No, non è apparso per primo a Pietro, né ai Dodici. Il Risorto si rivelò a Maria di Magdala, la «Maddalena». Nella sua vitalità cosmica e con qualche ricordo terrestre, al punto che l’Apostola lo aveva scambiato per un umile giardiniere. In Maria tutto è piano e vegeto, anche il sepolcro. Vegeto-vegetale come il giardino, la natura che fa il suo corso e in cui il miracolo s’insinua quasi di nascosto, palpitante ma lieve. In quel giardino, Maddalena, Eva redenta, sposa smarrita del Cantico, Lazzara resuscitata, anch’essa, dal nome, finalmente ritrova l’amato, e trova la sua strada. Nel momento dell’unione, egli la invia lontano: pur se solo a Gerusalemme, da quei «fratelli» che nuovamente non capiranno, che ancora confidano in un riscatto politico, nazionale. Ai «fratelli» sarà comandato di «rimanere». Non dovranno muoversi dalla città, proprio da lì sorgerà la «chiesa» universale, delle molte lingue e degl’innumerevoli popoli.
Maria coi suoi brevi ma entusiasti passi (simili a quelli della Samaritana dopo la rivelazione), per una via impreveduta, anticipa i grandi viaggi di Paolo.
Nulla tra i «fratelli» e le «genti» accadrebbe senza la sua voce – voce di donna, derisa, ignorata, infine udita, ma subito dimenticata, peggio: accantonata: «non è più grazie a te che crediamo…» -. Il Maestro ha accettato una seconda volta il rischio di non esser creduto, non più come semplice uomo, nato da donna, ebreo crocifisso, pietra scartata, ma come Cristo, consegnando l’annuncio della sua divinità a un’altra donna, in un angolo domestico, accanto a una tomba vuota, dove perfino la compassione angelica – con una domanda che è una carezza, quasi una parafrasi delle parole rivolte alla vedova di Nain – è discreta, sommessa.
Cristo, come all’inizio Gesù, ha voluto manifestarsi tramite una donna.
Cristo pone a Maria la questione decisiva: chi cerchi? Maria ha contemplato il fallimento, l’infrangersi sia delle promesse del Messia, sia di qualsivoglia esperienza umana. Ma dietro tutto questo ha pure avvertito una invisibile, arcana sacertà, che l’ha trattenuta, forse inconsapevole, sulle sponde del vuoto.
Ed è spinta ad andare oltre. Il tempo delle lacrime è finito. È vero, c’è stata la croce, la morte, il silenzio. La croce è indispensabile, irrinunciabile. E… superabile.
Maria aveva cercato un uomo vissuto in un determinato tempo e spazio; l’ha seguito fino all’ultimo, fino alla soglia estrema, non sapendo bene cosa sperare ancora; ma, chissà come, ha resistito. Per questa disarmata fedeltà, che è stata la sua forza, le spetta ora il dono di annunciare un Uomo d’ogni tempo e ogni spazio.
