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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»Riflessione sulla maternità
    Costume e società

    Riflessione sulla maternità

    Maria Giovanna FarinaBy Maria Giovanna Farina07/05/2021Updated:07/05/2021Nessun commento5 Mins Read
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    Vi propongo una riflessione ispirata dall’incontro svoltosi il 6 maggio 20121 sul sito dell’Associazione ChiAmaMilano per testimoniare il grande valore della relazione con la persona più importante nella vita di tutti. Essere madre è per sempre, titolo della conferenza organizzata e ideata da Alba Dell’Acqua, presidente Moica Basilicata e da Maria Giovanna Farina.

    Ospite: Tina Leonzi, presidente e fondatrice del Moica.

    Madre, l’archetipo della vita, il simbolo della nascita e dell’energia che vince la sua eterna lotta contro la distruzione. Essere madre è una grande occasione per chi decide di mettere al mondo un figlio o una figlia, azione da compiere in piena libertà. Essere madre non è un destino sociale ma un atto consapevole perché essere madre è per sempre; è vero, i figli crescono e trovano la loro strada nel mondo ma quale madre non pensa ogni giorno all’essere a cui ha dato la vita? Qualsiasi cosa accada, la buona madre è al fianco della sua creatura, sottolineo buona madre; esistono infatti donne incapaci di avvertire dentro di sé il sentimento materno e vivono con tormento la loro condizione se si trovano ad essere madri. Per questa ragione è importante la consapevolezza da raggiungere prima di intraprendere l’eterno ruolo della maternità.

    Socrate, il filosofo per antonomasia, si definiva maieuta paragonandosi alla propria madre di professione levatrice, nel dialogo Teeteto egli paragona il suo metodo a quello di lei, come quest’ultima anche lui tira fuori, mette al mondo ma non i bambini, bensì i pensieri personali dell’allievo. La maternità, possiamo dedurre, non è solo procreare un figlio, essa è capacità generativa connessa alla capacità di cura.

    Se analizziamo il simbolismo onirico troviamo un elemento come l’acqua che a tutti è apparsa in sogno, l’acqua è un elemento indispensabile per la vita sulla Terra e come tale per il nostro inconscio è madre. Veniamo al mondo nell’acqua, nel liquido amniotico, siamo formati da circa l’80% di acqua, viviamo anche d’acqua, dobbiamo berne ogni giorno almeno un litro e mezzo, tutta la vita sulla Terra prosegue il suo corso grazie all’acqua. Siamo figli di una madre sempre pronta a nutrirci. I figli crescono ma per una mamma sono sempre bambini, una frase scontata ma vera; una frase capace di dire in poche sillabe il nucleo centrale della maternità: amare senza condizioni e per sempre la propria creatura.

    In ogni relazione umana riscontriamo dei tratti anomali, ci sono madri “contenitori soffocanti” che non lasciano “crescere” i propri figli, ciò crea notevoli difficoltà di dipendenza. Ci sono donne che non avvertono in sé il sentimento materno di amore e accudimento, ciò crea un figlio non amato che lo sarà per sempre, nonostante possa intraprendere un percorso di cura. La ferita dei non amati è sempre pronta a sanguinare, afferma lo psicoanalista Peter Schellembaum nel suo libro La ferita dei non amati. L’imago materna, la rappresentazione inconscia capace di orientare il modo con cui il soggetto percepisce l’altro e che si forma grazie alle prime relazioni infantili, può diventare un ostacolo quando il figlio o la figlia si crea un’idea errata della propria madre immaginandola, ad esempio, crudele quando è il contrario, ciò per dire che l’inconscio infantile a volte inventa situazione non reali. Questo per dire quanto sia difficile comprendere a fondo se stessi…Tornando alla ferita dei non amati, è importante sottolineare che chi non è stato amato ha una cicatrice sempre pronta a sanguinare nel momento in cui incontra una situazione di non amore come, ad esempio, la crudeltà verso un anziano, verso un bambino o un animale. Per dirla semplicemente, si rimane più sensibili e con una cicatrice da proteggere e curare.

    Alba Dell’Acqua si è soffermata sulla splendida visione materna contenuta nella Divina Commedia, un aspetto da considerare soprattutto nell’anno di commemorazione di Dante a 700 anni dalla morte. La madre di Dante, Monna Bella, ci ha informato Alba, è entrata nelle opere del figlio anche se mai esplicitamente; esegeti e commentatori, tuttavia, hanno voluto vedere un riferimento indiretto a Bella nei passi in cui è rappresentato l’amore di una madre verso proprio figlio, ad esempio: “come la madre ch’al romore è desta / … che prende il figlio e fugge e non s’arresta, / avendo più di lui che di sé cura” (Inferno, XXIII 38-41). Probabilmente il poeta ebbe pudore nel nominarla esplicitamente, questa la riflessione della commentatrice. Nell’anno di commemorazione dedicato al poeta dei poeti non potevamo dimenticare il Dolce stil novo e la donna come figura angelica; il noto sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare mostra una grande rispetto per la figura femminile che viene idealizzata, non c’è l’aspetto sessuale come accade in una coppia ma la venerazione della donna. La donna del Dolce stil novo contiene in sé una madre idealizzata, sacra, inviolabile e con ciò insegna il rispetto per il femminile in tutte le sue manifestazioni reali.

    Tina Leonzi, dopo averci ricordato che essere madre significa anche esserlo di un figlio che non c’è più, è un inaccettabile dolore perdere un figlio, ma quando avviene una madre lo sente sempre vicino nel ricordo e nella commemorazione continua. Tina ha sottolineato l’argomento della denatalità in Italia e di ciò abbiamo discusso cercando delle risposte nella speranza che il Governo si occupi a fondo della questione per trovare una soluzione. Cosa spinge le giovani coppie a non procreare? Una questione economica o c’è dell’altro? Un argomento che merita l’approfondimento e per ciò attendiamo il Forum delle Associazioni familiari, come ha suggerito la stessa Leonzi, che si terrà il 14 maggio 2021.

    Abbiamo concluso ricordando le figure materne contenute nel romanzo Catarina e la porta della verità (Rupe Mutevole) che ho scritto con Max Bonfanti. Anche qui c’è una donna che ha sofferto la perdita di una gemella che le è stata sottratta con l’inganno alla nascita, ma fortunatamente si tratta di una rappresentazione anche simbolica e la questione si risolve come ha sottolineato Tina Leonzi.

    L’incontro ci ha dato molte soddisfazione, per chi lo avesse perso ecco il video a questo link

    https://www.facebook.com/watch/?v=858680404991276

    scorrimento

    maternità riflessione
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    Maria Giovanna Farina
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    Maria Giovanna Farina si è laureata in Filosofia con indirizzo psicologico all’Università Statale di Milano. È filosofa, consulente filosofico, analista della comunicazione, formatrice e autrice di libri per aiutare le persone a risolvere le difficoltà relazionali. Nei suoi saggi e romanzi ha affrontato temi quali l’amore, la musica, la violenza di genere, la filosofia insegnata ai bambini, l’ottimismo, la libertà, la relazione con gli animali da compagnia e col cibo. Pioniera nel campo delle pratiche filosofiche, nel 2001 ha fondato Heuristic Institution dove si è dedicata, in collaborazione con il filosofo Max Bonfanti, anche alla ricerca di metodi e strategie da applicare alla risoluzione delle difficoltà esistenziali attraverso il TFAR (trattamento fenomenologico delle aree relazionali) da loro ideato. È creatrice della rivista on line “L’accento di Socrate”, scrive su varie riviste ed è intervenuta ed interviene in Radio e TV. Ha tenuto incontri e conferenze sulla violenza di genere a scuola e presso associazioni, taluni sponsorizzati da Regione Lombardia e patrocinati da vari Comuni italiani. Con un gruppo di studiosi ha chiesto, ottenendolo, alla Treccani.it di inserire la parola nonviolenza in un’unica forma verbale. Studiosa di relazioni, il suo sito è www.mariagiovannafarina.it

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