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    Dol's Magazine
    Home»Pari opportunità»Rappresentanza di genere e trappola dell’uguaglianza
    Pari opportunità

    Rappresentanza di genere e trappola dell’uguaglianza

    DolsBy Dols04/05/2014Updated:07/07/20141 commento3 Mins Read
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    uguaglianza di genere
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    La vigilia di ogni competizione elettorale ripropone l’annosa,  e mai finora  risolta, questione della rappresentanza di genere. E giustamente.

    di Alessandra Spadino

    Il concetto di parità viene ribadito nella sacrosanta rivendicazione di quelle “pari opportunità” di fatto negate da sempre: nei secoli la politica è stata declinata al maschile, nelle istituzioni, nel linguaggio, trasformando la differenza di genere in esclusione sociale. Sapere e professionalità delle donne sono stati  occultati e sacrificati sull’altare di un potere dispotico rigidamente  maschile.

    Negli ultimi anni la domanda di cambiamento si è fatta urgenza. La necessità di una democrazia che sappia includere la ricchezza  del femminile è stata a ribadita a gran voce. E tuttavia il problema resta, ma quello che più  colpisce è che venga spesso mal posto. Il linguaggio fa luce come sempre su quello che è uno snodo cruciale, ovvero la sostituzione del termine  “differenza” – e  la sua ricchezza – con  l’ambiguità dell’ “uguaglianza”.  Sicché la rivendicazione di “pari  opportunità” si confonde con l’errato concetto di equivalenza. Lì dove il punto non è quello di annullare le differenze ma, al contrario, quello di riconoscerne la ricchezza e l’apporto fecondo.

    Qui la questione della  rappresentanza di genere si annoda a più ampio problema, di natura culturale, che  attiene al rispetto.  Concetto calpestato in ogni ambito e del quale il più grosso strumento  di educazione di massa – la televisione – ha fatto scempio.  E’ innegabile che  la dignità della figura femminile sia stata avvilita da  anni  di immagini e modelli che hanno schermato la complessità e il valore della sua natura.  Il muro dell’esteriorità, sia di valenza bigotta che ammantato di quella falsa modernità che genera stereotipi estetici patinati,  lungi dall’essere una rivalsa di genere, è stata  l’ennesima strategia di esclusione –  nonché, colpevolmente, di autoesclusione. La barriera dell’immagine ha continuato a perpetrare   di fatto la subalternità.

    E’ necessario scavallare lo schermo dell’apparire per recuperare  una complessità che non può essere ridotta a forma estetica,  né tantomeno marchiata  nell’omologazione di una perfezione astratta.  Ed è  ancor più  necessario per veicolare un valore così connesso a quello di rispetto: quello di differenza. Differenza da  declinare in ogni aspetto e  da intendere come opportunità di  scambio e reciprocità di arricchimento. Solo così,  con una più radicale operazione culturale,  è possibile bypassare l’impasse di una  vera affermazione  di genere – che non sia mero epifenomeno di folclore – anche in quegli ambiti di potere storicamente maschili.

    Non uguaglianza, dunque. Ma  apprezzamento  e valorizzazione di quella “diversità” fra maschile e femminile,  incardinata sul reciproco rispetto, da riconoscere come necessità imprescindibile per la costruzione di valori democratici  e civili.

     

     

     

     

    PARI OPPORTUNITÀ uguaglianza
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    Dols

    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    1 commento

    1. luciana cazzolla on 04/05/2014 17:45

      ” Non uguaglianza, dunque. Ma apprezzamento e valorizzazione di quella “diversità” fra maschile e femminile…” Conclude così l’articolo di Alessandra Spadino con il quale concordo appieno ed aggiungo: quale migliore occasione per rimettere in chiaro la differenza tra l’affermazione dell’uguaglianza e l’accettazione del Femminile come altro diverso e di arricchimento per una cultura che si sta svuotando nei valori e nei contenuti? Il rischio è che anche attraverso la campagna elettorale il falso interesse verso la cosiddetta “pari opportunità” si traduca in una “esca” di convenienza per i partiti, laddove, al pari dei servizi alla persona usati come attrazione formale per un consenso,non sono, invece, l’introduzione di un modello di buone pratiche a partire dall’attività di lavoro, coinvolgimento e formazione.

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