Hadia Tajik,è il nuovo ministro della cultura norvegese: musulmana, donna e di giovane età.
Qualcuno molto vicino a lei non ha esitato a definirla una “nomina inaspettata”, anzi quasi “calcolata”, ma lei, Hadia Tajik, non se cura affatto e procede per la sua strada.
Un percorso in continua ascesa, che in pochi anni l’ha condotta – a soli 29 anni – al vertice del Ministero norvegese della Cultura-
In occasione di un recente rimpasto di governo, l’attuale premier laburista Jens Stoltenberg ha fortemente sostenuto la sua nomina in sostituzione di Anniken Huitfeld (trasferita al Lavoro).
“Nuovi valori, nuove forze, nuove idee”, sono state le sue parole.
E in effetti qualcosa di nuovo, anzi di inedito, traspare davvero da questa sua decisione.
Hadia Tajik è infatti non solo il ministro più giovane della storia del paese ma anche il primo membro governativo di fede musulmana.
Nata a Strand nel 1983 e cresciuta in seno alla comunità pakistana locale (i genitori emigrarono in Norvegia negli anni ’70), Hadia vanta un background non indifferente. Conosce cinque lingue, è laureata e milita in politica dal 2006, anno in cui è diventata consulente del Ministro del Lavoro.
La sua corsa, da allora, non ha incontrato ostacoli. Nel 2009, approdata al Dicastero di Grazia e Giustizia, ha subito emanato un provvedimento (in seguito ritirato a causa delle troppe polemiche suscitate) per consentire alle poliziotte musulmane l’uso dell’hijab anche durante lo svolgimento del servizio.
Nello stesso periodo è stata eletta in Parlamento nella circoscrizione di Oslo.
Adesso di occuperà principalmente di welfare e soprattutto di integrazione, tema estremamente cruciale dopo le settantasette vittime dell’odio razziale di Andres Breivik, autore solitario del duplice attentato di Oslo e Utoya nel 2011.
Tajik vuole portare una ventata di rinnovo in Norvegia. Mira a valorizzare l’aspetto multiculturale della società, un processo che, dice, è in continua evoluzione e pertanto non può essere arrestato. E’ sua ferma intenzione, del resto, consentire a tutti “la possibilità di partecipare alle attività culturali. A prescindere dalla classe sociale, l’etnia o il sesso a cui appartengono”.
Chi la conosce parla di lei come di una donna riservata, dalla forte personalità, determinata a far valere le proprie ragioni in un paese dove su circa 5 milioni di abitanti la presenza musulmana sfiorale 160 mila unità (il 3,2% della popolazione).
Ecco dunque perché quella di Stoltenberg è sembrata a molti una mossa programmata: il suo governo vuole infatti cercare di risolvere una volta per tutte la spinosa questione legata alla rappresentanza politica e sociale delle seconde generazioni di immigrati – un problema ritenuto di basilare importanza per il futuro – e Tajik è sembrata la persona ideale cui affidare il delicato incarico.
Il governo di Oslo, dopotutto ha superato ormai da tempo i vecchi dilemmi come ad esempio quello relativo alle quote rosa (cosa che invece in Italia seguita a far discutere): “Nessuna legge impone che il numero dei ministeri debba essere diviso in egual misura tra uomini e donne”, ha ricordato Pia Gulbranvsen, appartenente allo staff del primo ministro.”È consuetudine che sia così”.
Già. Fatto sta che per noi, purtroppo (sebbene membri dell’Ue al pari dei norvegesi) una simile apertura mentale assume ancora i contorni dell’utopia.
1 commento
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