di Franck Dubosc
con Franck Dubosc, Laura Calamy, Benoît Poelvoorde
Non mi succede spesso di sorridere ripensando a un film. Ma con questo giallo che trasporta la black comedy in stile fratelli Coen nel Giura francese, non posso farne a meno.
La scene azzeccate, in equilibrio perfetto fra assurdo e reale, ricche di situazioni improbabili sono innumerevoli. Una più spassosa dell’altra. Gli attori sono affiatati e hanno tempi comici impeccabili. Merito del regista che è anche attore: si è ritagliato il ruolo del protagonista, Michel.

Un brav’uomo con casa nei boschi che vive, a fatica, vendendo legname. Con la moglie Cathy (la bravissima Laura Calamy) il rapporto procede per inerzia anche perché gran parte delle energie sono assorbite dal figlio, un ragazzino forse autistico, comunque un po’ difficile. E il suo ruolo nel corso del film si definirà sempre di più, con una interpretazione del politicamente corretto che dal mio punto di vista è l’unica condivisibile: la libertà più totale.
Il film ha due inizi. In apertura vediamo un gruppo di persone inerpicarsi per i pendii nel bosco, forse sono criminali, forse trafficanti di uomini, di sicuro stanno combinando qualcosa di illegale. Seconda scena Michel, al volante del suo furgone che, per evitare un orso (“Ma non ci sono orsi nel Giura!” Frase che diventerà un tormentone) perde il controllo della macchina, sbatte contro un auto in sosta e in modo rocambolesco e comico nonostante la tragedia, secca due persone, un uomo e una donna.

Quando una persona normale viene coinvolta in un evento eccezionale inizia una storia. Preso dal panico, sicuro che nessuno l’abbia visto, taglia la corda e, arrivato a casa, racconta tutto alla moglie. Da qui la faccenda si complica moltissimo, anche perché nel bagagliaio dell’auto la coppia trova due milioni di euro.

A indagare sull’incidente un gendarme di infinita simpatia che fa quel che può (l’attore lo riconoscerete di sicuro perché ha girato molte commedie). Siamo in un delle regioni più isolate di Francia, in mezzo alle montagne, lontani dalle grandi città, con ritmi e luoghi particolari, un posto dove tutti si conoscono. E dove tutti, come ci ha insegnato quel genio di Simenon, hanno grandi segreti.

Scena dopo scena, in un crescendo esilarante, impossibile ancora non pensare ai Coen, i morti si moltiplicano e sbrogliare la matassa è sempre più complicato. Entrano in scena altri personaggi delineati con maestria, la figlia ribelle del gendarme (mitica), una poliziotta i mezza età single ma inquieta, una madame che gestisce il locale per scambisti e persino un prete più disonesto dei ladri.

Sulla storia aleggia un senso di ribalda amoralità a cui aderiamo col sorriso anche perché presto iniziamo a domandarci come ci saremmo comportati in una situazione come quella. A complicare il tutto fanno la loro comparsa pure le forze di polizia dalla grande città. Ma a vincere sarà la provincia, grazie ai suoi vizi e alle sue virtù. Consigliato, consigliatissimo, un film che vi travolgerà con la sua trasgressiva e innocua stravaganza. I crimini imperfetti si rivelano i migliori.