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    Dol's Magazine
    Home»Salute e benessere»Uomini e donne stesse cure?
    Salute e benessere

    Uomini e donne stesse cure?

    Cinzia FiccoBy Cinzia Ficco12/12/2019Updated:12/12/2019Nessun commento5 Mins Read
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    Silvia de Francia: Uomini e donne abbiano gli stessi diritti alle cure, non le stesse cure!

     

    Sapevate che uno stesso farmaco può avere effetti diversi se assunto da un uomo anziché da una donna?

    Lo spiegherà Silvia de Francia (Torino, ’76), farmacologa clinica e ricercatrice all’Università del capoluogo piemontese il 14 dicembre prossimo sul palco di TEDxTorino, https://www.ted.com/tedx/events/31297 dove illustrerà i risultati e gli obiettivi delle sue ricerche sulla farmacologia di genere. Ed il suo intervento, tramite la piattaforma TED, sarà ascoltato in tutto il mondo. In quell’occasione dirà subito che uomini e donne non possono assumere gli stessi farmaci con lo stesso profilo di sicurezza.

    La sua sarà una sfida alle case farmaceutiche perché uomini e donne abbiano gli stessi diritti alla cura. Quindi non le stesse cure!

    “Nelle mie ricerche sono partita dalla farmacologia clinica di routine in modo indiscriminato – ci dice Silvia- cioè, dal modo in cui si evolvono le malattie a seconda del genere. E ho riscontrato che sono sempre stati condotti studi solo su campioni maschili, trascurando del tutto la popolazione femminile. Di conseguenza, si sono sempre ignorati gli effetti che i farmaci possono avere sulle donne. Questo perché la donna è dal punto di vista biologico più complessa dell’uomo, ma più complessa non vuol dire che non possa e non debba essere studiata. Cosa si intende per complessa? E’ influenzata da molte variabili come, ad esempio, la fase premestruale, il ciclo mestruale, la gravidanza, la menopausa”. In uno studio inglese condotto su circa 20mila pazienti si è rilevato come il 59% dei ricoveri ospedalieri per reazioni avverse a farmaci fosse di individui di sesso femminile (Pirmohamed, 2004). Gli effetti collaterali, in sostanza, preferiscono di gran lunga le donne.

    “Si parte dall’assunto che uomini e donne – aggiunge Silvia – oltre la sfera sessuale, siano uguali e, dunque, non occorra testare il farmaco in base al genere. L’esclusione delle donne semplifica l’analisi, garantendo un campione omogeneo: i farmaci vengono normalmente studiati su un campione costituito da individui di sesso maschile, di età media, sui 70 kg. E le donne? Le donne hanno il ciclo mestruale, partoriscono, allattano, assumono contraccettivi per via orale, vanno in menopausa: un iter che rende la loro vita molto variabile e, perciò, difficile da inquadrare. Eppure, secondo l’Istat, le donne si ammalano di più, usano di più i servizi sanitari e consumano più farmaci, associandoli, per altro, in modo frequente. La partecipazione delle donne agli studi di sperimentazione dei farmaci sarebbe, dunque, necessaria, perché una ricerca condotta soltanto sugli uomini restituisce una visione parziale in termini di sicurezza ed efficacia delle terapie, riducendo l’utilità dei risultati ottenuti.”

    Negli ultimi anni, secondo le recenti indicazioni dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e le più generali linee guida in ambito di medicina di genere, dettate dal Ministero della Salute, si è osservato un miglioramento.

    “Un parziale arruolamento di pazienti di sesso femminile nei nuovi studi sta cominciando – spiega la ricercatrice – ma molti dei farmaci oggi in vendita e di largo consumo, testati in passato soltanto sugli uomini, continuano a non rendere facile la cura di molte patologie nelle donne. Alcuni farmaci per l’ipertensione, ad esempio, nelle donne funzionano meno, dando maggiori effetti collaterali. Le statine, tanto impiegate per abbassare i livelli di colesterolo, funzionano meglio nell’uomo. Parametri quali: dimensione e composizione corporea, così differenti fra i sessi, dovrebbero essere il punto di partenza per il calcolo reale della dose di un farmaco. Così, invece, non è. Dati, o meglio, differenze, alla mano, si suppone che in alcuni casi il farmaco possa avere addirittura un meccanismo d’azione diverso nei due sessi. Un’analisi di genere, dunque, è condizione necessaria per arrivare all’equità di cura. Finché ciò non avverrà le donne continueranno ad essere relegate a trattamenti in parte approssimativi e, per certi versi, poco appropriati”.

    Negli USA sono stati condotti studi di medicina di genere già a partire dagli anni ‘90. In Europa si è iniziato a parlarne dal 2002. In Italia, ci fa sapere Silvia, dal 2008 è iniziata una fase di studio preliminare in questo senso. A maggio scorso il Ministero della Salute ha varato un Piano di Medicina di Genere, ma siamo ancora in una fase molto preliminare e sperimentale non ancora normata e applicata. Un dato interessante riguarda la popolazione mondiale femminile. Si calcola che la metà dei ricoveri ospedalieri femminili nel mondo siano causati da tossicità da farmaco”.

    Ci sono farmaci da “differenziare” meglio per evitare rischi molto alti? “I rischi mortali hanno una variabilità troppo grande che cambia da soggetto a soggetto, al di là del genere – replica la studiosa- Io credo che tutti i farmaci debbano essere studiati e testati su tutte le popolazioni possibili: uomini, donne, adulti, anziani e bambini. Per il momento se ne parla poco, anche se comincia ad occuparsene anche il centro Studi di genere di Padova. I risultati dei miei studi dovranno prima entrare nella routine del Sistema Sanitario Nazionale e nel protocollo dei medici”.

    Come le aziende del farmaco hanno reagito alle sue ricerche? “La ricerca per le aziende farmacologiche – dice – è sempre molto costosa, senza parlare del fatto che si dovrebbero rivedere tutti gli studi condotti negli ultimi cinquanta anni in cui si sono usati solo campioni maschili. L’azienda Novartis, però, da poco ha iniziato a studiare alcune molecole anche su campioni femminili”.

    Silvia, che è giornalista dal 2005, divulgatrice scientifica, non esclude in futuro di scrivere una guida all’uso di farmaci “rosa”. “Il mio sogno più grande, però, è fondare un Centro di Farmacologia clinica di genere”.

    fonte: https://www.magazine.tipitosti.it/

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    Cinzia Ficco
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    Pugliese, classe ‘69, laureata in Scienze politiche, giornalista pubblicista, è responsabile del magazine www.tipitosti.it, il blog di chi non molla. Sposata, ha una bambina che si chiama Greta, si diverte a scrivere per lei racconti. Ha pubblicato Josuè e il filo della vita, Il re dalle calze puzzolenti, Tina e la Clessidra, con la casa editrice Edigiò. L’ultimo è Mimosa nel regno di sottosopra, pubblicato da Intermedia.

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    Donne di dols

    Dols magazine
    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

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Tali atti persecutori sono annoverati tra i reati sentinella della violenza di genere che risultano tra l’altro in aumento, come evidenziato nel report relativo all’anno 2024 “8 marzo Giornata internazionale della donna”, redatto quest’anno dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale.
    https://www.dols.it/2025/05/09/david-di-donatello- https://www.dols.it/2025/05/09/david-di-donatello-2025-e-femmina/

A trionfare sono state le donne: 7 David a Vermiglio di Maura Delpero mentre L’arte della gioia di Valeria Golino e Gloria! di Margherita Vicario hanno conquistato 3 premi a testa
    Terrazzo un fiore Terrazzo un fiore
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E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
    https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yok https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yoko/
C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
    “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
“ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
    Mariangela Gualtieri Mariangela  Gualtieri
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    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

https://www.dols.it/2025/05/04/la-statuaria-torinese-una-disputa-femminista/
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    https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/ Ti sei https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/

Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
    Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno di sottomettere l’altro prevale sul desiderio di incontrarlo. L’essere umano, illuso di essere superiore, continua a esercitare la sua necessità di dominio, dimenticando il significato profondo di parole come umiltà, equità, umanità, uguaglianza. E proprio perché questi valori sono diventati rari, siamo costretti a ribadirli, a insegnarli, a difenderli.
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    Papa Francesco è stato raccontato al cinema da au Papa Francesco è stato raccontato al cinema da autori come Wim Wenders, Gianfranco Rosi e Daniele Luchetti, perché la sua figura ha esercitato un forte impatto non solo sulla Chiesa cattolica, ma anche sulla società laica credente e non credente e sulla politica mondiale.

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    Tra pregiudizi di genere e grande determinazione Tra pregiudizi di genere e grande determinazione

Cambiare vita, dare spazio ai propri desideri e fare quello che davvero ci piace è il sogno di molti,
ma realtà per pochi. Lo conferma l’analisi di Hays Italia in collaborazione con Serenis, il 40% degli
intervistati non è per nulla contento della propria condizione lavorativa e il 60% pensa con
regolarità a un cambio radicale della propria esistenza.

https://www.dols.it/2025/04/16/francesca-rizzo-imprenditrice-di-successo-a-bali/
    Negli ultimi tempi, ho avuto lunghe conversazioni Negli ultimi tempi, ho avuto lunghe conversazioni con mia cugina, che vive in Germania. Lei è alevita e ha sposato un ragazzo sunnita originario di Erzurum. Eppure, nonostante entrambi appartengano al popolo curdo, le differenze religiose sono bastate a creare muri. La famiglia del marito fatica ad accettarla, ritenendo gli aleviti culturalmente ed eticamente inferiori. Questo mi ha portato a riflettere su una dinamica universale: la tendenza dell’essere umano a costruire confini invisibili, a classificare, separare, giudicare.

Quante volte, da immigrati, ci siamo sentiti dire: “Se tutti fossero come voi, così integrati, sarebbe diverso”? Quante volte il nostro valore è stato misurato in base alla capacità di adattarci, di “assomigliare” alla cultura dominante? Ma questa non è una dinamica esclusiva delle migrazioni o della religione. Ovunque, gruppi diversi si osservano con sospetto. Il “diverso” fa paura.

Se ci spostassimo in un villaggio del Togo, del Senegal, del Congo, del Tibet, della Birmania o del Perù, troveremmo le stesse dinamiche: anche all’interno della stessa etnia, le tribù si guardano con diffidenza. Come se l’altro fosse meno degno, meno umano. È un istinto antico, quasi animale, nato dal bisogno di proteggere il proprio spazio. Ma qui nasce il paradosso: gli animali conoscono il proprio territorio e lo rispettano. Noi esseri umani, invece, non facciamo altro che invadere, appropriandoci, giudicando, alimentando paure e pregiudizi grandi come montagne.
https://www.dols.it/2025/04/16/pregiudizi-paura-e-confini-invisibili-il-difficile-cammino-dellumanita-verso-laccettazione/

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