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    Home»Costume e società»Cultura»Film»Solo per una notte
    Film

    Solo per una notte

    Erica ArosioBy Erica Arosio11/12/2024Updated:11/12/2024Nessun commento3 Mins Read
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    regia di Maxime Rappaz

    con  Jeanne Balibar, Thomas Sarbacher, Pierre-Antoine Dubey, Véronique Mermoud

    Dal 12 dicembre nelle sale

    Succede spesso che un uomo non sappia affrontare la nascita di un figlio disabile. Succede spesso che una madre si trovi sola in questi casi, perché il marito se n’è andato. Succede in due film francesi che guardano senza moralismi, senza giudicare e che raccontano due storie di madri single loro malgrado, che si dedicano a figli con problemi, cercando al tempo stesso di conservare qualche spazio per loro stesse. Tema delicato, doloroso, nei due film messo in scena splendidamente. Il primo, Mon inséparable, con Laura Calamy (la pimpante segretaria di Chiami il mio agente, nelle versione francese) uscirà nei prossimi mesi, il secondo, Solo per una notte, sarà nelle sale dal 5 dicembre.

    Siamo nel cantone vallese della Svizzera, è il 1997, un’epoca del passato prossimo che sembra distate secoli, perché allora non c’erano i social e il digitale non era invadente come oggi. Le vite potevano ancora essere discrete e tranquille, le relazioni non erano mediate dal cellulare né da Tinder. Claudine è una donna di mezza età, riservata che vive in un paesino, apprezzata sarta, lavora in casa dove accudisce con infinito amore un figlio adolescente disabile che dipende per tutto da lei. Gentile, attenta ai desideri delle clienti a cui dispensa con charme buoni consigli per non farle deragliare dall’eleganza, ha una seconda vita, segreta. Intoccabile. La sua camera di decompressione.

    Ogni martedì lascia il figlio da accudire a una vicina e si reca, truccata, elegante, tacchi alti anche se la zona li sconsiglia, in un hotel ai piedi della diga della Grande-Dixence, la più alta d’Europa, un luogo di transito per tecnici e uomini d’affari. Si siede a un tavolo, studia gli ospiti e, seguendo le indicazioni del concierge, sceglie un uomo single che partirà il giorno successivo. Perché non può permettersi relazioni a lungo termine. Così si siede al tavolo del prescelto, inizia una conversazione su temi non impegnativi e senza perdere altro tempo propone di salire in camera. Vuole una notte sua, un po’ di tenerezza, qualche carezza, qualche ora di sesso, a volte deludente, a volte appagante. La mattina dopo torna alla vita di sempre. Non rivedrà più nessuno dei suoi amanti occasionali e sarà di nuovo senza rimpianti ad accudire il figlio.

    Cosa può succedere se un uomo, inaspettatamente, diventerà più importante degli altri? Se irromperà quell’amore da cui si era sempre tenuta a distanza?

    Jeanne Balibar è il film. Fisico asciutto, lineamenti scolpiti, una naturale eleganza, incarna alla perfezione una donna combattuta, onesta fino a farsi male, sgomenta di fronte a una possibile svolta, a un’emancipazione, a una liberazione.

    Impossibile non stare dalla sua parte e impossibile, come lei, non sentirsi dilaniate da mille dubbi. Essere una madre amorevole deve per forza farti rinunciare alla tua vita di donna?

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    Erica Arosio

    Erica Arosio, milanese, una laurea in filosofia, giornalista, scrittrice, critico cinematografico, è mamma di due figli meravigliosi, Mimosa e Leono. è stata a lungo responsabile delle sezioni cultura e spettacolo del settimanale «Gioia» e ha curato per vari anni la rubrica cinema di «Radio Popolare». Autrice di una biografia su Marilyn (1989 Multiplo, poi 2013 Feltrinelli Real cinema, in cofanetto con il dvd «Love, Marilyn»), ha collaborato a varie testate, fra cui «la Repubblica» e «Il Giorno». Nel 2012 esce il suo primo romanzo, “L’uomo sbagliato” (La Tartaruga, poi Baldini & Castoldi, 2014). Con Giorgio Maimone scrive una serie di gialli ambientati nella Milano degli anni 50 e 60: “Vertigine” (Baldini & Castoldi, 2013), “Non mi dire chi sei”, “Cinemascope” , “Juke-box” e il racconto “Autarchia” nell’antologia “Ritratto dell’investigatore da piccolo” (tutti per Tea), “Macerie” (2022, Mursia), “Mannequin” (2023, Mursia) Sempre con Giorgio Maimone ha scritto “L’Amour Gourmet” (Mondadori, 2014), un romanzo sentimentale ambientato nella Milano degli anni Ottanta, il mémoire sul ’68 “A rincorrere il vento” (2018, Morellini) e i gialli ambientati in Liguria “Delitti all’ombra dell’ultimo sole” (2020, Frilli) e “La lista di Adele” (2021, Frilli). A gennaio 2024 è uscita l’audioserie originale Faccia d’angelo, storia di Felice Maniero e della mala del Brenta, disponibile sulle principali piattaforme. E’ autrice di ”Carne e nuvole” (Morellini, 2018) una raccolta di 101 racconti brevi e della favola ”La bambina che dipingeva le foglie” (Albe edizioni, 2019). Ha pubblicato diversi racconti in antologie collettive ed è fra gli autori in Delitti di lago 3, 4 e 5 (Morellini editore).

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    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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