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    Film

    La stanza accanto

    Erica ArosioBy Erica Arosio02/12/2024Updated:02/12/2024Nessun commento4 Mins Read
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    regia di Pedro Almodóvar

    con  Julianne Moore, Tilda Swinton, John Turturro, Alessandro Nivola

    Dal 5 dicembre nelle sale

    Del brillante, irriverente Pedro Almodóvar che ci fa compagnia da più di 40 anni con film variopinti e trasgressivi resta il magico tocco della regia e le magnifiche scenografie dai colori pastello in accostamenti sempre perfetti, gli stessi degli abiti dei protagonisti. Ma in quest’ultimo lavoro, premiato alla 81 esima Mostra di Venezia col Leone d’oro, a predominare sono il pudore e la profondità della riflessione su un tema doloroso che riguarda tutti (prima o poi): la nostra fine e i modi di accoglierla (o respingerla, o rimuoverla).

    La strada percorsa, con tutti i dubbi che un argomento così immenso comporta, è sotto il segno di una pacata, razionale lucidità. Non ci sono eccessi, niente è sopra le righe, come se, per timore di farsi trascinare dal sentimentalismo melodrammatico o di essere patetico, il registra spagnolo avesse volutamente raffreddato ogni momento del film. Un testamento spirituale (ma lunga vita a Pedro, ovviamente), un saggio in forma di film, il tentativo di trovare anche di fronte all’addio finale uno sguardo positivo e immerso nel sociale, debitore della dimensione collettiva. Perché gli altri, gli amici, il gruppo di riferimento, la famiglia allargata e quella su misura restano centrali. Una convinzione e un messaggio presente in tutti i film del regista spagnolo perché nessuno può né deve vivere (o morire) da solo.

    Potremmo essere in un film di Woody Allen e non solo perché ci muoviamo fra Manhattan e il New England. Ma perché l’ambiente è quello, la borghesia benestante e illuminata, composta da persone colte, con una vita intensa alle spalle e tante idee sul futuro, uomini e donne intelligenti, ironici, rispettosi degli altri e del mondo. Quella che un tempo si poteva definire avanguardia intellettuale.

    Ingrid (Julianne Moore, perfetta) ne è una tipica esponente. Scrittrice arrivata al successo con quella che oggi si definisce autofiction, ha appena traslocato a Manhattan e vive in mezzo agli scatoloni, intanto presenta il suo ultimo libro (che belle le riprese alla Libreria Rizzoli).

    Qualcosa di inaspettato irrompe nella sua vita quando una vecchia amica ritrovata, affetta da un tumore incurabile, le chiede di accompagnarla nell’ultimo viaggio: si è procurata nel dark web la pillola per una fine autodeterminata.

    Lei è Martha (che dire della bravura di Tilda Swinton?), inviata di guerra e in guerra con la figlia. Martha ha sempre deciso della sua vita e vuole continuare a farlo fino alla fine, inventandosi il modo più dolce, in un certo senso più giusto.

    Chiede a Ingrid di passare con lei una vacanza in una bellissima villa nel New England. Una vacanza vera, dove passeggiare, chiacchierare, rivedere vecchi film, condividere buone cene. Ingrid dovrà stare nella “stanza accanto”. Si accorgerà che tutto si è compiuto quando la porta della camera che Martha tiene sempre aperta, resterà chiusa

    Tutto quello che succede fra le due donne è il film. Gli impercettibili sbandamenti delle emozioni che tutte e due per carattere, per impostazione, tengono a freno, la gioia delle vite che hanno vissuto, l’amante condiviso, lo stato delle cose del mondo, l’amicizia, le paure, la guerra e le guerre, il cambiamento climatico. E l’affetto, l’umanità, la discrezione dei sentimenti.

    Impossibile non amare il film, impossibile non identificarsi. Io mi sono ritrovata in ogni parola, mi sono riconosciuta in ogni esitazione, in ogni dubbio. Perché nessuno può sbandierare certezze su temi che toccano così nel profondo l’intimità di ciascuno. E ho tanto ammirato la capacità di Pedro Almodóvar di riuscire a trovare la bellezza anche nella fine. Tilda Swinton e Julianne Moore, meravigliose, palpitanti, dirette con infinito amore, generose nel darsi completamente al film, ai personaggi, al regista e allo spettatore, sono le eroine di un inno alla vita. Perché parlando della morte è della vita che il film tesse gli elogi.

    Un altro grande regalo dalla sensibilità creativa e umana di Pedro Almodóvar.

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    Erica Arosio

    Erica Arosio, milanese, una laurea in filosofia, giornalista, scrittrice, critico cinematografico, è mamma di due figli meravigliosi, Mimosa e Leono. è stata a lungo responsabile delle sezioni cultura e spettacolo del settimanale «Gioia» e ha curato per vari anni la rubrica cinema di «Radio Popolare». Autrice di una biografia su Marilyn (1989 Multiplo, poi 2013 Feltrinelli Real cinema, in cofanetto con il dvd «Love, Marilyn»), ha collaborato a varie testate, fra cui «la Repubblica» e «Il Giorno». Nel 2012 esce il suo primo romanzo, “L’uomo sbagliato” (La Tartaruga, poi Baldini & Castoldi, 2014). Con Giorgio Maimone scrive una serie di gialli ambientati nella Milano degli anni 50 e 60: “Vertigine” (Baldini & Castoldi, 2013), “Non mi dire chi sei”, “Cinemascope” , “Juke-box” e il racconto “Autarchia” nell’antologia “Ritratto dell’investigatore da piccolo” (tutti per Tea), “Macerie” (2022, Mursia), “Mannequin” (2023, Mursia) Sempre con Giorgio Maimone ha scritto “L’Amour Gourmet” (Mondadori, 2014), un romanzo sentimentale ambientato nella Milano degli anni Ottanta, il mémoire sul ’68 “A rincorrere il vento” (2018, Morellini) e i gialli ambientati in Liguria “Delitti all’ombra dell’ultimo sole” (2020, Frilli) e “La lista di Adele” (2021, Frilli). A gennaio 2024 è uscita l’audioserie originale Faccia d’angelo, storia di Felice Maniero e della mala del Brenta, disponibile sulle principali piattaforme. E’ autrice di ”Carne e nuvole” (Morellini, 2018) una raccolta di 101 racconti brevi e della favola ”La bambina che dipingeva le foglie” (Albe edizioni, 2019). Ha pubblicato diversi racconti in antologie collettive ed è fra gli autori in Delitti di lago 3, 4 e 5 (Morellini editore).

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    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare Donne pronte al dialogo, ai trattati, a scavalcare barriere e confini, ai cambiamenti, alla PACE.
Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

https://www.dols.it/2025/06/09/donne-di-pace-e-di-guerra/
    https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-n https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-non-amati/

La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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