In mostra al Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto
Passata in latenza una decina d’anni fa, premiata con il Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia del 2003 e con il Premio del Presidente della Repubblica, l’artista torinese Carol Rama (1918/2015) si batte durante l’intera vita per l’assoluta libertà e indipendenza dell’arte da qualunque ideologia, ponendosi in polemica diretta contro ogni condizionamento esteriore all’arte e soprattutto contro la pittura neorealista e la corrente Novecento, a fianco dei concretisti. Ad avviso di Gloss, la sua battaglia è anche in nome della libertà dell’Eterno Femminino.
Volendo pertanto omaggiare cotanta musa femminile, tra i tanti musei da visitare a Torino, in Via Napione, 15 Gloss segnala la sua dimora dalle oscure pareti e dall’uterino fascino: “Casa Studio” , opera d’arte vivente a testimonianza della complessa strutturazione e intensità della sua vita coincidente con l’Arte.
Amici d’Arte.
Tra le persone che la frequentano si annoverano personalità che vanno da mercanti d’arte e galleristi (Luciano Anselmino e Giancarlo Salzano tra questi) poeti, scrittori, drammaturghi, critici letterari, traduttori e politici italiani (Edoardo Sanguineti per primo), musicologi e critici musicali (come Massimo Mila), dell’ambiente torinese, come Felice Casorati, Albino Galvano, Italo Calvino, Gualtiero Passani, Carlo Mollino, Corrado Levi e altri ancora. Durante i soggiorni del 1970-71 a Parigi e a New York, insieme al suo gallerista Luciano Anselmino, conosce Andy Warhol, Orson Welles e Man Ray: in definitiva, una corte intellettuale nel 2025 irriproducibile, amici che hanno un grande ruolo nella vita di Carol.
Esplicita e Provocatoria.
Rama inizia giovanissima con la creazione di acquerelli incentrati su corpi femminili non solo nudi, ma anche parzialmente amputati, immobilizzati su letti di contenzione o sedie a rotelle: è l’espressione di un erotismo esplicito e provocatorio.
Le opere si traducono non propriamente in dipinti, ma sono via via popolate da un vario quanto inconsueto catalogo di elementi: animali, protesi ortopediche, dentiere, scarpe. E frammenti anatomici isolati, come falli, braccia, piedi, lingue. L’intera produzione riflette le angosce derivanti da un conflitto esistenziale profondo e un mondo interiore di fantasie oscure, scaturite dalla traumatiche esperienze di vita: la prematura e tragica perdita del padre e la conseguente malattia psichiatrica che colpì la madre.
Involuzioni ed Evoluzioni. Rivoluzioni.
La sfrontatezza stilistica e tematica è talmente in anticipo sui tempi da risultare inaccettabile per la società dell’epoca. L’aspetto anacronistico ne causa l’immediata censura: la sua prima personale, tenutasi nel 1945, è bloccata e le opere sequestrate.
Successivamente, invece di subire la battuta di arresto, l’Arte di Rama si evolve. Inaugura la cosiddetta serie “Bricolage”, nome coniato dal poeta Edoardo Sanguineti, caratterizzata dall’incorporazione di vari oggetti nelle opere dell’artista, tra cui elementi naturali come peli, pellicce, artigli e denti di animali.

Viscere e Falli.
L’artista adotta anche altri materiali non convenzionali, come camere d’aria di bicicletta, per costruire supporti pittorici che simulano inizialmente l’aspetto di opere astrattiste.
Tuttavia, questi quadri veicolano in realtà una complessa e ambigua rete di allusioni iconografiche. Tali riferimenti rimandano esplicitamente al corpo umano e alla sua dimensione più viscerale ed erotica.
Gloss decifra richiami alla materia organica (la pelle, la carne, le viscere) e chiari simboli della sessualità (come i rimandi fallici).
L’opera si pone dunque in bilico tra astrazione formale e un’evocazione materica ed esplicita della corporeità e della sessualità.
Rivalutazione Vergine.
La carriera dell’artista conosce una cruciale riscoperta nel 1980, grazie alla curatrice e gallerista nonché critica italiana Lea Vergine. Quest’ultima include le opere giovanili degli anni Trenta e Quaranta nella mostra itinerante ‘L’altra metà dell’avanguardia’, dedicata alle maggiori artiste del XX secolo.
Tale rivalutazione porta, nel 1985, alla sua prima mostra antologica nel sagrato del Duomo di Milano, sempre curata dalla Vergine.
Mucche Pazze.
Il rinnovato interesse per il suo primo periodo è tra le ragioni che spingono la Rama a un ritorno alla figurazione. Dall’inizio degli anni Ottanta, l’artista comincia a creare figure ispirate alla sua storia personale, ma che al contempo esprimono desideri e fantasie latenti. Tra gli anni Ottanta e Novanta, l’immaginario si arricchisce di nuovi soggetti, come la Mucca Pazza, spesso dipinti su supporti inusuali come mappe catastali e fogli di recupero.
Infine Riconoscimenti.
Importanti esposizioni pubbliche: (una sala personale alla Biennale di Venezia nel 1993, l’esordio negli Stati Uniti nel 1997 e grandi antologiche allo Stedelijk Museum di Amsterdam 1998 internazionalizzano il suo successo. Ma il massimo riconoscimento istituzionale arriva solo nel 2003, con il conferimento del Leone d’oro alla carriera in occasione della 50ª Biennale di Venezia.
Seguono ampie mostre retrospettive in musei di rilievo (Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Mart, Baltic Museum), consolidando la sua fama.
La sua opera continua a essere celebrata in Italia e all’estero con mostre significative, come ‘La passione secondo ABO’ (2007) e ‘L’antologica di Genova’ (2008).
L’apice della consacrazione nazionale viene raggiunto nel 2010, quando riceve dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il prestigioso ‘Premio del Presidente della Repubblica’.
Torino annovera ancora una volta un personaggio d’avanguardia nella Cultura Alta, la cui abitazione val bene un giro nella sua città.