La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
Una narrazione che indaga le fragilità dell’animo umano.
”La solitudine dei non amati”, esplora il tema della solitudine e della crisi familiare stile nordico, mostrando influenze di registi come Ingmar Bergman e Chantal Anne Akerman, Lars von Trier, con particolare attenzione ai temi dell’intimità e dell’esame psicologico.
Il film utilizza un linguaggio cinematografico minimalista già adottato dai maestri, per raccontare una storia di disperazione e ricerca di senso.
Non si respira.
Racconta la storia di Maria (Helga Guren), una donna di 40 anni arrivata al limite, intrappolata tra le responsabilità di crescere i figli e una carriera che non lascia tregua. Con un marito, Sigmund (Oddgeir Thune), sempre in viaggio per lavoro, e il peso quotidiano diventa insopportabile. La donna è divisa tra il ruolo di madre, il lavoro e un matrimonio che si sgretola sotto il peso della quotidianità, che spinge Maria a confrontarsi con le sue paure più profonde nel tentativo di trovare una strada per ricostruirsi, pezzo dopo pezzo, supportata anche dall’aiuto di una terapeuta (Heidi Gjermundsen).
Lasciato il tetto coniugale, Maria tenta di ricostruire delle nuove relazioni con le persone che la circondano e prova a dare un significato alla sua possibile nuova vita da madre single, mentre ancora spera di riuscire a ricostruire la famiglia. Sigmund, le chiede il divorzio, costringendola a un doloroso confronto con se stessa.
Inizia così un viaggio emotivo tra dolore, ricordi repressi e la riscoperta di un rapporto complesso con la madre (interpretata da Elisabeth Sand) nodo fondamentale per comprendere le sue insicurezze e con la figlia maggiore Alma (Maja Tothammer-Hruza). Un percorso doloroso, che porterà Maria ad amare nuovamente, ma soprattutto ad amarsi.

Il film mette a nudo il lento processo di rinascita interiore, in cui lasciar andare diventa l’unica via per ritrovare la propria autenticità, costantemente guidato dalle parole, dai gesti della protagonista, dalle sue crisi, dai confronti accesi tra Maria, i suoi figli, il suo ex compagno.
Ci offre la possibilità di connetterci con la parte più profonda di noi stessi, quindi la nostra vera identità i nostri pensieri ed emozioni. Un racconto di formazione sulla rinascita di una donna in cui si intuiscono coraggio e desiderio, ma anche un controllo.
Quando Lilja Ingolfsdottir permette alla sua attrice di abbracciare davvero il caos qualcosa sembra scattare nei meccanismi del film e tutto, pare reggersi. In quei momenti La solitudine dei non amati diventa un film stranissimo e a suo modo coraggioso, trova la strada per raccontare un personaggio fragile, ferito, forse capriccioso ma in via di guarigione.
Al Crystal Globe al Karlovy Vary 2024, ha vinto ben cinque premi, tra cui il Label Award.
l film si muove con tempi lenti, meditativi, in una quasi totale assenza di colonna sonora. Una scelta registica che consente allo spettatore di restare a contatto con ogni emozione, ogni dettaglio, ogni respiro. Ci si trova immersi nella sofferenza di Maria, ma anche nella sua vulnerabilità che lentamente si trasforma in ritrovata consapevolezza. È un’esperienza che risuona nel profondo e che parla a quella parte di noi che conosce il dolore, ma anche il desiderio di rinascere.
Un’opera intensa e delicata, capace di esplorare la fragilità umana con una rara sensibilità.

Adriana Moltedo
Esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, Ceramista, Giornalista, Curatrice editoriale, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità. Scout.