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    Home»Costume e società»Attualità»Femminicidio, uccidere per poche briciole?
    Attualità

    Femminicidio, uccidere per poche briciole?

    Angela CartaBy Angela Carta24/07/2017Updated:24/07/2017Nessun commento3 Mins Read
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    Passando in rassegna i casi che giornali e programmi televisivi hanno quasi quotidianamente raccontato, dall’inizio del 2017 le donne uccise sono state più di 20, attenendosi ad un conteggio parziale.

    Si sa, quando si parla di violenza sulle donne e stalking, avere dati certi è quanto di più difficile si possa fare, considerato l’elevato sommerso. Negli ultimi giorni la lunga scia di sangue si è allungata con la morte di Maria Archetta Mennella, 38 anni, assassinata dall’ex marito dopo il vano tentativo di ripartire da zero con una nuova vita. Lei lo aveva ospitato per qualche giorno nella propria casa, mentre i figli erano via per le vacanze, e lui per tutta risposta l’ha uccisa, geloso o – meglio – ossessionato dalla ex moglie. Perché, senza giri di parole, di gelosia e di amore qui non c’è traccia. L’unico senso che spinge a compiere un’azione del genere è quello del possesso, l’incapacità di lasciar andare, di comprendere che quando una storia è chiusa lo è davvero e definitivamente.

    Come se non ciò non bastasse, un paio di giorni fa si è scoperto che la giovane Erika Preti, donna di 28 anni, non è caduta vittima inconsapevole di un ladro che aveva scelto di derubare lei e il compagno, bensì è stata brutalmente e assurdamente assassinata proprio dal fidanzato che – dopo un mese di interrogatori e pressione mediatica – ha finito col confessare tutto. E ho scritto “assurdamente” perché pare che il movente sia stato “qualche briciola sul tavolo”. Sembrerebbe che la ragazza, dopo aver preparato dei panini in vista di una gita, abbia “rimproverato” il fidanzato di non aver ripulito il tavolo dalle briciole, e che lui abbia risposto pugnalandola. Noi non potremo mai ascoltare la versione di Erika, non potremo mai sapere cosa davvero abbia scatenato una tale reazione. Possiamo solo limitarci ad ascoltare, basiti, una storia del genere. Ebbene sì, nel 2017 si muore per una piccola osservazione mal digerita dal proprio partner. È questa la realtà che vogliamo accettare? Penso di no, ma è l’evidente segnale – che ancora si fatica a cogliere, anche nel mondo politico – di un cambiamento culturale che non è più rinviabile. La morte di ognuna di queste donne è il simbolo di una società che si ripiega su se stessa rifiutando il cambiamento. La morte di queste donne è una ferita che continuamente si riapre dopo vani tentativi di richiuderla con del nastro adesivo. Invocare l’inasprimento delle pene è quasi nulla se non si interviene con puntuali misure a sostegno dei centri antiviolenza e delle piccole realtà locali che prestano primo soccorso alle donne vittime di violenza, ed è poi il nulla se ad esso non si affianca un lavoro forte di rinnovamento culturale.
    E non possiamo permetterci di dire “sono stanca di ripeterlo”. È così, e dobbiamo crederci fino a che non vedremo questo cambiamento realizzarsi.

     

     

    femminicidio violenza donne
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    Angela Carta
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    28 anni. Dopo due anni come operatrice di uno sportello anti-violenza e un anno di volontariato in Ungheria come youth worker, ho scelto di diventare educatrice professionale. Già specializzata in Tutela dei Diritti Umani, mi occupo oggi di HRE, violenza di genere, educazione videoludica e attività di gioco e team building.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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