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    Dol's Magazine
    Home»Vie e disparità»Bologna e le sue donne
    Vie e disparità

    Bologna e le sue donne

    DolsBy Dols31/08/2014Updated:02/09/2014Nessun commento5 Mins Read
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    Bologna, Emilia Romagna, Italy. Piazza Maggiore (main square) Fontana del Nettuno; Palazzo del Re Enzo (King Renzo's Palace
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    Studiose, partigiane, attiviste e attrici per le vie della “dotta” città.

    di Emanuela Pugliese

    Sin dal Medioevo, Bologna si configura come una città fortificata. Le sue 180 torri, simbolo di difesa dagli attacchi nemici, costituivano l’elemento di maggior prestigio, quasi a voler sottolineare, con la loro altezza e maestosità, la potenza e la forza virile. Considerando, quindi, l’elemento “maschile” come fulcro intorno al quale ruota l’intera vita sociale, politica e culturale di una comunità, anche a Bologna, grandi uomini sono stati ritenuti degni di una dedica stradale: le vie principali portano nomi di personaggi maschili (si pensi, ad esempio, a via Ugo Bassi o alla stessa piazza del Nettuno, la cui statua, meglio conosciuta come “il Gigante”, è collocata proprio nel punto di intersezione tra il cardo e il decumano (le antiche vie di età romana, che determinavano il centro dell’area urbana), quasi a voler bologna-2rimarcare il controllo della vita commerciale e religiosa da parte di un uomo (in questo caso, il dio del mare). Infatti, la statua fu promossa dal cardinale Carlo Borromeo, e avrebbe dovuto simboleggiare il felice governo del neo eletto papa Pio IV. Molte sono, inoltre, le curiosità legate alla statua, e in particolare ad una peculiare vista di una parte del corpo del dio, sempre per sottolinearne la sua virilità.

    La figura femminile passa, perciò, in secondo piano, anche quando si tratta di dare i nomi alle strade, alle piazze, ai giardini, quando bisogna innalzare statue e realizzare monumenti storici, a meno che non si tratti di figure allegoriche (celebre il simbolo della Vittoria, la Nike greca) o figure religiose (come madonne, sante e suore).

    bologna1Nonostante questa tendenza generale, a Bologna esiste un buon numero di strade (circa sessanta) dedicate a figure di donne che hanno lasciato un segno, non solo nella vita religiosa, ma in anche in quella politica, culturale e sociale. Tuttavia, la percentuale è sostanzialmente inferiore (circa il 2 e il 5%) rispetto al numero totale delle strade (più di trecento): a Bologna, la lista comprende studiose, partigiane, attrici, e non solo sante o madonne.

    Le vie che sicuramente meritano di essere ricordate per prime sono via Laura Bassi Veratti (1711-1778) e via Maria Gaetana Agnesi (1718-1799), entrambe studiose, entrambe legate al periodo storico dell’Illuminismo italiano. La prima è famosa per essere stata la prima donna a ottenere un insegnamento di filosofia naturale, ovvero di fisica sperimentale, presso l’Università di Bologna, e per questo motivo è meglio nota come la “bolognese filosofessa”. L’incarico pubblico le conferisce un prestigio elevato nel suo essere donna, un riconoscimento straordinario. La seconda, discendente da una famiglia borghese di Milano, studia filosofia, etica, fisica e matematica, divenendo più tardi esperta in materia di pedagogia e teologia. Nel 1748, pubblica, infatti, un saggio dal titolo Istituzioni analitiche per uso della gioventù italiana, a scopo didattico e divulgativo. Nello stesso anno, entra a far parte dell’Accademia delle Scienze di Bologna.

    bologna3Di un secolo precedente, è la pittrice Elisabetta Sirani (1638-1665) ˗ nativa di Bologna e morta a soli 27 anni, in seguito a circostanze misteriose ˗ alla quale è stata dedicata una via nei pressi di piazza dell’Unità e autrice di un dipinto ad olio che raffigura Porzia, figlia di Marco Porcio Catone e moglie di Marco Giunio Bruto, nell’atto di procurarsi una ferita da taglio sulla coscia, per dimostrare il suo coraggio e le sue posizioni politiche all’indomani delle idi di marzo[1], e nella cui figura si rispecchia la stessa Sirani, artista donna circondata da un mondo di soli uomini.

    E poi attrici, cantanti, partigiane e attiviste politiche rendono illustri le strade e i giardini della città con più torri al mondo. Laura Betti (1927-2004), attrice di teatro e di cinema: la sua storia è legata a quella di Pier Paolo Pasolini (la cui stessa Bologna diede i natali) ˗ con i film La ricotta (1963), I racconti di Canterbury (1972), Teorema (1968) e la tragedia Orgia (1968) ˗e Federico Fellini ne La dolce vita (1960).

    E ancora la partigiana Irma Bandiera (1915-1944), alla quale è stata assegnata la medaglia d’ora al valore militare alla memoria, Edera Francesca De Giovanni (1924-1944), antifascista e martire, Giovanna Alvisi Zaccherini (1890-1961), attivista politica, Carolina Berti Coronedi (1820-1911), esponente della cultura bolognese, Natalia Agostini (1940-1980) e Manuela Gallon (1969-1980), vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980, alle quali è stato dedicato un giardino pubblico, e Mariele Ventre (1939-1995), nota ai più piccoli come direttrice del coro dell’Antoniano. Questi i nomi solo per citare alcune delle personalità femminili più in vista della cultura e della storia bolognese. Infine, non si possono dimenticare i giardini Margherita, così denominati proprio in onore di sua maestà la regina Margherita, recatasi in visita a Bologna nel 1878: il parco ricorda molto il giardino all’inglese e romantico, le cui linee essenziali rendono l’ambiente suggestivo e unico nel suo genere, e che ci fanno amare Bologna non solo per le sue torri e i suoi portici.

     

    [1] Il dipinto è oggi esposto a Palazzo Fava, a Bologna.

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