Close Menu
    Facebook X (Twitter) Instagram
    Trending
    • Il Teatro Evolutivo
    • Memorie smemorate
    • Material love
    • PREMIO GAMMADONNA 2024, SVELATE LE 6 FINALISTE
    • Marzia Santella e la scrittura
    • Viaggiare dentro di sé con ogni paziente
    • La Profezia e Quelli del Civico 21
    • Un crimine imperfetto
    Facebook Instagram
    Dol's Magazine
    • Pari opportunità
      • DIRITTO
      • DONNE E POLITICA
      • DONNE E SPORT
      • PARITA’ DI GENERE
      • DONNE E FILOSOFIA
    • Lavoro
      • BANDI, CONCORSI E PREMI
      • DONNE E ARTE
      • DONNE E ARCHITETTURA
      • DONNE E DENARO
      • MAMME E LAVORO
      • IMPRENDITORIA FEMMINILE
      • RISORSE UMANE
    • Donne digitali
      • ARTE DIGITALE
      • INNOVAZIONE
      • TECNOLOGIA
    • Salute e benessere
      • FOOD
      • GINECOLOGIA
      • NUTRIZIONE
      • MENTAL TRAINER
      • PSICOLOGIA
      • SESSUOLOGIA
    • Costume e società
      1. AMBIENTE
      2. ATTUALITA’
        • Good news
        • Think positive
        • Bad news
      3. CULTURA
        • Libri
        • Film
        • I racconti di dols
        • Mostre
      4. LIFE STYLE
      5. SOLIDARIETA’
      6. VIAGGI
      7. FACILITIES
      Featured

      Il Teatro Evolutivo

      By susanna garavaglia13/10/20250
      Recent

      Il Teatro Evolutivo

      13/10/2025

      Material love

      11/10/2025

      PREMIO GAMMADONNA 2024, SVELATE LE 6 FINALISTE

      10/10/2025
    • INIZIATIVE
      • CONDIVIDI CON DOL’S
      • EVENTI
        • Calendario eventi
      • TEST
      • LE DONNE ITALIANE
      • SCRIVILO SU DOL’S
        • Scritti su dol’s
    Dol's Magazine
    Home»Pari opportunità»Parità di genere»La spettatrice»Chi di stereotipo ferisce di stereotipo perisce
    La spettatrice

    Chi di stereotipo ferisce di stereotipo perisce

    Daniela AstreaBy Daniela Astrea06/05/2016Updated:06/05/2016Nessun commento6 Mins Read
    Facebook Twitter Pinterest LinkedIn Tumblr Email
    morire di stereotipi
    Share
    Facebook Twitter LinkedIn Pinterest Email

    Non dirlo al mio capo una fiction Rai il perno della storia è il lavoro al femminile.Ma quanti stereotipi…

    Non dirlo al mio capoPotrebbe sembrare uno sfottò, eppure non ho pensato a caso questo titolo. Di ritorno da una serata tra amici, ho trovato la tv accesa su una nuova fiction Rai, “Non dirlo al mio capo”. Trattasi di una storia al femminile nella quale la giovane protagonista (34 anni) è già vedova, con due figli, costretta a fingere di essere single pur di ottenere un lavoro come praticante avvocata. Ecco, a parte le ovvie implicazioni sentimentali col capo – uomo bello, ricco, affascinante e dal passato burrascoso, insomma, il solito tipo “sono stronzo ma tu puoi redimermi”– il perno della storia è il lavoro al femminile. Ed è questa la novità sulla quale regista e attori hanno insistito: il rendere in forma di commedia una realtà che le donne italiane sono costrette a subire sulla loro pelle, visto che il gender gap è particolarmente acuto nel mondo del lavoro e di aiuti concreti alle donne si parla in ogni campagna elettorale per poi fare poco o niente passato il momento del voto.

    La protagonista, Vanessa Incontrada, è una donna che si è laureata col massimo dei voti per poi fare la mamma a tempo pieno per una decina d’anni, mantenuta dal ricco marito del quale scopriamo però una doppia vita con una giovane amante, insieme alla quale muore in un incidente stradale a Parigi, dove diceva di essere in viaggio di lavoro. I personaggi interpretati dalle altre donne della fiction sono molto stereotipati: c’è la collega quarantenne che aspira a divenire socia del capo (e sua amante) e che giudica lei troppo sciatta e per questo non pericolosa, c’è la figlia adolescente in rotta con la bella ed avvenente madre, c’è la segretaria dello studio, ragazzotta calabrese “emigrata” a Napoli che già si sente lontana dalle anguste regole del paesino e in preda alle tentazioni della grande città (lei è solidale con la mamma nascosta, perché tra inferiori si capiscono e si coprono), una madre di un figlio con la leucemia che ha messo al mondo un secondo bimbo per salvare il primo, le compagne perfide della scuola statale, quelle snob della scuola privata a cui la figlia non si è potuta iscrivere a causa della condizione di povertà recente, una divorziata vicina di casa che trama per lasciare l’ex marito senza un soldo ma nel frattempo si adatta e fa la baby sitter per la praticante, pur continuando a sorseggiare drink e sfoggiare abiti costosissimi mentre sbotta contro il marmocchio che le è affidato (c’è da scommettere che l’istinto materno germoglierà presto anche nella “finta cattiva” di turno).

    Insomma, il lieto fine sarà assicurato e pure gli ascolti. La solidarietà tra donne, se non venisse sempre banalizzata, sarebbe una gran ricchezza da mostrare e una fonte di ispirazione non da poco, ma ad un prodotto medio non puoi chiedere approfondimenti di contenuti.

    Laddove le istituzioni latitano, sopperisce l’ingegno oppure ci si sacrifica. Il termine caregiver, ad esempio, sta entrando nel nostro uso quotidiano come fosse una novità, quando sappiamo che il lavoro di cura è da sempre appannaggio (quasi) esclusivo delle donne.

    Se penso ai famosi asili nido dove accedere è più difficile di un terno al lotto (alcuni politici di destra promettono sgravi per chi ha almeno tre figli, dimostrando che non hanno mai dato un’occhiata attenta alla crescita demografica italiana e che coloro che ne fanno ancora sono proprio quegli “stranieri” da cui vorrebbero liberarci), li associo al preoccupante dato che ci rivela l’altissima percentuale di mamme che lasciano o perdono il lavoro dopo la nascita del primo figlio.

    Tornando alla fiction, la trovata particolare è una specie di mantra che Incontrada si ripete: “Posso essere mamma, posso essere Barbie presidente, posso essere Barbie sposa”, e se lo dice da sola, quando si vede riflessa negli specchi sottoforma di altre due donne che rappresentano dei suoi alter ego: una, appunto, è la bruna rampante con la fascia tricolore e il tailleur, l’altra è una bionda vestita come una meringa rosa di tulle che le sussurra parole dolci e la mette sulla buona strada, preda com’è dal senso di colpa per aver dovuto mentire al capo pur di essere assunta.

    La praticante ce la farà: a risollevarsi, a barcamenarsi tra lavori di cucito notturni, crostate, baci della buonanotte e abiti sexy con unghie perfettamente smaltate. Sono decenni che ci fanno il lavaggio del cervello col multitasking, con quelle vignette in cui la donna è una specie di dea Kālī alla quale tutto riesce in contemporanea.

    Gli stereotipi ci seppelliranno, se non lo hanno già fatto. E tolgono anche ossigeno alle relazioni interpersonali: non sono la prima a dirlo.

    Nella mia serata a cena fuori, nemmeno troppo a sorpresa, gli argomenti trattati sono stati gli stessi di questa fiction. Quanta amarezza nel constatare che la precarietà lavorativa è divenuta pure una precarietà affettiva. Come diceva Samuele Bersani nella splendida canzone “Sicuro precariato” del 2006, si resta in prova anche nel privato. E i costi da pagare sono altissimi. A furia di interpretare il ruolo della donna forte, di quella che tiene le redini di tutto, si rischiano ansie immense e ci si infligge il torto peggiore, quello di accontentarsi. Al posto del grande amore, un amore risicato, frutto di una fretta esistenziale che ti fa terra bruciata intorno. La non stabilità economica non consente di fare grossi salti d’immaginazione; la crisi ha sparpagliato tanti e tante in giro per il mondo e ha creato la necessità di nuclei familiari d’adozione, composti da persone che nemmeno si sarebbero mai frequentate in situazioni normali. Parlo di normalità, ma nei corsi di psicologia ci vietavano l’uso di questo termine, di per sé senza un significato. Me ne rendo conto e però non posso smettere di credere che, ancora una volta, a pagare il prezzo più alto siano le donne. Dimostrando una capacità di adattamento e una flessibilità degna di una contorsionista, ho sentito parlare di veterinarie che fanno le badanti, di biologhe che pubblicizzano pannolini nei supermarket e poi della paura di credere ancora nelle unioni stabili, nello stigma sociale che ti si stampa addosso se per caso vuoi esser moglie e pure madre. La resa incondizionata di chi ha tradito le proprie aspirazioni, l’abbandono totale di quel che si voleva essere, non solo nel lavoro, genera malesseri profondi. Il confronto con le altre, manco a dirlo, sembra sempre pendere a loro favore: se sei una affermata nel lavoro, sei però arida nelle relazioni, se investi tutto nei sentimenti, le bollette non si pagheranno mica da sole e ci sarà l’amico/a di turno che te lo farà notare con precisione velenosa. Decidere, quando non sei tu ad avere il coltello dalla parte del manico, non è mai una scelta libera. E non c’è Barbie presidente che tenga!

    Share. Facebook Twitter Pinterest LinkedIn Tumblr Email
    Daniela Astrea

    Daniela Astrea - laureata in Filosofia con un tesi in Studi di genere, si occupa da anni di studi femministi in vari campi: cinema, letteratura, arte. Ha organizzato eventi, fatto parte di collettivi, lavorato in un’agenzia pubblicitaria come copywriter, pubblicato saggi e articoli sulla storia delle donne.

    Related Posts

    Così è se vi pare a Sanremo

    03/02/2022

    Quando si vuole fare l’attrice

    13/12/2021

    Claudia Nicolazzo e la fiction Cuori

    04/11/2021
    Leave A Reply Cancel Reply

    Captcha in caricamento...

    Donne di dols

    Dols magazine
    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    Hangar Bicocca Hangar Bicocca
    Post su Instagram 18159220348385999 Post su Instagram 18159220348385999
    Post su Instagram 18106256878614500 Post su Instagram 18106256878614500
    Post su Instagram 18082696603793264 Post su Instagram 18082696603793264
    Post su Instagram 17847029001580939 Post su Instagram 17847029001580939
    Post su Instagram 18097914964591272 Post su Instagram 18097914964591272
    Post su Instagram 18097783294679545 Post su Instagram 18097783294679545
    Mostra di Stefano Arienti a Parma dal 18 ottobre Mostra di Stefano Arienti a Parma dal 18 ottobre
    Inaugurazione a Parma il 18 ottobre palazzo Marchi Inaugurazione a Parma il 18 ottobre palazzo Marchi. Da vedere
    Palazzo in via Senato milano Palazzo in via Senato milano
    San Gregorio di padre Bernasconi padre al figlio D San Gregorio di padre Bernasconi padre al figlio Davide
    Riapre san Gregorio Riapre san Gregorio
    Recensione di lucia~ingrosso Recensione di lucia~ingrosso
    Post su Instagram 18067089128335314 Post su Instagram 18067089128335314
    Post su Instagram 18056643248425137 Post su Instagram 18056643248425137
    Elisa recensione di Erika Arosio Elisa recensione di Erika Arosio
    Lo spartito della vita di Erica Arosio Lo spartito della vita di Erica Arosio
    Fuori cinema in Gae aulenti Fuori cinema in Gae aulenti
    Post su Instagram 17969264072791937 Post su Instagram 17969264072791937
    Post su Instagram 18524484466032075 Post su Instagram 18524484466032075
    Carica altro Segui su Instagram
    Quando verrà la fin di vita

    le stagioni della verità

    Questo mio corpo

    Amazon.it : Questo mio corpo

    CHI SIAMO
    • La Redazione
    • La storia di Dol’s
    • Le sinergie di dol’s
    • INFORMATIVA PRIVACY
    • Pubblicizza su Dol’s Magazine
    • Iscriviti a dol’s

    Questo sito non è una testata giornalistica e viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale.
    Pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7.03.2001
    © 2025 Dol's Magazine. All Rights Reserved. Credits: Dol's Magazine

    Questo sito non è una testata giornalistica e viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale.
    Pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7.03.2001
    © 2025 Dol's Magazine. All Rights Reserved. Credits: Dol's Magazine

    Type above and press Enter to search. Press Esc to cancel.

    Questo sito utilizza cookie, eventualmente anche di terze parti, per offrirti una migliore esperienza di navigazione.
    Per saperne di più clicca qui, procedendo nella navigazione o cliccando su OK acconsenti all’uso di tutti i cookie.
    OK