parole per dire di me nella tensione del desiderio è stata ed è tuttora una chiave di volta. Ho incontrato diversi contesti di parola e di relazioni, tra uomini e donne o solo maschili, poco visibili finché non li ho cercati davvero.

    E’ richiesta però una mutazione del nostro linguaggio maschile corrente. E’ un parlare ovviamente diverso dal grande silenzio maschile sui propri sentimenti. E’ anche un parlare diverso da quello dell’ego che dice “io, io, mio…”. E’ infine diverso da quel neutro maschile che invece si nasconde nel proprio discorso, che parla in ogni campo del sapere, senza però dire niente di sé in rapporto al suo oggetto.

    La disposizione che io ho conosciuto per dire il mio desiderio, per sentire vibrare dentro di me le mie parole, è invece quella di raccontarmi nella relazione, come parte di qualcosa.

    8 “Desiderio sessuale maschile ‘mediato’ dalle donne alla generazione” –

    Il nostro desiderio sessuale ha una spinta propria, interna, alla generazione?

    Alla domanda se volessi avere figli, ho sempre risposto: “tutto dipende dalla mia relazione d’amore, non è un mio desiderio autonomo”. Concepisco questo desiderio, per me uomo, non come quello diretto di avere un figlio/a, ma come quello di essere a fianco di quella donna che direttamente genera. Tutto si gioca dunque nella relazione, nello spazio che noi creiamo tra questi desideri diversi, a partire dalla differenza costitutiva della generazione tra uomini e donne.

    9) “Dominio sessuale vs senso della morte” –

    Il controllo di una relazione sessuale ci dà la sensazione di non avere limiti?

    Credo che l’accecante tensione al potere inteso come dominio, a partire dal dominio sessuale e poi in tutte le sue varianti – economico, politico, ecc -, sia infine un modo per esorcizzare la morte, come ogni altra “perdita” o trasformazione.

    Quando “se ne è andato” mio padre, ho ripensato profondamente al senso del limite, a partire da quello estremo della morte. E ho trovato che proprio la cultura del limite, dell’impermanenza, ci restituisce al tempo presente e alle forme reali della vita e delle relazioni. Fuori controllo.

    10) “Vivere i propri desideri o starne al di sotto” –

    E infine, il nostro desiderio sessuale ci fa vivere le relazioni?

    Mi sembra che questo tempo di grandi cambiamenti, a volte socialmente feroci, sia però denso di opportunità. Nelle relazioni sessuali, io sento una grande opportunità per noi uomini nel nuovo corso di libertà aperto da alcune donne. Abbiamo la scelta di essere vivi, essere in gioco per noi stessi e per altri/e, anziché restare al di sotto dei nostri desideri.

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    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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Aspettiamo con ansia l’imminente uscita del La trama fenicia del mitico texano.

La trama fenicia (The Phoenician Scheme) è il 13* film diretto da Wes Anderson, 56 anni, e da lui scritto con il 60enne Roman Coppola, segnando così la loro sesta collaborazione.
    Rose rosse per me Rose rosse per me
    Storia di Kechic una sartoria e un marchio di abbi Storia di Kechic una sartoria e un marchio di abbigliamento italo africano. Nasce dall’incontro tra Valeria Zanoni e Cheikh Diattara Lui senegalese e sarto, lei italiana ed esperta di comunicazione. Prende origine da questa amicizia, dalla voglia di creare qualcosa di bello insieme e di condividerlo.

https://www.dols.it/2025/05/09/amici-di-ago-e-filo/
    di Eugenio Alberti Schatz L’8 maggio si è inau di Eugenio Alberti Schatz

L’8 maggio si è inaugurata al Museo di Arte Occidentale e Orientale la mostra di Анна Голубовская (Anna Golubovskaja dal titolo Punti di attrazione (2022-2025).

https://www.dols.it/2025/05/11/punti-di-attrazione-di-anna-golubovskaja/
    Dicono di TE …. Ti sei divertita con “I nomi Dicono di TE ….

Ti sei divertita con “I nomi da Indiani”? Hai creato la tua tribù e inventato la leggenda sull’origine del tuo nome? Per costruire il tuo nome sei ricorsa a ciò che dicono gli altri per identificarti quando non ti conoscono se non superficialmente. Hai usato le similitudini che vengono in mente pensando a te.

Ora fai un passo avanti e segui i suggerimenti per una nuova scrittura “metaforica”!
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    Rose di maggio Rose di maggio
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Tali atti persecutori sono annoverati tra i reati sentinella della violenza di genere che risultano tra l’altro in aumento, come evidenziato nel report relativo all’anno 2024 “8 marzo Giornata internazionale della donna”, redatto quest’anno dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale.
    https://www.dols.it/2025/05/09/david-di-donatello- https://www.dols.it/2025/05/09/david-di-donatello-2025-e-femmina/

A trionfare sono state le donne: 7 David a Vermiglio di Maura Delpero mentre L’arte della gioia di Valeria Golino e Gloria! di Margherita Vicario hanno conquistato 3 premi a testa
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    https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gi https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gioco/

E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
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C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
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Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
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    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

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Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
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