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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»Il ruolo delle donne..
    Costume e società

    Il ruolo delle donne..

    DolsBy Dols01/10/2011Updated:17/06/2014Nessun commento7 Mins Read
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    … in tutta l’evoluzione umana.

    di Giancarlo Livraghi – ottobre 2011

    ABSTRACT dell’articolo pubblicato nel numero 19 (ottobre 2011)
    della rivista l’Attimo fuggente

    Per superare ostacoli e risolvere problemi occorre un cambiamento di prospettiva che sgombri il terreno da manie e ipocrisie, elimini inutili complicazioni e dissensi, ci aiuti a capire meglio la realtà.

    È un argomento importante. Dovrebbe essere piacevole, interessante, stimolante, affascinante. Ma c’è molta confusione. Gli imperversanti dibattiti sul ruolo delle donne sono complicati, spesso inconcludenti, frequentemente contorti, banali, ripetitivi – e noiosi. Sembrano tutti basarsi su una premessa apparentemente semplice. E sostanzialmente sbagliata.

    Le donne, si pensa e si dice, sono sempre state oppresse da una cultura inesorabilmente maschilista. Si presume che, fin dalle origini dell’umanità, fosse quella la loro invariabile condizione. E che solo dalla seconda metà del diciannovesimo secolo, quando le “suffragette” cominciarono a mobilitarsi per il diritto di voto, ci sia stata per la prima volta un’evoluzione verso la parità – ovviamente non solo giuridica, ma anche sociale, civile e culturale.

    (……….)

    Se la condizione delle donne fosse “da sempre” sacrificata e repressa, sarebbe tutto molto difficile. Sradicare una malapianta dominante da duecentomila anni (o più di due milioni, se la considerassimo intrinseca agli “ominidi” da cui discendiamo) sarebbe un’ardua impresa. Ma, con meno pregiudizi e con un’interpretazione meno superficiale del processo evolutivo, il problema si può capire (e risolvere) in una prospettiva diversa.

    (……….)

    Molte discriminazioni, dichiarate o nascoste, continuano a imperversare – ma è sempre più difficile far credere che possano avere qualsiasi legittimità o giustificazione.

    Insomma è tutto chiaro? Dobbiamo davvero credere che dopo duecento (o duemila) millenni di ininterrotto maschilismo dominante, solo da un secolo e mezzo si sia cominciato a capire che il ruolo delle donne può essere diverso?

    Se così fosse, dovremmo essere entusiasti dei risultati già raggiunti in tempi brevissimi rispetto al percorso dell’evoluzione umana. E dirci che ci vorrà ancora molta ostinazione per andare contro quella che (si suppone) è sempre stata una tendenza dominante. Due, tre, forse dieci generazioni per poterci avvicinare a un nuovo equilibrio.

    Ma non è così. Perché la storia è un’altra. Per cominciare, è necessario allargare un po’ la prospettiva. Le differenze di sesso, o di genere, non sono una particolarità della specie umana. Nell’infinita varietà dell’evoluzione biologica, ci sono innumerevoli differenze di ruolo. Con maschi dediti a compiti che a noi sembrano femminili – e viceversa. Nulla nelle radici della vita impone rigidi o costanti modi di realizzare ed equilibrare le “necessarie diversità” fra maschi e femmine. Ciò che è diverso, nel genere umano, è il modo in cui i ruoli si definiscono.

    (……….)

    Quando Margaret Mead, ottant’anni fa, studiava le culture matriarcali in Polinesia, dove i bambini (maschi e femmine) crescevano in “collegi” governati solo dalle donne, constatava la necessità di un “ruolo maschile” – che, escluso per motivi gerarchici il padre, era affidato a uno zio materno.

    Non è un fenomeno “eccezionale”, solo di alcune particolari strutture sociali. È un’esigenza diffusa in tutte le culture. Anche indipendentemente dalla psicanalisi, è un fatto che nella vita di ogni essere umano il “ruolo paterno” è incarnato, in vari periodi e situazioni, da persone diverse.È altrettanto vero per il “ruolo materno”. Così è sempre stato. Perciò non è “nuovo” che le donne possano avere ruoli che solo l’abitudine definisce maschili. E viceversa.

    (……….)

    Nei suoi approfonditi studi di mitologia, Robert Graves nel 1948 tracciava l’affascinante percorso della Dea Bianca, fortemente presente fin dall’inizio dei culti più antichi. Poi stranamente rimossa, in tempi più recenti, dalla intollerante prepotenza di divinità maschili, come quella che continua a imperare nei più diffusi monoteismi. (Anche se nessuno dei profeti ha mai assegnato alle donne un ruolo così avvilente come quello imposto da alcuni dei loro degenerati seguaci).

    Insomma il “maschilismo” non è nelle radici della natura e cultura umana.
    È un’ingombrante sovrastruttura che si è diffusa negli ultimi due millenni. Un tempo molto breve nella nostra evoluzione. È venuto il momento di chiudere quella degradante parentesi, più che mai intollerabile nel mondo di oggi e di domani.

    E allora… in conclusione… oggi, le donne? Dal quadro che ho cercato di tracciare mi sembrano evidenti alcune deduzioni. Ci sono due fatti fondamentali di cui dobbiamo tener conto. Apparentemente contrapposti, in realtà complementari.

    Uno sta nelle radici della nostra specie, fin dalle origini. Il ruolo delle donne non è mai stato solo quello di allevare figli e “badare al focolare”. E neppure gli “uomini del paleolitico” sono mai stati simili a un immaginario buzzurro armato di clava, in atto di trascinare per i capelli una donna più perplessa che spaventata. Quei personaggi esistono solo in vignette o barzellette di discutibile comicità. C’è sempre stata una più complessa – e più funzionale – distribuzione e condivisione di compiti e attività. (Su questo argomento vedi anche Le donne e la rete).

    (……….)

    Il fatto è che oggi tutti, uomini e donne, abbiamo possibilità e responsabilità superiori a ogni immaginabile ipotesi del passato. Discriminazioni e repressioni, che sono sempre state perverse, oggi diventano insostenibili. La parità (e condivisione) di diritti e doveri, di ruolo e di impegno, non è solo una fondamentale esigenza morale e civile. È una necessità di sopravvivenza.

    Non c’è tempo da perdere. E perciò è importante capire quale prospettiva ci può aiutare a trovare soluzioni prima che sia troppo tardi.

    Se dovessimo sradicare discriminazioni e fobie insite nella natura della nostra specie, sarebbe molto difficile arrivare a risultati concreti prima che le tendenze retrograde degenerino in conflitti catastrofici.

    Per fortuna non è così. Se barriere o distinzioni di ruolo potevano avere un senso quando usavamo strumenti che richiedevano particolari risorse fisiche, oggi i motivi di differenza sono scomparsi. Contano le capacità mentali e culturali, la volontà e l’impegno.

    In un paese come il nostro la condizione femminile è già, in molte cose, migliorata. E tutti sono d’accordo (o almeno dicono di esserlo) che occorre andare avanti fino alla parità completa. Se per progredire dovessimo nuotare contro corrente, sarebbe un compito da affrontare con caparbia ostinazione, forse anche con asprezza e ostilità. Ma la realtà è un’altra.

    I pregiudizi e gli ostacoli, anche quando sembrano massicci e trionfanti, sono strutturalmente fragili. Non occorre demolirli con un ariete, né attaccarli con violenze o esagerazioni che suscitano fastidio e perplessità, complicando inutilmente lo sviluppo. È più efficace rosicchiare le loro goffaggini, approfittare delle loro sciocchezze, spingerli verso l’estinzione senza dubbi e senza tolleranza, ma anche senza rabbia. Con la forza dei fatti più che con il chiasso delle polemiche.

    (……….)

    La soluzione, ovviamente, non è un generico e compiacente “vogliamoci bene”. Dissensi e discussioni, preoccupazioni e allarmi, hanno un ruolo indispensabile. Ma il fatto irritante e deprimente è che troppo spesso ci si perde in chiacchiere, con la noiosa e inconcludente ripetizione di insulsi pregiudizi e preconcetti (o di generiche, divaganti “buone intenzioni”). Questa non è solo una fastidiosa perdita di tempo. È anche un ingombrante ostacolo alla comprensione (e perciò alla soluzione) dei problemi.

    Il vero, pericoloso nemico è il potere della stupidità. Che imperversa senza distinzione di genere, etnia, origine o cultura. Questo si, è un male antico, radicato fin dalle origini, non solo della nostra specie, ma probabilmente in ogni forma di vita. Non è con la stizza o con lo scaricabarile che possiamo ridurre i danni. È solo con la lucidità di capire dove e come il malefico mostro si nasconde.

    Leggi l’articolo intero (in pdf) >>>

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    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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Aspettiamo con ansia l’imminente uscita del La trama fenicia del mitico texano.

La trama fenicia (The Phoenician Scheme) è il 13* film diretto da Wes Anderson, 56 anni, e da lui scritto con il 60enne Roman Coppola, segnando così la loro sesta collaborazione.
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L’8 maggio si è inaugurata al Museo di Arte Occidentale e Orientale la mostra di Анна Голубовская (Anna Golubovskaja dal titolo Punti di attrazione (2022-2025).

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Ti sei divertita con “I nomi da Indiani”? Hai creato la tua tribù e inventato la leggenda sull’origine del tuo nome? Per costruire il tuo nome sei ricorsa a ciò che dicono gli altri per identificarti quando non ti conoscono se non superficialmente. Hai usato le similitudini che vengono in mente pensando a te.

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Tali atti persecutori sono annoverati tra i reati sentinella della violenza di genere che risultano tra l’altro in aumento, come evidenziato nel report relativo all’anno 2024 “8 marzo Giornata internazionale della donna”, redatto quest’anno dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale.
    https://www.dols.it/2025/05/09/david-di-donatello- https://www.dols.it/2025/05/09/david-di-donatello-2025-e-femmina/

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E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
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C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
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Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
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    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

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Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
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